Il Signore conosce i suoi โฆ
Cristo รจ il Signore di tutta la chiesa e lui solo conosce i suoi: non spetta dunque ai suoi, o ai pretesi suoi, giudicare altri come zizzania, fino a tentare di estirparli. Cristo trascende le frontiere di ogni comunitร cristiana e puรฒ operare il bene in molte forme attraverso la potenza del suo Spirito santo, che โsoffia dove vuoleโ.
Il testo evangelico di questa domenica si presenta composito, riportando una serie di parole di Gesรน appartenenti a contesti diversi ed eterogenei, eppure legate da alcune espressioni ricorrenti: โnel tuo/mio nomeโ, โscandalizzareโ, โfuoco e saleโ. Mi soffermerรฒ dunque piรน ampiamente sullโepisodio dellโesorcista che compie azioni di liberazione pur non seguendo Gesรน, poi cercheremo una comprensione generale delle โsentenzeโ, degli ammonimenti raccolti da Marco in questo contesto.
Gesรน sta continuando il cammino verso Gerusalemme insieme ai suoi discepoli, ma il clima comunitario non รจ pacifico. Egli fa annunci della sua passione e i discepoli non capiscono (cf. Mt 9,32) o si ribellano, come Pietro (cf. Mc 8,31-33); quando, in assenza di Gesรน, viene chiesto ai discepoli di guarire un ragazzo epilettico, forse giudicato posseduto da uno spirito impuro, essi si mostrano incapaci di liberarlo dalla malattia (cf. Mc 9,14-29); infine, tutti i Dodici si mettono a discutere su โchi tra loro fosse piรน grandeโ (Mc 9,34). Sรฌ, ormai tra Gesรน e la sua comunitร vi รจ distanza, incomprensione. Se il passo di Gesรน รจ sempre convinto, con uno scopo preciso che gli richiede una radicale obbedienza, quello dei discepoli รจ invece incerto e sbandato. Nel vangelo secondo Marco tutto il viaggio verso la cittร santa sarร caratterizzato da questa tensione tra Gesรน e i suoi, dallโincomprensione da parte di tutti, nessuno escluso.
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Ed ecco, puntualmente, un nuovo episodio che attesta tale stato di cose: Giovanni, โil figlio del tuonoโ (cf. Mc 3,17) il fratello di Giacomo, uno dei primi quattro chiamati (cf. Mc 1,16-20), uno dei discepoli piรน intimi di Gesรน, testimone privilegiato della sua trasfigurazione (cf. Mc 9,2), vede un tale che scaccia demoni, compie azioni di liberazione sui malati nel nome di Gesรน, pur non facendo parte della comunitร , dunque non seguendo Gesรน con gli altri discepoli. Allora si reca da Gesรน e dichiara risolutamente: โLo abbiamo visto fare ciรฒ e volevamo impedirglielo, perchรฉ non ci seguivaโ. Cosa cโรจ in questa reazione di Giovanni? Certamente uno zelo mal riposto, ma uno zelo che rivela un amore per Gesรน, una gelosia nei suoi confronti: se uno usa il nome di Gesรน, dovrebbe seguirlo e dunque fare corpo con la sua comunitร โฆ Mescolato a questo sentimento vi รจ perรฒ anche uno spirito di pretesa, il pensiero che solo i Dodici siano autorizzati a compiere gesti di liberazione nel nome di Gesรน; cโรจ un senso di appartenenza che esclude la possibilitร del bene per chi รจ fuori dal gruppo comunitario; cโรจ la volontร di controllare il bene che viene fatto, affinchรฉ sia imputato allโistituzione alla quale si appartiene.
Sono qui ritratte le nostre patologie ecclesiali, che a volte emergono fino ad avvelenare il clima nella chiesa, fino a creare al suo interno divisioni e opposizioni, fino a fare della chiesa una cittadella che si erge contro il mondo, contro gli altri uomini e donne, ritenuti tutti nello spazio della tenebra. Dobbiamo confessarlo con franchezza: negli ultimi decenni il clima della chiesa รจ stato avvelenato in questo modo e tale malattia, nonostante i continui ammonimenti di papa Francesco, non รจ ancora stata vinta. Vi sono porzioni ecclesiali che si ergono a giudici degli altri, che si ritengono una chiesa migliore di quella degli altri. Vi sono cristiani che, con certezze granitiche, giudicano gli altri fuori della tradizione o della chiesa cattolica e aspettano di poter ascoltare da parte dellโautoritร ecclesiastica condanne verso quanti non somigliano a loro o non fanno parte del loro gruppo, soggetto a tentazioni settarie.
Guai alla comunitร cristiana che pensa di essere chiesa perfetta, guai allโautoreferenzialitร e allโautarchia spirituale, atteggiamenti di chi pensa di non avere bisogno delle altre membra, perchรฉ crede se stesso membro del corpo di Cristo (cf. 1Cor 12,12-27). Gesรน non ha mai mostrato di essere totalitario, escludente, nรฉ ha mai obbligato nessuno a seguirlo e a far parte della sua comunitร . Nessun proselitismo! Nel contempo, quale Cristo risorto Gesรน รจ il Signore di tutta la chiesa e lui solo conosce i suoi (cf. 2Tm 2,19): non spetta dunque ai suoi, o ai pretesi suoi, giudicare altri come zizzania, fino a tentare di estirparli (cf. Mt 13,24-30). Cristo trascende le frontiere di ogni comunitร cristiana e puรฒ operare il bene in molte forme attraverso la potenza del suo Spirito santo, che โsoffia dove vuoleโ (Gv 3,8). Nella chiesa, purtroppo, si soffre di questa malattia dellโโesclusivismoโ e facilmente non si riconosce allโaltro la capacitร di compiere il bene, di operare per la liberazione dellโuomo dai mali che lo opprimono.
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Papa Francesco in questi pochi anni di pontificato รจ tornato piรน volte a denunciare questi mali ecclesiastici, chiedendo soprattutto ai cristiani appartenenti ai movimenti di rifuggire derive settarie e di imparare a camminare insieme agli altri cristiani, non separati, non al di sopra, non con itinerari in opposizione. La diversitร รจ ricchezza, รจ multiforme grazia dello Spirito che rende policroma la chiesa (cf. Ef 3,10), la sposa del Signore, la rende piรน bella e pronta per le nozze con il Messia (cf. Ap 19,7; Ef 5,27). Se uno fa il bene in nome di Cristo, questo bene va innanzitutto riconosciuto, non negato, e poi occorre avere fiducia in lui: se compie il bene in nome di Gesรน, potrร forse subito dopo parlare male di lui? โChi non รจ contro di noi รจ per noiโ, chiosa lo stesso Gesรน. Ovvero, egli esorta ad accettare di non essere i soli a compiere il bene, ad accettare che altri, diversi da noi, che neppure conosciamo, possano compiere azioni segnate dallโamore. Si tenga anche presente che vi sono molti che apparentemente seguono Gesรน, profetizzano, scacciano demoni e compiono miracoli nel suo nome (cf. Mt 7,22), che magari hanno anche una pratica di ascolto della sua parola e una pratica sacramentale eucaristica (โAbbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e ti abbiamo ascoltatoโ: cf. Lc 13,26). Tutti costoro, perรฒ, non sono garantiti dalla loro appartenenza e potranno risultare estranei al Signore, che dirร loro: โNon vi ho mai conosciuti: allontanatevi da me, voi che avete operato il male!โ (Mt 7,23; cf. Lc 13,27).
La vera domanda che dobbiamo porci non รจ dunque: โChi รจ contro di me, contro di noi?โ, bensรฌ: โSono io, siamo noi di Cristo?โ. Scrive lโApostolo Paolo: โTutto รจ vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo รจ di Dioโ (1Cor 3,22-23). Ovvero: se non siamo di Cristo, se non abbiamo i suoi โmodiโ (cf. Didachรฉ 11,8), se non assumiamo i suoi comportamenti e il suo pensiero (cf. 1Cor 2,16), non siamo nulla: non abbiamo sale in noi stessi, ma siamo come il sale insipido (cf. Mc 9,50), che โserve solo ad essere gettato via e calpestatoโ (Mt 5,13). La nostra responsabilitร รจ quella di lottare ogni giorno contro noi stessi, non contro presunti nemici esterni, perchรฉ niente e nessuno puรฒ impedirci di vivere il Vangelo, se non noi!
Quanto alle sentenze di Gesรน riguardanti lo scandalo (vv. 42-50), oggi proviamo una certa difficoltร ad accettare la loro radicalitร . Dobbiamo perรฒ vigilare per non rimuoverle o annacquarle. ร verissimo che non possono essere compiute alla lettera attraverso atti di mutilazione fisica, per impedire lโazione malvagia, ma devono essere accolte come severi ammonimenti. Scandalizzare significa mettere ostacoli sul cammino di โquesti piccoli che sono credentiโ (mikrรดn toรบton tรดn pisteuรณnton) e compiere unโazione che per loro รจ mortifera. Meglio, in questo caso, dare la morte a se stessi!
Il discepolo deve vigilare sul suo comportamento, sugli organi della comunicazione di cui รจ dotato (mani, piedi, occhi, cioรจ il fare, lโandare, il vedere), che possono essere ostacoli sulla via delle Regno, soprattutto per i piccoli, i fragili e i deboli, i poveri e gli ultimi. Tagliare un membro del corpo o cavare un occhio sono indicazioni di una lotta molto determinata nella logica del perdere la propria vita (bรญos) per guadagnare la vita autentica ed eterna (zoรฉ), cioรจ quella con Cristo nel Regno. E non si compia una facile attualizzazione delle parole di Gesรน, restringendole allo scandalizzare i bambini, ma si tenga conto che i mikroรญ, i piccoli individuati da Gesรน, sono tutti quelli che rispetto al discepolo sono meno muniti, piรน esposti e deboliโฆ
Tutti i discepoli sono cosรฌ posti da Gesรน davanti a due esiti opposti: la vita eterna con Cristo risorto nel regno di Dio, oppure la Gheenna (letteralmente una valle vicina a Gerusalemme, utilizzata come discarica dei rifiuti), cioรจ la morte, la tenebra, il caos: Gheenna o inferno piรน volte evocati da Gesรน come separazione dallโamore, dalla vita. Come i profeti, come Isaia (cf. 66,24, fine del libro), Gesรน ricorre allโimmagine della Gheenna non per condannare, ma per avvertire e ammonire i credenti.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.