Enzo Bianchi โ€“ Commento al Vangelo del 27 Febbraio 2022

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Prima di correggere interrogati!

Nellโ€™ultima parte del discorso della pianura tenuto da Gesรน dopo essere disceso dal monte con i dodici discepoli da lui resi apostoli, Luca ha raccolto sentenze diverse, parole e immagini che definisce โ€œparaboleโ€ e che riguardano soprattutto la vita dei credenti nelle comunitร .

Gesรน le aveva indirizzate per mettere in guardia i discepoli dai comportamenti di alcuni uomini religiosi allora sulla scena, scribi e farisei, ma Luca le aggiorna, le attualizza per la sua chiesa. Le stesse espressioni, infatti, nel vangelo secondo Matteo sono utilizzate con maggior chiarezza polemica verso le guide di Israele (cf. Mt 7,16-18; 12,35). Queste brevi sentenze sono espresse mediante accoppiamenti: due ciechi, discepolo e maestro, tu e il tuo fratello, due alberi, due uomini, due case (cf. Lc 6,46-48). Questo stile apparteneva certamente alla tecnica retorica orale, tesa a facilitare lโ€™imprimersi delle parole nella mente degli ascoltatori.

Il primo insegnamento sgorga da una domanda retorica posta agli ascoltatori: โ€œPuรฒ forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadrebbero entrambi in una buca?โ€. Lโ€™ammonimento รจ evidente, ma a chi viene indirizzato? A ogni discepolo, tentato di non riconoscere le proprie incapacitร , i propri errori, eppure abitato dalla pretesa di voler insegnare agli altri. Sono perรฒ rivolte anche alle โ€œguideโ€ della comunitร  cristiana, quelli che al suo interno detengono lโ€™autoritร  e insegnano agli altri ma a volte sono colpiti da cecitร : denunciano i peccati altrui, condannano severamente gli altri, senza mai fare un esame su loro stessi e sul proprio comportamento. Nel vangelo secondo Matteo Gesรน ha avvertito questi โ€œciechi e guide di ciechiโ€ (Mt 15,14; 23,16) e nel quarto vangelo รจ testimoniato un suo esteso insegnamento sulla cecitร  degli uomini religiosi, che non riconoscono di essere ciechi e dunque rimangono in una condizione di peccato, senza possibilitร  di conversione (cf. Gv 9,39-41).

Certo, gli uomini religiosi, e anche noi quando nella comunitร  cristiana abbiamo il compito di guidare, ammonire e correggere chi ci รจ affidato, possiamo proprio essere tentati di insegnare ciรฒ che non viviamo e magari di condannare negli altri quelli che sono i nostri peccati: denunciando le mancanze altrui, ci difendiamo dalla coscienza che ci condanna e non le riconosciamo anche come nostre. Per questo occorre una grande capacitร  di autocritica, un attento esercizio allโ€™esame della propria coscienza, un saper riconoscere il male che ci abita, senza spiarlo morbosamente nellโ€™altro.

Segue poi una sentenza sul rapporto tra discepolo e maestro, un vero richiamo alla formazione: il discepolo sta alla sequela del maestro, accetta di essere da lui istruito e formato, si dispone a ricevere con gratitudine ciรฒ che gli viene insegnato. Di piรน, secondo la tradizione rabbinica il discepolo impara non soltanto dalla bocca del suo maestro ma stando accanto a lui, condividendo la sua vita in un atteggiamento umile che non presume e non si colloca mai nello spazio di unโ€™autosufficienza che smentirebbe la sua qualitร  di discepolo. Un discepolo, dunque, non puรฒ essere piรน del suo maestro e, quando avrร  completato la formazione, sarร  riconoscente al maestro per il cammino percorso, fino a poter diventare lui pure maestro. Il maestro รจ autentico quando fa crescere il discepolo e con umiltร  sa trasmettere lโ€™insegnamento da lui stesso ricevuto; il discepolo รจ un buon discepolo quando riconosce il maestro e cerca di diventarlo anche lui, vivendo tutte le esigenze del discepolato.

Va perรฒ anche detto che Gesรน non si limita a collocare il rapporto maestro-discepolo entro la tradizione rabbinica, ma lo trascende, indicando come la sua sequela comporti di andare ovunque egli vada (cf. Ap 14,4), di vivere coinvolti nella sua vita fino a condividere lโ€™esito della sua morte, dunque la resurrezione. Il cammino di Gesรน, quello di vita-morte-resurrezione, รจ il cammino del discepolo, e puรฒ essere percorso solo mediante lโ€™attrazione della grazia di Cristo, senza confidare sulle proprie forze.

Ecco poi un ammonimento alla seconda persona singolare, che merita di essere riportato per esteso: โ€œPerchรฉ guardi la pagliuzza che รจ nellโ€™occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che รจ nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: โ€˜Lascia che tolga la pagliuzza nel tuo occhioโ€™, mentre non vedi la trave che รจ nel tuo? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la paludosa dallโ€™occhio del tuo fratelloโ€. Sรฌ, il fratello cristiano, nella vita quotidiana della comunitร , puรฒ essere chiamato a correggere il fratello perchรฉ questa รจ una necessitร  della vita comune: camminare insieme comporta lโ€™aiutarsi a vicenda, fino a correggersi.

Ma proprio in riferimento alla correzione Gesรน si fa esigente: questa non puรฒ essere mai denuncia delle debolezze dellโ€™altro; non puรฒ essere pretesa manifestazione di una veritร  che lo umilia; non puรฒ mai anche solo sembrare un giudizio nรฉ lโ€™anticamera di una condanna giร  pronunciata nel cuore. Purtroppo nella vita ecclesiale spesso la correzione, anzichรฉ causare conversione, perdono, e riconciliazione, produce divisione e inimicizia, finendo per separare invece che per favorire la comunione. Il peccato degli altri ci scandalizza, ci turba, ci invita alla denuncia e anche questo ci impedisce di avere uno sguardo autentico e reale su noi stessi. Ciรฒ che vediamo negli altri come โ€œtraveโ€, lo sentiamo in noi come pagliuzza; ciรฒ che condanniamo negli altri, lo scusiamo in noi stessi. Allora meritiamo il giudizio di Gesรน: โ€œIpocrita!โ€, perchรฉ ipocrita รจ chi รจ abitato da uno spirito di falsitร , chi non sa riconoscere ciรฒ che รจ vero e anzi รจ diviso tra ciรฒ che appare e ciรฒ che รจ nascosto, tra lโ€™interiore e lโ€™esteriore.

In questa esortazione Luca significativamente fa risuonare a piรน riprese il termine โ€œfratelloโ€, lo intende in senso cristiano e lo applica a tutte le dimensioni della vita ecclesiale. E se Matteo per la correzione fraterna esige una vera prassi, una procedura da adottarsi nella comunitร  cristiana (correzione a tu per tu, correzione alla presenza di uno o due testimoni, appello alla comunitร : cf. Mt 18,15-17), Luca delinea un cammino affinchรฉ la correzione sia secondo il Vangelo: si tratta di non sentirsi mai giudice del fratello, di riconoscersi peccatore e solidale con i peccatori, di correggere con umiltร  seguendo in tutto lโ€™esempio del maestro, Gesรน.

Questa serie di sentenze รจ conclusa dallโ€™immagine dellโ€™albero buono, che รจ tale perchรฉ produce frutti buoni, che invece non si possono raccogliere se lโ€™albero รจ cattivo. Gesรน richiama alla realtร  e invita gli ascoltatori a discernere il vero dal falso discepolo in base al criterio dei frutti portati dalla sua vita. Non le parole, le dichiarazioni, le confessioni e neanche la preghiera bastano per dire lโ€™autenticitร  della sequela di Gesรน, ma occorre guardare al comportamento, ai frutti delle azioni compiute dal discepolo. Il cuore รจ la fonte del sentire, volere e operare di ogni essere umano. Se nel cuore cโ€™รจ amore e bontร , allora anche il comportamento dellโ€™uomo sarร  amore, ma se nel cuore domina il male, anche le azioni che egli compia saranno male. Il discepolo รจ perciรฒ chiamato allโ€™esercizio del discernimento!

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi