Da alcune settimane abbiamo lentamente acquisito la consapevolezza dellโepidemia che continua a diffondersi, colpendo vecchi e giovani, forti e deboli, abili e disabili, potenti e poveri. Si รจ dunque insinuata in noi una paura che a volte diventa angoscia; una paura che dobbiamo dominare, vivendola come un timore. E questo senza perdere il gusto della vita e soprattutto la speranza di poter attraversare anche questa emergenza, lottando efficacemente e vincendo questo virus, nemico invisibile e sconosciuto, estraneo allโorizzonte delle nostre vite nelle societร dellโoccidente.
Siamo stati sorpresi e facciamo fatica ad adattarci alle regole prescritte dallโautoritร civile al fine di preservare il bene comune per eccellenza: la salute, la vita. La nostra sofferenza, quella che sperimentiamo tutti, anche se non colpiti dal virus, si รจ accresciuta con il passare dei giorni: una sofferenza, una fatica diversa per ogni situazione. Fatica di chi รจ solo, e sono molti quelli che vivono questa condizione, soprattutto nelle cittร ; fatica a stare in casa, a non vivere come si era abituati, a non avere quei contatti che rendevano possibile e sopportabile la solitudine; fatica di chi รจ anziano e facilmente cade in preda a incubi e fantasmi; fatica di chi รจ disabile e spesso non riesce a comprendere tutto ciรฒ che accade intorno a sรฉ, non riesce a dire il suo dolore.
Vi รจ poi โ e questo รจ per molti il pensiero piรน straziante โ la sofferenza dei contagiati, che si sentono strappati agli affetti, alla famiglia, alla casa, e costretti a un itinerario di isolamento; un itinerario sovente di morte, senza la possibilitร di andarsene con una mano nella mano dei propri cari, con la consolazione dei sacramenti, con il saluto di quanti hanno avuto un significato durante la propria vita. Questa รจ la sofferenza che non puรฒ essere taciuta ed รจ anche una prova per la nostra qualitร umana e per la qualitร della nostra convivenza.
Credenti e non credenti, cristiani e non cristiani, โsiamo tutti sulla stessa barcaโ, come recita la sapienza contadina e come ha ricordato il nostro intercessore, papa Francesco, a partire dal brano evangelico della tempesta sedata. Solo insieme possiamo lodare, solo insieme possiamo salvarci. Ecco dunque una chiamata proveniente da questa emergenza, una domanda che forse comprendiamo oggi meglio di ieri: dobbiamo โfare comunitร โ, dobbiamo sentirci fratelli e sorelle in umanitร , solidali e responsabili gli uni degli altri. Nellโora della prova siamo invitati a interrogarci e di conseguenza a impegnarci nellโattenzione, nellโascolto e nella cura gli uni degli altri.
Senza mai dimenticare che questa faticosa situazione che ci ha segregati in casa, separandoci dagli altri, contiene anche โ se li vogliamo ascoltare โ insegnamenti urgenti e preziosi sul nostro rapporto con il tempo, con i giorni della nostra vita. Abitualmente il tempo passa velocemente e ci divora, ci lascia โsenza tempoโ: ma ora? Ci chiede di abitarlo con consapevolezza e intelligenza, non ammazzandolo, non riempiendolo davanti alla tv o nella febbre del web, ma stando in silenzio, pensando con libertร e sperimentando โil dolce far nienteโ che puรฒ essere situazione feconda per abitare con se stessi e ascoltare il silenzio. Pascal ammonisce: โLa grande disgrazia delle persone deriva dallโincapacitร di stare senza far nulla in una stanzaโ. Ecco dunque unโoccasione di feconditร interiore!
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E a noi cristiani in questโora spetta piรน che mai la preghiera di intercessione, questo stare davanti al Signore, invocando la forza del suo Spirito santo affinchรฉ possiamo accrescere in noi la caritร . Ed essendo da lui consolati, possiamo consolare chi si trova nella sofferenza e nel bisogno. Intercedere significa โfare un passo traโ, farsi prossimo di chi soffre e gridare davanti a Dio, nella certezza che egli risponde sempre al grido del sofferente. Il nostro Dio รจ colui che si รจ rivelato quando ha udito il grido dei figli di Israele oppressi in Egitto, รจ il Dio che ascolta la fame dei poveri e la solitudine della vedova e dellโorfano, รจ il Dio che protegge lโimmigrato. In Gesรน Cristo il nostro Dio si รจ manifestato in modo definitivo come colui che guarisce, ridร la vita, libera da ogni male.
Questa รจ la nostra fede! E se viviamo con questa fede, conosceremo anche la speranza e diventeremo capaci di vera, gratuita e intelligente caritร . Non lasciamo nessuno solo, non permettiamo che qualcuno si senta abbandonato. E ciรฒ che facciamo a una sola di queste persone bisognose, lo faremo a tutta lโumanitร .
Articolo pubblicato su Famiglia Cristiana – Aprile 2020 di ENZO BIANCHI