Enzo Bianchi – Eremiti e terre estreme

1908
Buffalmacco, I monaci della Tebaide, affresco, Camposanto di Pisa.

โ€œVolete sentire da me perchรฉ e come vada amato Dio? Ve lo dico: Dio va amato per Dio โ€“ questa รจ la causa. Smodatamente, invece, รจ il modoโ€. Cosรฌ si apre il De diligendo Deo di san Bernardo. E la storia e la geografia del bacino del Mediterraneo sono ricche di nomi e di luoghi dove hanno vissuto, sovente in perfetta solitudine, degli โ€œsmodatiโ€ amanti di Dio, uomini โ€“ piรน raramente anche donne, al seguito della tradizione che colloca gli ultimi anni di vita di Maria Maddalena nelle grotte della Sainte Baume in Francia โ€“ che scelgono localitร  estreme per il loro faccia a faccia con Dio, sottraendosi alla vista dei loro simili per scrutare lโ€™Invisibile.

Ben presto, poichรฉ โ€œnon si accende una lampada per metterla sotto il moggioโ€ (Mt 5,15), questi solitari vengono raggiunti da discepoli e, successivamente, nel breve volgere di qualche anno dalla loro morte, i luoghi estremi diventano mete di pellegrinaggi via via meno estremi. Cosรฌ, tornando oggi in quei luoghi, non รจ sempre possibile cogliere la potenza estrema che emanava quando vennero scoperti da discepoli di Cristo in fuga dalla mondanitร .

Se andiamo oggi alla grotta di santโ€™Antonio nel deserto egiziano โ€“ una semplice fessura nella roccia โ€“ solo qualche centinaio di ripidi scalini ci separa da un cenobio di oltre cento monaci che accoglie ogni giorno migliaia di pellegrini: solo la vastitร  del deserto attorno non รจ mutata nel corso dei secoli, cosรฌ come la limpida fonte di acqua che quasi miracolosamente sgorga dalla roccia, oggi come milleseicento anni fa.

Qualcosa di analogo โ€“ seppure in un ambiente naturale completamente diverso e con la presenza di una comunitร  oggi meno numerosa โ€“ lo abbiamo al Sacro Speco di Subiaco, santuario edificato a custodia della grotta in cui san Benedetto visse i suoi primi anni da eremita, ricevendo periodicamente del cibo da un monaco di nome Romano, come racconta Gregorio Magno nei suoi Dialoghi: โ€œdal monastero di Romano non era possibile camminare fino allo speco, perchรฉ sopra di questo si stagliava unโ€™altissima rupe; Romano quindi dallโ€™alto di questa rupe, calava abilmente il pane con una lunghissima fune, a cui aveva agganciato un campanello: lโ€™uomo di Dio sentiva, usciva fuori e lo prendevaโ€.

Se invece percorriamo a piedi le strade del monte Athos, il โ€œGiardino della Madre di Dioโ€, centro spirituale del monachesimo ortodosso, dobbiamo inerpicarci fino a improbabili skiti abbarbicate sul monte per cogliere qualcosa dellโ€™atmosfera che doveva pervadere tutti quei luoghi prima che i poderosi insediamenti monastici ne facessero un arcipelago di cittadelle di Dio sulla Santa Montagna. Analogamente, i massi erratici delle Meteore in Grecia, cui un tempo si accedeva solo issati a braccia in una cesta di corda, hanno oggi il problema di coniugare il permanente richiamo alla vita interiore e la dimensione di pellegrinaggio spirituale con la devozione popolare e la sempre piรน pressante curiositร  turistica.

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Altri luoghi, invece, da rifugio inaccessibile di un singolo eremita estremo sono diventati nel corso della storia monasteri di una certa consistenza, pur sempre austera e ritirata, come lโ€™eremo di Monte Cucco a Pascelupo, eremo camaldolese per iniziativa di Paolo Giustiniani: testimonianza di audacia ascetica e di serena consapevolezza che, per fare del deserto un giardino, il primo luogo da irrigare รจ il proprio cuore, attraverso lโ€™assiduitร  con Dio nella preghiera.

Ci sono poi realtร  nate come memoria evangelica posta sul monte, verso la quale sollevare gli occhi dalla pianura pulsante di vita che, per tragiche vicende storiche, si sono trasformate in rifugi di sopravvivenza per una popolazione, una cultura e una fede osteggiate fino alla persecuzione: รจ il caso dello stupendo monastero di Mor Mattai in Iraq, nei pressi di Mosul, ora strenuo baluardo che dalla costa rocciosa del monte cerca faticosamente di dispensare speranza ai superstiti cristiani della regione.

E che dire di isole un tempo selvagge come Lerins e Saint Honorat di fronte a Cannes, scelte per la loro solitudine da eremiti provenienti dallโ€™Egitto, popolate poi da monaci richiamati lรฌ da tutta Europa, e che ora vedono il monastero accerchiato da flottiglie di natanti e da flussi vacanzieri che a volte di selvaggio hanno i modi e non piรน la natura. Se poi ci spingiamo fino allโ€™Egeo e raggiungiamo Amorgos, la piรน orientale delle isole Cicladi, restiamo semplicemente abbagliati dal monastero della Panaghia Chozoviotissa, una squarcio di bianco aggrappato alla rupe dove negli ultimi anni monaci provenienti da diversi paesi hanno saputo riprendere il testimone dei predecessori. Cosรฌ il canto delle melodie bizantine ha ripreso a echeggiare nella chiesa ricavata da un antro della rocca che domina lโ€™isola.

Ciรฒ che accomuna tutti questi luoghi โ€“ e li differenzia da altre ascesi estreme, come quelle dei monaci stiliti, impassibili sulle loro alte colonne di pietra โ€“ รจ proprio la capacitร  di irradiamento dei primi solitari che hanno scovato luoghi reconditi per essere โ€œsoli con il Soloโ€. Proprio la familiaritร  con il Dio โ€œfilantropoโ€, amante degli uomini, ha finito per attirare verso i margini del mondo e della societร  dapprima sparute comunitร  di discepoli e poi generazioni di uomini e donne alla ricerca di Dio nella banalitร  โ€œestremaโ€ del quotidiano delle loro vite.

Fonte – Articolo pubblicato su Avvenire – Luoghi dell’Infinito – Luglio/Agosto 2018