Giร Mosรจ ha rivelato la resurrezione dai morti
Giunti quasi al termine della lectio cursiva del vangelo secondo Luca prevista dallโannata liturgica C, oggi ascoltiamo un brano evangelico che riguarda la morte, tema decisivo e inevitabile per tutti gli umani, quindi anche per i discepoli di Gesรน.
Gesรน รจ ormai entrato nella cittร santa di Gerusalemme (cf. Lc 19,28-38) e nei suoi ultimi giorni durante la sua predicazione รจ interrogato da quelli che lo ascoltano. Nel nostro testo รจ il caso di alcuni appartenenti al movimento dei sadducei, una porzione del popolo di Israele essenzialmente clericale, legata al sacerdozio. Profondamente conservatori e tradizionalisti, essi praticavano una lettura fondamentalista delle Scritture sante, tra le quali privilegiavano la Torah (il Pentateuco), mentre non consideravano rivelativi i profeti e gli scritti sapienziali. E proprio perchรฉ nella Torah, mediante una sua interpretazione letterale, non si trova la resurrezione dei morti quale veritร da credere, i sadducei la rigettavano, a differenza dei farisei e degli esseni, che invece la professavano come destino ultimo dei giusti.
Per mostrare lโassurditร di tale fede nella resurrezione del corpo dalla morte, questi sadducei pongono a Gesรน un esempio ridicolo e assurdo, che pare demolire la convinzione che anche Gesรน e i suoi discepoli condividevano con gli altri figli di Israele. Essi fanno ricorso alla legge del levirato, presente nella Torah (cf. Dt 25,5-10), che autorizzava un uomo a sposare la cognata rimasta vedova e senza figli. Lo scopo di questa normativa รจ evidente: ai figli che nasceranno sarร imposto il nome della famiglia del padre, sicchรฉ la discendenza sarร assicurata al fratello defunto. In base a tale legge โ dicono i sadducei โ una donna diventa moglie di sette fratelli, perchรฉ questi muoiono uno dopo lโaltro. โDa ultimoโ โ concludono โ โmorรฌ anche la donna. Alla resurrezione, dunque, di chi sarร moglie? Poichรฉ tutti e sette lโhanno avuta in moglieโ.
ร buona cosa sapere che al tempo di Gesรน era dominante una concezione materiale del Regno messianico e delle realtร a esso connesse, perciรฒ si credeva che la resurrezione avrebbe permesso ai morti del passato di prendere parte al Regno per essere giudicati e ritrovare nella beatitudine una feconditร straordinaria. Affermava, per esempio, rabbi Gamaliele: โVerrร un tempo in cui la donna partorirร ogni giorno una voltaโ. La resurrezione era pensata come rianimazione del cadavere, ritorno alla vita corporea precedente: una concezione a dir poco enigmatica, che aprirebbe numerosi problemiโฆ
Guardando a questo intervento dei sadducei, non possiamo non denunciare il cinismo di molti uomini religiosi anche nella chiesa di oggi: per loro non esiste innanzitutto la sofferenza umana ma piuttosto la lettura della realtร attraverso una casistica teologica o moraleโฆ Non sentono il peso spesso insopportabile del dolore umano, ma a loro interessa innanzitutto la โdottrinaโ, e di conseguenza misurano tutto con lโappello alla legge. Ma chi non conosce la compassione puรฒ essere un buon teologo? Puรฒ essere uno che ha una parola per lโumanitร sofferente e peccatrice? No, รจ solo uno che parla di Dio per mestiere, senza la passione per chi fatica tanto a vivere!
Gesรน invece risponde con autorevolezza, interpretando diversamente lโidea della resurrezione: egli rivela che questo mondo passa e che la novitร del regno dei cieli non conterrร piรน la necessitร inscritta nella vita biologica di uomini e donne. Per Gesรน, tra questo mondo e il mondo che viene cโรจ un contrasto radicale, non perchรฉ questa terra e questo cielo debbano essere distrutti e tornare al nulla, ma nel senso che lโassetto e la necessitas inscritti in essi non saranno piรน presenti. Il mondo che viene รจ una realtร altra da quella che conosciamo: vi entreranno quanti, in base al giudizio universale da parte di Dio (cf. Mt 25,31-46), saranno ritenuti degni, i โbenedetti dal Padreโ (Mt 25,34). Il giudizio provocherร una crisi e una cernita: quelli che sulla terra hanno vissuto secondo la volontร di Dio โ la conoscessero o meno โ, prenderanno parte al Regno. Su quelli che invece hanno contraddetto questa volontร che รจ lโamore, nientโaltro che lโamore verso gli altri, ovvero sui โmaledettiโ (Mt 25,41), non cโรจ alcuna parola nel vangelo secondo Luca: su di loro un silenzio totale, come se non fossero degni di essere rialzati dal nulla della morteโฆ Ecco come Gesรน alza il velo sulla realtร dellโaltro mondo, nella quale vi sarร una ri-creazione inimmaginabile, una trasfigurazione radicale che possiamo solo intravedere pensando agli angeli, ai messaggeri di Dio, creature non mortali, non corruttibili. Gesรน aggiunge inoltre che nel Regno cesserร ogni attivitร di prosecuzione della specie, dunque ogni attivitร sessuale, perchรฉ non si morirร piรน.
Confessiamo onestamente che su questa realtร che non conosciamo e che ci รจ annunciata in modo allusivo non sappiamo dire, non sappiamo immaginare. A noi dovrebbe bastare lโessere convinti che la realtร dopo la resurrezione della carne sarร comunione con Dio e con tutti gli umani e che in questa comunione nulla andrร perduto dellโamore che abbiamo vissuto, amando e accettando di essere amati. Questo ci dovrebbe bastare: unโeterna comunione dโamore, una condizione in cui non ci saranno piรน il pianto, il lutto, la separazione, il dolore, la morte (cf. Is 25,16; Ap 7,17; 21,4), perchรฉ saremo โfigli di Dioโ.
Di fronte alla realtร crudele della morte, lโannuncio della resurrezione รจ il non evidente, il non credibile per eccellenza, ma proprio questo รจ il nucleo della fede cristiana: fede in primo luogo nella resurrezione di Gesรน Cristo, il Signore, e di tutti i credenti in lui. Come ha predicato lโApostolo Paolo, se Cristo non รจ risorto dai morti vana รจ la fede cristiana, e se non cโรจ resurrezione dei morti neanche Cristo allora ha vinto la morte, neanche lui รจ vivente per sempre (cf. 1Cor 15,12-17).
Quanto alle parole di Gesรน: โI figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito, ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono nรฉ moglie nรฉ maritoโ, non possiamo dimenticare che per secoli sono state lette come un invito a vivere giร qui il celibato per il Regno. Nรฉ dimentichiamo che, proprio a partire da questโaffermazione, i monaci hanno parlato del proprio stato come della โvita angelicaโ. Oggi invece leggiamo tali parole con unโermeneutica diversa, non ritenendole piรน un fondamento alla condizione del celibato per il Regno. Sappiamo infatti che Gesรน si serviva delle immagini della sua cultura, comprensibili al suo uditorio, per porre lโaccento sullโannuncio della resurrezione della carne quale speranza per i suoi discepoli.
Ma a mio avviso il punto teologico e rivelativo culminante di questa discussione con i sadducei sta in unโaffermazione di Gesรน contenuta nel brano parallelo di Marco e di Matteo: โVoi vi ingannate, perchรฉ non conoscete le Scritture nรฉ la potenza di Dioโ (Mc 12,24; Mt 22,29), quella dรฝnamis che puรฒ operare, creare e ri-creareโฆ Accusa terribile, rivolta a quei sacerdoti ai quali competeva dare al popolo la conoscenza di Dio (cf. Os 4,6)! Ed ecco, nelle parole conclusive di Gesรน, la correzione di questa non-conoscenza: โChe poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosรจ a proposito del roveto, quando dice: โIl Signore รจ il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbeโ (Es 3,6). Dio non รจ dei morti, ma dei viventi; perchรฉ in lui tutti vivonoโ. Secondo Gesรน la resurrezione รจ giร testimoniata dalla Torah, anche se i sadducei non sanno discernerla allโinterno delle sante Scritture: i padri della nostra fede hanno vissuto per Dio, e la loro fede ha fatto sรฌ che siano viventi in Dio, oltre la morte. Perchรฉ lโalleanza tra Dio e il suo popolo, tra Dio e gli umani tutti, รจ tale che nulla e nessuno potrร romperla: non certo la morte, perchรฉ egli รจ fedele e nella morte si presenta a noi con le braccia aperte, in attesa di prenderci con sรฉ come figli e figlie amati per sempre.
Ecco lโignoranza dei sadducei, la loro incapacitร di leggere le parole dette da Dio a Mosรจ, dunque la loro non fede nella potenza di Dio. I credenti invece sono convinti che, essendo in alleanza con Dio, quando muoiono vivono per Dio e in Dio, perchรฉ Dio รจ fedele e non viene mai meno alla sua promessa e alla sua alleanza. Siamo posti di fronte al grande mistero dellโesodo pasquale: moriamo a questo mondo per essere rialzati mediante una trasfigurazione della nostra intera persona, spirito e corpo, alla vita in Cristo, nel Regno eterno dellโamore.
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Questa pagina evangelica non รจ solo testimonianza e confessione della resurrezione da parte di Gesรน, ma contiene domande per noi oggi. Quali sono le ragioni per cui ci diciamo cristiani e viviamo? Crediamo veramente che la morte non sia lโultima parola su ciascuno di noi e che le ragioni per cui viviamo fino a donare la vita sono ragioni di fede e di speranza nella resurrezione, la quale non sarร prolungamento, continuitร della nostra vita terrestre, ma continuitร del nostro amore vissuto come uomini e donne dotati della grazia del Signore? Crediamo veramente che lโamore di Dio per noi va oltre la morte? Crediamo concretamente che la morte รจ evento pasquale, evento che dobbiamo vivere e attraversare per amare fino allโestremo (cf. Gv 13,1) e per credere in Dio radicalmente, totalmente, facendo della nostra morte un atto di consegna della vita a lui che ce lโha donata? Oggi la crisi della fede che attraversa la chiesa รจ innanzitutto debolezza della fede nella resurrezione, nella vita eterna.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi