Chi รจ veramente felice?
Cerchiamo di ascoltare con semplicitร le beatitudini, leggendole e rileggendole piรน volte, nella fede che la parola di Dio contenuta in esse puรฒ raggiungere senza commenti il nostro cuore e concederci non una conoscenza intellettuale, ma una sovraconoscenza, nellโadesione a Gesรน, nella speranza che solo lui puรฒ innestare in noi, nella caritร che รจ il suo Spirito santo effuso nei nostri cuori. Ogni nostra lotta per vivere le beatitudini รจ stata iniziata da Gesรน Cristo stesso, che ce ne ha dato lโesempio: รจ lui il primo a cui sono indirizzate le beatitudini.
Brevi note sulla prima lettura
Sofonia 2,3; 3,12-13
Il profeta Sofonia annuncia il giorno del Signore (jom โAdonai), del Veniente, perciรฒ invita alla consolazione, rivolgendosi innanzitutto agli โumili della terraโ, quei credenti curvati, umiliati e poveri che attendono la salvezza dal Signore. Se costoro confermano il loro impegno nellโadempiere la volontร di Dio e cercano la sua giustizia, mai confidando in se stessi, allora saranno al riparo nel giorno del Signore. Questi fratelli e sorelle sono una minoranza, un resto, non sono tutto Israele, ma proprio a loro รจ annunciato e promesso il futuro nella pace e nella pienezza della vita, perchรฉ sono i prediletti da Dio. Questi poveri non sono solo destinatari delle scelte di Dio, ma a causa della loro condotta sono esemplari per tutta la comunitร dei figli di Israele.
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Il vangelo secondo Matteo, dopo aver testimoniato lโinizio della predicazione di Gesรน in Galilea (cf. Mt 4,17) e aver annotato che molti si sentono attratti da lui nella speranza di essere guariti da diversi mali e dunque cominciano a seguirlo (cf. Mt 4,23-25), ci presenta Gesรน che agisce come Mosรจ, quale maestro e liberatore di chi รจ alienato, in schiavitรน. Si tratta del primo dei cinque discorsi di Gesรน che Matteo riferisce nella sua opera (cf. Mt 5-7; 10; 13; 18; 24-25).
Siamo di fronte a una scena grande e solenne: seguito dalle folle, Gesรน sale sulla montagna e, postosi lร a sedere in posizione di maestro, dona il suo insegnamento attraverso un lungo discorso, che รจ Vangelo, cioรจ buona notizia per i poveri e gli umili, quei credenti non orgogliosamente autosufficienti i quali non confidano in se stessi ma nel Signore, cercando la sua giustizia e attendendo la salvezza da lui solo. Costoro sono il resto di Israele, secondo lo sguardo di Dio rivelato dai profeti (si veda la prima lettura: Sof 2,3; 3,12-13).
Gesรน apre il discorso con alcune acclamazioni ripetute: โBeati!โ (makรกrioi in greco, โashrรฉ in ebraico). Come tradurre questo grido? Felici? In cammino, secondo la scelta di Andrรฉ Chouraqui? Certo, lโaggettivo โbeatoโ non esclude contraddizioni, fatiche e sofferenze, anzi รจ indirizzato proprio a chi vive una situazione di bisogno: povertร , pianto, persecuzioneโฆ, a chi a caro prezzo rinuncia alla violenza e allโaggressivitร , rinuncia alla vendetta, alla menzogna e allโipocrisia del cuore. Beati! Per otto volte risuona questo grido di Gesรน, che raggiunge gli ascoltatori chiedendo loro di leggere la propria situazione, di discernere con chi si collocano nel mondo e dunque di convertirsi, di cambiare modo di pensare e di comportarsi. Purtroppo lo dimentichiamo, ma le beatitudini hanno inscritta in sรฉ la necessitร urgente della conversione e, attraverso di essa, di conseguire la promessa che fa da cornice alle acclamazioni: โperchรฉ di essi รจ il regno dei cieliโ.
Sรฌ, il regno dei cieli รจ loro perchรฉ, se sono o diventano poveri, piangenti, miti, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, perseguitati per la giustizia, giร ora nella vita sulla terra permettono a Dio di regnare su di loro, dunque il regno di Dio per loro รจ venuto, รจ la loro โporzioneโ (cf. Sal 16,5). Questa realtร sarร evidente nel mondo che verrร , ma la forza di Dio e la speranza del credente trasfigurano giร il presente. Che cosโรจ il regno di Dio? Possiamo dire con semplicitร che รจ lโamore di Dio che vince il male e la morte, e questa azione avviene giร ora nei credenti che vivono la logica del Regno. Ma attenzione: il discorso della montagna aperto dalle beatitudini non รจ una carta o un codice, ma vuole essere un orientamento indicativo per una comunitร che fa di Gesรน Cristo il solo interprete della Legge di Dio e il solo giudice del comportamento umano. Perciรฒ รจ un discorso che fa uso di iperboli, che puรฒ sembrare paradossale, che รจ in continuitร con la Legge data a Mosรจ e nel contempo la trascende: nulla della Legge รจ contraddetto o svuotato (cf. Mt 5,18), ma tutto รจ sottomesso allโinterpretazione fornitane da Gesรน, lโinterprete definitivo.
Cerchiamo dunque di ascoltare con semplicitร le beatitudini, leggendole e rileggendole piรน volte, nella fede che la parola di Dio contenuta in esse puรฒ raggiungere senza commenti il nostro cuore e concederci non una conoscenza intellettuale, ma una sovraconoscenza (epรญgnosis), nellโadesione a Gesรน, nella speranza che solo lui puรฒ innestare in noi, nella caritร che รจ il suo Spirito santo effuso nei nostri cuori (cf. Rm 5,5). In questo senso, procediamo con una parafrasi delle beatitudini, per non svuotarle o, peggio ancora, fraintenderne il significato.
โBeati i poveri nello spiritoโ. Felicitazioni a quelli che sono poveri anche nello spirito (tรด pneรบmati), nel cuore, quelli che sono poveri materialmente ma leggono la loro condizione come un grido rivolto a Dio, che attende da lui esaudimento. Costoro, che sono curvati (โanawim) dagli umani, davanti a Dio si sentono in attesa; hanno fede in Gesรน, volto definitivo di Dio, colui che โda ricco che era, si รจ fatto povero per noiโ (cf. 2Cor 8,9), che si รจ svuotato (cf. Fil 2,7) e dunque puรฒ accogliere i poveri nella sua comunione. Potremmo dire che questa prima beatitudine riassume tutte le altre.
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โBeati quelli che piangonoโ, che sotto il peso del duro mestiere di vivere sono afflitti, feriti fino a doversi lamentare o, semplicemente, a piangere. Ci sono uomini e donne per i quali la vita difficilmente appare come un dono che li rallegra e che noi non sappiamo o non vogliamo consolare. Felicitazioni perchรฉ รจ certo che โsaranno consolatiโ da Dio stesso (passivo divino) e giร ora attraverso lo Spirito santo possono dare un senso alla loro sofferenza e non disperare. Secondo il profeta Isaia, anche consolare gli afflitti fa parte della missione del Messia (cf. Is 61,2), ma non si dimentichi che piangente รจ stato anche Gesรน, nella sua vita (cf. Lc 19,41) e nella sua passione (cf. Eb 5,7).
โBeati i mitiโ. Ecco un commento alla prima acclamazione (per questo alcuni manoscritti la collocano al secondo posto). Infatti nel Sal 37,11 lโoriginale ebraico parla di โpoveriโ, termine reso con โmitiโ dalla versione greca dei LXX. Il regno di Dio non forse come sinonimo โla terra promessaโ da ereditare? Ascoltando questo grido di Gesรน, inoltre, si ricordano le parole con cui egli incarna tale beatitudine: โIo sono mite e umile di cuoreโ (Mt 11,29), come il Servo del Signore profetizzato da Isaia, profeta non violento, uomo che non si impone (cf. Mt 12,15-21; Is 42,1-4).
โBeati quelli che hanno fame e sete di giustiziaโ, che nel cuore hanno il desiderio che si compia non la propria giustizia ma quella di Dio, la giustizia che Dio vuole e fa, rendendo giusto il credente umile. ร una giustizia che salva e che opera come nel Messia, reso da Dio โgiusto e salvatoโ (noshaโ: Zc 9,9; cf. Mt 21,5). Non si puรฒ restringere questa beatitudine ai soli cristiani: molte persone che non hanno conosciuto Cristo hanno questa fame e per essa lottano, spendono la vita, restando โgiustiโ, coerenti con la loro passione. Chi puรฒ contestare questa felicitazione di Gesรน? Chi puรฒ restringerla? Beati, perchรฉ Dio li sazierร con la giustizia definitiva del Regno, perchรฉ ci sarร il giudizio finale del Figlio dellโuomo e chi avrร avuto questa fame e agito di conseguenza sarร proclamato benedetto e invitato nel Regno (cf. Mt 25,34).
โBeati i misericordiosiโ, quelli che praticano questo atteggiamento, carico di tenerezza e di perdono verso gli altri: tutti sono debitori verso gli altri, tutti hanno qualcosa che deve essere perdonato. E allora Gesรน annuncia: felicitazioni a chi fa misericordia, perchรฉ Dio farร misericordia a lui (cf. Mt 6,14-15; 7,2; 18,35; Gc 2,13). Misericordia รจ cuore per i miseri, รจ perdono per chi ha peccato, รจ cura per chi si trova nel bisogno e nella sofferenza. Proprio su questa beatitudine saremo giudicati alla fine dei tempi: chi avrร omesso di fare misericordia allโaffamato, allโassetato, allo straniero, allโignudo, al malato, al prigioniero, non troverร misericordia (cf. Mt 25,41-45).
โBeati i puri di cuoreโ, quelli che hanno il cuore, fonte del loro sentire e operare, integro, indiviso, conforme a quello di Gesรน. A Dio si chiede di avere un cuore unificato (cf. Sal 86,11), di togliere il cuore di pietra e donare un cuore di carne (cf. Ez 11,19; 36,26), in modo da non avere un cuore doppio (cf. Sal 12,3). Se cโรจ questa trasparenza, questa integritร , allora si ha il dono di vedere Dio nella fede e di vederlo nel Regno faccia a faccia.
โBeati gli operatori di paceโ, quelli che lavorano per la riconciliazione, per la comunione tra i fratelli e le sorelle, tra tutti gli esseri umani; quelli che fanno cadere i muri, non erigono barriere, costruiscono ponti, rinnovano con convinzione il dialogo, si esercitano nella comunicazione mite e sincera. Costoro sono chiamati figli di Dio perchรฉ questa รจ la prima azione di Dio verso lโumanitร : radunarla nella pace, riconciliarla.
Infine, โbeati i perseguitati per la giustiziaโ, beatitudine sviluppata con una parola rivolta direttamente ai discepoli: โBeati voi quando vi insulteranno, vi perseguiterannoโโฆ Felicitazioni alle vittime dellโingiustizia, dellโoppressione e della tirannia, perchรฉ hanno saputo fare resistenza e dunque affermare la giustizia di Dio contro lโingiustizia di questo mondo. I discepoli devono saperlo: in un mondo ingiusto, il giusto รจ di imbarazzo, quindi รจ osteggiato e, se necessario, anche ucciso (cf. Sap 2,1-20). Come รจ accaduto ai profeti, come รจ accaduto a Giovanni il Battista, comโรจ accaduto a Gesรน, cosรฌ accade a chi segue la loro via. Ma, paradossalmente, felicitazioni, perchรฉ hanno piena comunione con Gesรน in tutto, anche nelle sofferenze!
E cosรฌ san Basilio puรฒ commentare: โOgni nostra lotta per vivere le beatitudini รจ stata iniziata da Gesรน Cristo stesso, che ce ne ha dato lโesempioโ. Sรฌ, รจ lui il primo a cui sono indirizzate le beatitudini.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi