L’oggi di Dio
Oggi รจ per ciascuno di noi sempre lโora per ascoltare la voce di Dio, per non indurire il cuore e poter cosรฌ cogliere la realizzazione delle sue promesse. La parola di Dio nella sua potenza risuona sempre oggi. Oggi, dunque, si ascolta e si obbedisce alla Parola o la si rigetta; oggi si decide il giudizio per la vita o per la morte delle nostre vicende; oggi รจ sempre parola che possiamo dire come ascoltatori autentici di Gesรน. E possiamo dirla anche dopo un passato di peccato: โOggi ricomincioโ, perchรฉ la vita cristiana รจ andare di inizio in inizio attraverso inizi che non hanno mai fine.
Nel dare forma alla buona notizia, il Vangelo, attraverso il racconto, Luca ha la consapevolezza di una propria responsabilitร davanti a Dio e agli uomini. Davanti a Dio deve essere un โservo della Parolaโ, capace di tenere conto di altri scrittori precedenti a lui e piรน autorevoli di lui: โi testimoni oculariโ, quelli che hanno vissuto nellโintimitร e nella vita pubblica con Gesรน (cf. At 1,21-22); davanti agli uomini sente il dovere di rispondere a quei primi cristiani della sua comunitร , dando loro una parola come cibo capace di nutrire e confermare la loro fede. Per questo ha composto quello che chiamiamo il terzo vangelo, attingendo con cura alla tradizione apostolica ma nello stesso tempo scrivendo con le sue capacitร e la sua sensibilitร . Il Vangelo รจ un canto a quattro voci, quattro racconti, quattro memorie: ma il canto polifonico resta un solo canto, e uno solo รจ il Vangelo fatto carne, uomo (cf. Gv 1,14), Gesรน di Nazaret.
Luca รจ molto attento a testimoniare la presenza dello Spirito di Dio in Gesรน. Gesรน โ che รจ la Parola di Dio (cf. Gv 1,1) โ e lo Spirito santo sono โcompagni inseparabiliโ (Basilio di Cesarea), dunque dove Gesรน parla e agisce lร cโรจ anche lo Spirito. Nei capitoli precedenti del vangelo, quelli riguardanti la venuta nel mondo del Figlio di Dio, Luca ha mostrato che egli รจ stato concepito nellโutero di Maria grazie alla potenza dello Spirito santo (cf. Lc 1,35), e la sua apparizione pubblica quale discepolo di Giovanni il Battista, che lo ha immerso nel Giordano, รจ stata sigillata dalla discesa su di lui dello Spirito santo (cf. Lc 3,22). Proprio questo Spirito conduce Gesรน nel deserto, dove viene tentato dal demonio (cf. Lc 4,1-2a), e lo accompagna โ รจ lโinizio del nostro brano liturgico โ quando ritorna in Galilea, la sua terra, dalla quale si era allontanato per andare nel deserto e mettersi alla sequela del profeta battezzatore. Con questa insistenza Luca รจ intenzionato a far comprendere al lettore che Gesรน รจ โispiratoโ, che la sua sorgente interiore, il suo respiro profondo รจ lo Spirito di Dio, il Soffio del Padre. Non รจ un profeta come gli altri, sui quali lo Spirito scendeva momentaneamente, perchรฉ in lui lo Spirito riposava, dimorava (cf. Gv 1,32), lo riempiva di quella forza (dรฝnamis) che non รจ potere, ma partecipazione allโazione e allo stile di Dio.
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E cosa fa Gesรน nel suo ritorno alla โGalilea delle gentiโ (Mt 4,15; Is 8,23), terra periferica e impura? Va a โinsegnare nelle sinagogheโ. Per iniziare la sua missione non ha scelto nรฉ Gerusalemme nรฉ il tempio, ma quelle umili sale in cui si riunivano i credenti per ascoltare le sante Scritture e offrire il loro servizio liturgico al Signore. Nelle sinagoghe di sabato si facevano preghiere, poi si leggeva la Torah (il Pentateuco), la Legge, quindi si pregavano Salmi e, a commento della Torah, si proclamava un brano tratto dai Profeti. Non era una liturgia diversa da quella che ancora oggi noi cristiani compiamo ogni domenica. Gesรน non รจ un sacerdote, รจ un semplice credente figlio di Israele ma, diventato a dodici anni โfiglio del comandamentoโ (cf. Lc 2,41-42), รจ abilitato a leggere pubblicamente le sante Scritture e a commentarle, facendo lโomelia.
E cosรฌ accade che quel sabato, proprio nella sinagoga di Nazaret in cui la sua fede era stata nutrita mediante le liturgie comunitarie, Gesรน sale sullโambone e, aperto il rotolo che gli viene dato, legge come seconda lettura il brano previsto: il capitolo 61 del profeta Isaia. Questo testo รจ lโautopresentazione di un profeta anonimo che testimonia la sua vocazione e la sua missione:
Lo Spirito del Signore รจ sopra di me,
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per questo mi ha unto (รฉchrisen)
e mi ha inviato per annunciare la buona notizia ai poveri,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista,
per rimandare in libertร gli oppressi,
per proclamare lโanno di grazia del Signore (Is 61,1-2a).
Chi รจ quel profeta senza nome annunciato da Isaia? Quale la sua identitร ? Quando la sua venuta tanto attesa? Queste certamente le domande che sorgevano alla lettura di quel testo.
Gesรน, dopo aver letto il brano tralasciando la menzione finale di โun giorno di vendetta per il nostro Dioโ (Is 62,2b), lo commenta con pochissime parole:
Oggi si รจ realizzata questa Scrittura
(ascoltata) nei vostri orecchi.
Oggi, oggi (sรฉmeron) Dio ha parlato e ha realizzato la sua Parola. Oggi, perchรฉ quando un ascoltatore accoglie la parola di Dio, รจ sempre oggi: รจ qui e adesso che la parola di Dio ci interpella e si realizza. Non cโรจ spazio alla dilazione: oggi! ร proprio Luca a forgiare questa teologia dellโโoggi di Dioโ. Per ben dodici volte nel suo vangelo risuona questo avverbio, โoggiโ, di cui queste le piรน significative:
per la rivelazione fatta dagli angeli a Betlemme (cf. Lc 2,11);
per la rivelazione ad opera dalla voce celeste nel battesimo (cf. Lc 3,22; variante che cita Sal 2,7);
nel nostro brano, come affermazione programmatica (cf. Lc 4,21);
durante il viaggio di Gesรน verso Gerusalemme (cf. Lc 13,32.33);
come annuncio della salvezza fatto da Gesรน a Zaccheo (cf. Lc 19,5.9);
come parola rivolta a Pietro quale annuncio del suo rinnegamento (cf. Lc 22,34.61);
come salvezza donata addirittura sulla croce, a uno dei due malfattori (cf. Lc 23,43).
Oggi รจ per ciascuno di noi sempre lโora per ascoltare la voce di Dio (cf. Sal 95,7d), per non indurire il cuore (cf. Sal 95,8) e poter cosรฌ cogliere la realizzazione delle sue promesse. La parola di Dio nella sua potenza risuona sempre oggi, e โchi ha orecchi per ascoltare, ascoltiโ (Lc 8,8; cf. Mc 4,9; Mt 13,9). Oggi si ascolta e si obbedisce alla Parola o la si rigetta; oggi si decide il giudizio per la vita o per la morte delle nostre vicende; oggi รจ sempre parola che possiamo dire come ascoltatori autentici di Gesรน: โOggi abbiamo visto cose prodigioseโ (Lc 5,26). E possiamo dirla anche dopo un passato di peccato: โOggi ricomincioโ, perchรฉ la vita cristiana รจ andare โdi inizio in inizio attraverso inizi che non hanno mai fineโ (Gregorio di Nissa).
Gesรน รจ dunque il profeta atteso e annunciato dalle sante Scritture, ma questo egli non lo dice mai apertamente, bensรฌ lascia ai suoi ascoltatori di comprendere la sua identitร a partire dalle azioni che compie: essere buona notizia per i poveri, essere liberatore per chi si sente incatenato, essere occhio per chi รจ cieco, essere perdono per chi ha peccato, essere annunciatore dellโamore gratuito di Dio, amore che non si deve mai meritare.
Quando, leggendo questa pagina evangelica, mi colloco nella sinagoga di Nazaret in ascolto di Gesรน, mi chiedo: avrei accolto le sue parole? Ci sarebbe stato per me un oggi di Dio? Oppure, come ancora tante volte mi capita, Dio mi rivolge la sua parola e io non la ascolto, preferendo lamentarmi di lui che fa silenzio, che รจ muto, che si nasconde, piuttosto di riconoscere che io, oggi, sono sordo e con il cuore indurito? Il Signore abbia oggi misericordia di me.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.