Il diavolo ci induce in tentazione
Il tempo della Quaresima รจ un tempo di prova, di lotta, di resistenza alle tentazioni che ci assediano, รจ un cammino nel deserto orientato al dono di Dio, allโincontro con lui. Per questo nella prima domenica di questo tempo liturgico ci viene svelata la realtร della tentazione subita da ogni essere umano, subita da Gesรน stesso, anche lui โfiglio di Adamoโ (Lc 3,38). Significativamente, la Lettera agli Ebrei ci svela che โGesรน stesso รจ stato messo alla prova (pepeirasmรฉnos) in ogni cosa come noi, senza cadere in peccatoโ (Eb 4,15). Dunque ha vinto le tentazioni, ma non รจ stato esente da esse, perchรฉ nella sua umanitร vera e concreta cโera la fragilitร , la debolezza della โcarneโ (sรกrx).
I vangeli non temono di presentarci un Gesรน tentato dal demonio, dallโavversario, Satana, potenza che induce lโuomo al male, cioรจ a contraddire la volontร di Dio: ciรฒ avviene per Gesรน nel deserto, subito dopo il battesimo, poi molte altre volte durante la sua missione e infine sulla croce. Il vangelo secondo Marco attesta che, dopo che Gesรน ha ricevuto lโimmersione nel Giordano da parte di Giovanni il Battista, โsubito lo Spirito lo spinse nel deserto, dove rimase quaranta giorni, tentato da Satanaโ (Mc 1,12-13): continuamente tentato! Sulla base di questa testimonianza Matteo e Luca (cf. Lc 4,1-13) cercano di darci una descrizione, una narrazione di ciรฒ che avvenne, una messa in scena di eventi vissuti da Gesรน interiormente โ potremmo dire nel profondo del suo cuore e quindi della sua coscienza โ, di prove che coinvolgevano lโintera sua persona, corpo e spirito.
Per Matteo e Luca le tentazioni sono riassumibili in tre momenti, in tre assalti di Satana. Istruiti dalle scienze umane, oggi sappiamo leggere queste tre prove come resistenza alle tre libidines fondamentali che ci abitano: libido amandi, libido dominandi e libido possidendi. Sono le tentazioni cui รจ soggetta lโumanitร intera, come esprime bene il libro della Genesi quando dice che lโessere umano โvide che lโalberoโ che non doveva essere mangiato โera buono da mangiare, appetitoso alla vista e bramato per ottenere potereโ (Gen 3,6). Quando noi umani entriamo in relazione con le realtร di questo mondo, sentiamo forze, bisogni, brame che si scatenano in noi e che, se non vengono dominate, ci impediscono di riconoscere la presenza degli altri e di Dio, fonte di ogni dono. Anche Gesรน, uomo come noi โ e non dovremmo scandalizzarci per questo, nรฉ dubitare della sua identitร di Figlio di Dio, Parola fatta carne (cf. Gv 1,14) โ non รจ stato esente dalle tentazioni, non le ha rimosse, ma le ha attraversate misurandosi con esse, e cosรฌ vincendo Satana con la sua volontร e con la forza della parola di Dio. Senza dimenticare che nel racconto di Matteo vi รจ anche lโallusione al popolo di Israele che, uscito dallโimmersione nel mar Rosso, percorre il cammino nel deserto, ritmato da tre eventi, da tre tentazioni (cf. Es 16; 17; 32) nelle quali il popolo soccombe, cadendo in peccato.
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Gesรน, pieno di Spirito santo (cf. Mt 3,16), dallo stesso Spirito viene condotto nel deserto, ed ecco manifestarsi la tentazione, quando la fame si fa sentire dopo quaranta giorni di digiuno: โSe tu sei Figlio di Dio, diโ che queste pietre diventino paneโ. Se egli รจ davvero Figlio di Dio, come lโha definito la voce venuta dal cielo durante il battesimo (cf. Mt 3,17), allora โ gli suggerisce il tentatore โ puรฒ sfuggire alla condizione umana che ha assunto e soddisfare la fame non come ogni uomo, procurandosi il cibo con la fatica e il lavoro, ma semplicemente facendo ricorso al suo potere. Non รจ un caso che la tentazione prima, quindi primordiale, riguardi il mangiare, la dimensione dellโoralitร . Su questo terreno lโuomo e la donna sono stati tentati e sono caduti (cf. Gen 3,1-7), perchรฉ qui รจ in gioco lโamore egoistico per noi stessi, la philautรญa. Trasformare magicamente le pietre in pane per sfuggire alla fame รจ un sogno di onnipotenza: lโuomo affamato รจ tentato di non riconoscere piรน gli altri, di non pensare alla condivisione, alla solidarietร , alla comunione. Esistere per se stessi: questa รจ la tentazione radicale che porta a ignorare gli altri e a non riconoscere piรน il dono di Dio.
Questa prima tentazione puรฒ anche essere letta a un livello politico. Gesรน รจ tentato di mutare le pietre in pane per compiere unโazione prodigiosa agli occhi dellโumanitร : se รจ lui il Salvatore, potrร estinguere la fame del mondo in modo radicale e immediato, potrร farsi riconoscere e acclamare come liberatore. Non a caso, altrove la folla sarร disposta a farlo re se egli le procurerร del pane (cf. Gv 6,11-15.26). ร bene ricordare, al riguardo, la rilettura di questa tentazione fatta da Fรซdor Dostoevskij, nella โLeggenda del grande inquisitore: โVedi queste pietre nel deserto nudo e infuocato? Mutale in pane e lโumanitร ti seguirร come un gregge docile e riconoscenteโ. No, Gesรน รจ il Figlio di Dio che, nel farsi uomo, si รจ spogliato delle sue prerogative divine, e resta sempre fedele a questa sua condizione. Perciรฒ non compie il miracolo, ma risponde al demonio: โSta scritto: โNon di solo pane vivrร lโuomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dioโ (Dt 8,3)โ. In tal modo egli afferma che la fame di pane รจ indiscutibile, ma la fame della parola di Dio รจ ancora piรน vitale, piรน essenziale del soddisfare la brama di cibo. Vi รจ qui la testimonianza della fede di Gesรน nella parola di Dio, della sua obbedienza puntuale al Padre, della sua resistenza alla tentazione fino alla vittoria.
Segue la seconda tentazione: โIl diavolo lo pose sul punto piรน alto del tempioโ di Gerusalemme, la cittร santa dove tutti i figli di Israele salgono e sono radunati. Gesรน รจ allโinizio della sua missione: cosa puรฒ inaugurarla in modo piรน efficace che un segno, un miracolo, unโautoesaltazione pubblica, di fronte a tutti? Se egli si butta dallโalto del tempio e, quale Figlio di Dio, รจ miracolosamente sorretto e sostenuto dagli angeli, allora la rivelazione della sua identitร si imporrร a tutti ed egli sarร acclamato come Messia di Dio. Mostri chi รจ, faccia vedere che lui รจ Dio in mezzo al suo popolo, perchรฉ questa รจ la domanda degli increduli di ogni tempo: โDio รจ in mezzo a noi sรฌ o no?โ (Es 17,7). Questa tentazione che Gesรน sente emergere in sรฉ sarร risvegliata tante volte dai suoi ascoltatori: โMostraci un segno dal cielo e crederemo!โ (cf. Mt 12,38; 16,1; 24,3). Vi รจ qui la suggestione di essere Messia secondo le immagini e i pensieri umani, ma Gesรน ha scelto di essere un Messia al contrario: debole, povero, umiliato, rigettato; un Messia servo, non un padrone potente!
Al tempio, il luogo della religione, avviene la tentazione somma: se Gesรน รจ Figlio di Dio, allora non conoscerร la morte, non sarร toccato da essa. Per fargli balenare questo miraggio, il demonio ricorre alla citazione della Scrittura (cf. Sal 91,11-12), distorcendola e strumentalizzandola contro Dio. La promessa di protezione annunciata da Dio al credente nel salmo, dovrebbe realizzarsi come epifania di potenza del Messia, come esenzione per lui dalla sofferenza e dalla morte, come onnipotenzaโฆ Ma Gesรน, che รจ venuto a dare la sua vita per amore di tutti noi umani (cf. Mt 20,28), che รจ venuto nella povertร e nellโumiltร del servo di Dio, non puรฒ accogliere questa suggestione, che sfigurerebbe lโimmagine di Dio, e allora, richiamando la parola di Dio, getta in faccia al demonio lo โsta scrittoโ: โNon tenterai il Signore Dio tuoโ (Dt 6,16). Non si mette alla prova di Dio, ma si accetta di essere messi alla prova. Finchรฉ รจ in mezzo a noi, Gesรน vuole restare umanissimo, senza poteri divini, per questo rimarrร fedele al Padre fino alla fine, senza mai cedere alla tentazione di negare o mitigare la sua condizione umana, assunta per condividerla con noi, per esistere con noi, per conoscere la nostra debolezza e presentarla come sua al Padre.
Viene infine la terza e ultima tentazione: sconfitta la libido dominandi, entra in azione la libido possidendi. Questa volta Gesรน รจ condotto dal diavolo su un alto monte, dal quale contempla la terra e tutto ciรฒ che contiene, tutta la sua ricchezza, i regni nelle mani dei governanti di questo mondo, la gloria che essi ostentano. Gesรน in veritร รจ un Re, il Re dei giudei, รจ il Messia, il Re unto, il capo del suo popolo, dunque anche a lui spettano ricchezza e gloria. Li puรฒ possedere, ma a una condizione: deve adorare il demonio, il principe di questo mondo. Spetta a Gesรน scegliere: o diventare un servo di Satana o restare un servo di Dio. Da una parte onore, potere, gloria, ricchezze; dallโaltra povertร , servizio, umiltร . Nel vangelo secondo Luca il demonio completa questa tentazione con unโulteriore parola: โA me sono state date tutte le ricchezze di questo mondo e io le la do a chi voglioโ (cf. Lc 4,6). Sรฌ, chi tiene in mano le ricchezze di questo mondo รจ il demonio, e dunque chi accumula ricchezze, anche a fin di bene, e non le condivide, non le depotenzia dellโarroganza insita in esse, lo voglia o no, รจ un amministratore di Satana!
In questo rifiuto di Gesรน รจ contenuta tutta lโassunzione della povertร come logica di abbassamento, di umiltร : โcolui che era ricco si รจ fatto povero per noiโ (cf. 2Cor 8,9), โcolui che era nella condizione di Dio, si รจ spogliato fino a diventare schiavoโ (cf. Fil 2,6-7). Sappiamo quello che Gesรน ha potuto dire proprio dopo aver attraversato questa tentazione: โNon potete servire Dio e Mammonaโ (Mt 6,24). Ecco perchรฉ la parola di Dio invocata da Gesรน come comando radicale e definitivo รจ: โAdorerai il Signore Dio tuo, e a lui solo renderai servizioโ (Dt 6,13). In questo modo Gesรน ci lascia anche una traccia da seguire quando siamo tentati. Al sorgere della tentazione, non si deve entrare in dialogo con Satana, non si deve indugiare nellโascolto della seduzione, magari confidando nella propria forza. No, occorre solo ricorrere alla parola di Dio, invocare il Signore, non cedere a nessun dialogo con il male, ma allontanare il tentatore con la forza di Dio. ร cosรฌ che Gesรน scaccia il demonio (โVattene, Satana!โ), quale vincitore del male e delle tentazioni; e lo fa attraversandole, per essere in grado di โavere compassione, di patire insieme a noi (sympathรชsai) le nostre debolezzeโ (Eb 4,15). Proprio come si legge nella vita di Antonio, il padre dei monaci. Sfinito dalla lotta vittoriosa contro le tentazioni, egli vede il Signore in un raggio di luce e gli chiede: โDovโeri? Perchรฉ non sei apparso fin dallโinizio per porre fine alle mie sofferenze?โ. E si sente da lui rispondere: โAntonio, ero qui a lottare con teโ.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi
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