Dio in un uomo, nel mondo
Natale del Signore
La gloria, il peso di Dio si manifesta nel suo agire nel mondo, anche se egli รจ Santo ed รจ nel piรน alto dei cieli, nel suo dare la pace allโumanitร che egli ama. Ecco la buona notizia del Natale: Dio ci ama a tal punto da aver voluto essere in Gesรน Cristo, nato nellโumiltร e nella povertร , uno di noi, tra di noi, uguale a noi, un uomo come noi.
Brevi note sulle altre letture bibliche
Isaia 9,1-6
Il profeta Isaia contempla la situazione del popolo di Israele nella terra promessa e donata da Dio e scorge un mistero di morte e resurrezione per la porzione del nord, quella abitata dalle tribรน di Zabulon e di Neftali. Mentre egli scrive, queste terre sono desolate dopo la conquista e la deportazione ad opera degli Assiri (722 a.C.). Ma proprio questi territori periferici e umiliati un giorno saranno i primi a risorgere: vedranno una grande luce, la fine della schiavitรน e della guerra, a causa della nascita di un bambino, dono di Dio al suo popolo. Un bambino chiamato con dei titoli inauditi: โDio potente, Padre per sempre, Principe della paceโ. Ecco il Messia glorioso e vincitore profetizzato da Isaia.
Lettera a Tito 2,11-14
LโApostolo ricorda in sintesi lโevento della nostra salvezza: lโincarnazione, lโumanizzazione di Dio che รจ epifania, manifestazione della sua grazia, del suo amore gratuito che non va mai meritato. ร significativo che Girolamo traduca: โร apparsa lโhumanitas, lโumanitร di Dio nostro Salvatoreโ (Tt 3,4, Vulgata). Sรฌ, umanitร che insegna alla nostra umanitร , umanitร come Dio lโha pensata, voluta, creata e pienamente realizzata in suo Figlio, che รจ per sempre โgrande Dio e Salvatoreโ.
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Per secoli i primi cristiani festeggiarono come festa delle feste la Pasqua di resurrezione di Gesรน il primo giorno della settimana ebraica, diventato per loro โgiorno del Signoreโ (Ap 1,10), mentre non sappiamo se in qualche comunitร del Mediterraneo si ricordasse la nascita di Gesรน con una festa particolare. Nel IV secolo, dopo lโeditto di Costantino e la libertร di culto concessa ai credenti in Cristo, avvenne la cristianizzazione di una festa pagana introdotta poco prima dallโimperatore Aureliano (270 ca.), e celebrata a Roma come festa del Sol invictus, del โSole vincitoreโ, che in quel giorno comincia ad allungare il suo tempo di luce sulla terra. Per i cristiani Gesรน il Signore era โil sole di giustiziaโ cantato da Malachia (Ml 3,20; cf. Lc 1,78) era โla luce del mondoโ proclamata dal vangelo (Gv 8,12). Ecco allora che in occidente la rinascita del Sol invictus pagano รจ stata cristianizzata mediante la festa del Natale, della Nativitร di Gesรน Cristo. Parallelamente, in oriente (Egitto e Siria), dove il solstizio dโinverno cade il 6 gennaio, si assunse quella data per celebrare lโEpifania come festa della manifestazione della venuta del Figlio di Dio nella nostra umanitร .
Questa lโorigine della nostra festa, che da sempre ha al suo centro il vangelo della nascita di Gesรน secondo Luca. Nella messa della notte, celebrata nel cuore delle tenebre, rifulge una grande luce: Gesรน, partorito da Maria a Betlemme. Questo racconto non รจ una favola, anche se sembra scritto per i bambini, che significativamente lo ricordano per tutta la vita, ma รจ una pagina del vangelo, una buona notizia! Per questo Luca vuole innanzitutto situare tale evento nella grande storia del Mediterraneo, contrassegnata dal dominio dellโimpero romano. Cesare Augusto decide di contare i cittadini di tutte le terre conquistate da Roma: per questo ordina un censimento, eseguito nella terra di Israele da Quirinio, governatore della Siria. Giuseppe obbedisce a questโordine e, insieme alla moglie Maria, lascia la sua cittร di Nazaret per recarsi a Betlemme, in Giudea, nel sud della terra santa, lร dove aveva avuto origine la casa e la discendenza di David, il Messia, lโunto del Signore, il re di Israele.
Mentre questa coppia si trova a Betlemme, in una condizione precaria e di povertร non avendo trovato posto nel caravanserraglio, in una piccola costruzione, appena un riparo nella campagna, Maria che รจ incinta dร alla luce il suo figlio primogenito, annunciato a lei per rivelazione come generato dallo Spirito di Dio (cf. Lc 1,35), un Figlio che solo Dio poteva dare allโumanitร tutta. Qui vi รจ giร una forte contrapposizione, che caratterizzerร tutta la vicenda di questo neonato. Chi domina il mondo รจ Augusto โ chiamato Divus, โDioโ; Sotรฉr, Salvatore; Kรฝrios, Signore โ, ma il vero Salvatore e Signore รจ un suo suddito, un bambino nato in una situazione povera, per il quale da subito sembra non esserci posto in questo mondo.
Conosciamo tutti bene lโicona della Nativitร : una capanna o una grotta, e Maria che adagia suo figlio in una mangiatoia, con accanto Giuseppe, testimone e custode di quel mistero nel quale viene coinvolto e al quale presta puntualmente obbedienza. Tutto accade nella notte, nel silenzio, nella condizione umanissima di una madre che partorisce un figlio. Nessuno conosce quella coppia, nessuno lโha accolta, nessuno si รจ accorto di nulla. Ma ecco che Dio invia un suo messaggero ai pastori che si trovano sulle alture circostanti Betlemme, per alzare il velo su quellโevento: โun angelo del Signore si presentรฒ a loro e la Gloria del Signore li avvolse di luceโ. I pastori sono gente disprezzata, emarginata, neppure ritenuta degna di andare al tempio per incontrare il Signore. Ma proprio a questi ultimi della societร di Giudea รจ rivolto lโannuncio, la buona notizia per eccellenza, che รจ gioia per tutto Israele, per tutto il popolo di Dio. Per la loro condizione di poveri e ultimi, i pastori sono i primi destinatari di diritto di questa buona notizia:
Oggi, nella cittร di David, del Messia,
รจ nato per voi un Salvatore, che รจ il Messia, il Signore.
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In questo annuncio cogliamo come un anticipo della buona notizia pasquale: Gesรน รจ il Kรฝrios, il Salvatore! Non Augusto, che vantava questi titoli, ma un infante appena nato riceve questi stessi titoli da parte di Dio. Cosรฌ avviene la rivelazione ai piccoli, agli ultimi, dalla quale sono esclusi quanti credevano di esserne destinatari di diritto: sacerdoti, esperti della Legge, credenti militanti convinti di essere loro soli i veri figli di Abramo.
Ai pastori รจ dato anche un segno, unโindicazione perchรฉ possano vedere e comprendere; nulla di straordinario o di divino ma, di nuovo, una realtร umanissima: โTroverete un neonato avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoiaโ. Realtร semplice e umile, senza ornamenti, senza โstraordinarioโ. Eppure questo annuncio รจ dato da un coro innumerevole di creature invisibili, in una sorta di liturgia cosmica, quella liturgia del cielo che non riusciamo a vedere nรฉ ad ascoltare ma che riempie lโuniverso e canta la santitร e la gloria di Dio, cioรจ proclama chi e come Dio ama. Infatti, ciรฒ che in quel canto corale viene rivelato รจ la volontร di Dio: โDio ha peso (kabod, gloria), Dio agisce nel mondo anche se รจ Santo ed รจ nel piรน alto dei cieli, Dio dร la pace allโumanitร che egli amaโ.
Ecco la buona notizia del Natale: Dio ci ama a tal punto da aver voluto essere uno di noi, tra di noi, uguale a noi, un uomo come noi.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi