“Lascia il fico per un altro anno!”
Gesรน, il Figlio di Dio venuto nella vigna, si รจ fatto vignaiolo tra gli altri vignaioli, ha amato veramente la vigna e se nโรจ preso cura, innalzando per lei intercessioni in ogni situazione, ponendosi tra la vigna e il Dio vivente, facendo un passo, compromettendo se stesso nella cura della vigna, aumentando il suo lavoro e la sua fatica per amore della vigna, facendo tutto il possibile perchรฉ dia frutto e viva. ร stando in mezzo alla vigna, che dice a Dio: โLasciala, lasciala ancora, attendi i suoi frutti; io, intanto, me ne assumo la cura, che รจ responsabilitร !โ. Cosรฌ la vigna-Israele e la vigna-chiesa sono conservate anche quando non danno i frutti sperati da Dio, perchรฉ Gesรน il Messia รจ il vignaiolo in mezzo a loro, รจ il loro sposo e sa attendere con quellโattesa che รจ la pazienza di Cristo.
Dopo le prime due domeniche di Quaresima, che fanno sempre memoria delle tentazioni di Gesรน nel deserto e della sua trasfigurazione sul monte, la chiesa ci fa percorrere un itinerario diverso in ogni ciclo. Questโanno (ciclo C), seguendo il vangelo secondo Luca, il tema dominante nei brani evangelici รจ quello della misericordia-conversione, cammino da rinnovarsi soprattutto nel tempo di preparazione alla Pasqua.
Questa pagina contiene due messaggi: il primo sulla conversione, il secondo sulla misericordia di Dio. Gli ascoltatori di Gesรน sono stati raggiunti da una notizia di cronaca, relativa a una strage avvenuta in Galilea: mentre venivano offerti sacrifici per chiedere a Dio aiuto e protezione, la polizia del governatore Pilato aveva compiuto un eccidio, mescolando il sangue delle vittime offerte con quello degli offerenti. I presenti vogliono che Gesรน si esprima sullโoppressivo e persecutorio dominio romano, sulla situazione di quei galilei forse rivoluzionari, sulla colpevolezza di quei loro concittadini che erano stati massacrati tragicamente. La mentalitร corrente, infatti, considerava ogni disgrazia avvenuta come castigo per una colpa commessa.
Ma Gesรน, che dร un giudizio negativo sui dominatori di questo mondo โ i quali opprimono, dominano e si fanno chiamare benefattori (cf. Lc 22,25 e par.) โ, risponde coinvolgendo lโuditorio su un altro piano, indicando come decisiva non la morte fisica ma lโora escatologica. Dice infatti: โCredete che quei galilei fossero piรน peccatori di tutti i galilei, per aver subรฌto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modoโ. Egli replica sul piano della fede e della conoscenza di Dio.
ร come se dicesse: โVoi pensate che il peccato commesso dallโuomo scateni automaticamente il castigo da parte di Dio, ma non รจ cosรฌ. In tal modo date a Dio un volto perverso!โ. Gesรน, infatti, sa che ogni essere umano รจ abitato in profonditร da un ancestrale senso di colpa, che emerge prepotentemente ogni volta che accade una disgrazia o appare la forza del male. Quando ci arriva una malattia, quando ci capita un fatto doloroso, subito ci poniamo la domanda: โMa cosa ho fatto di male per meritarmi questo?โ. ร radicata in noi la dinamica ben espressa dalย titolo del celebre romanzoย di Fรซdor Dostoevskij,ย โdelitto e castigoโ: dove cโรจ il delitto, il peccato, deve giungere il castigo, la pena, pensiamoโฆ
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Gesรน vuole distruggere questa immagine del Dio che castiga, tanto cara agli uomini religiosi di ogni tempo, in Israele come nella chiesa. Per farlo, menziona lui stesso un altro fatto di cronaca, non dovuto alla violenza e alla responsabilitร umana, ma accaduto per caso, e lo accompagna con il medesimo commento: โQuelle diciotto persone, sulle quali crollรฒ la torre di Siloe e le uccise, credete che fossero piรน colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modoโ.
Qual รจ dunque il cammino indicato da Gesรน? Innanzitutto egli ci insegna ad avere uno sguardo diverso sulla vita: ogni vita รจ precaria, รจ contraddetta dalla violenza, dal male, dalla morte. Dietro a questi eventi non bisogna vedere Dio come castigatore e giudice โ perchรฉ Dio potrร eventualmente fare questo solo nel giudizio finale, quando saremo passati attraverso la morte โ ma discernere le nostre fragilitร , i nostri errori inevitabili, la precarietร della vita. Nessuno รจ tanto peccatore da meritare tali disgrazie inviate da Dio, il quale non รจ uno spione in attesa di vedere il nostro peccato per castigarci! Tra peccato commesso e responsabilitร nella colpa cโรจ perรฒ una relazione che sarร manifestata nel giudizio finale.
Quelle uccisioni e quelle morti sono comunque un segno di unโaltra morte possibile, che attende chi non si converte, perchรฉ chi continua a fare il male cammina su una strada mortifera e, di conseguenza, si procura da solo il male che incontrerร giร qui sulla terra e poi nel giudizio ultimo di Dio. Oltre la morte biologica del corpo, che ci puรฒ sempre sorprendere, cโรจ unโaltra perdizione, eterna, provocata dal male che scegliamo di compiere nella nostra vita. Gesรน, come profeta, non fornisce dunque una spiegazione teologica al male ma invita alla conversione. Non si dimentichino i significati di questa parola. Secondo lโAntico Testamento convertirsi (shuv/teshuvah) significa โtornareโ, cioรจ ritornare al Signore, ritornare alla legge infranta, per rinnovare lโalleanza con Dio.
Il cammino richiesto riguarda la mente e lโagire e si manifesta anche come pentimento/penitenza nel tempo presente, ultimo spazio prima del giudizio. Per questo Gesรน ha predicato: โConvertitevi e credete nel Vangeloโ (Mc 1,15; cf. Mt 4,17), ovvero โconvertitevi credendo e credendo convertiteviโ. Gesรน รจ un profeta e, come tale, sa che gli umani sono peccatori, commettono il male; per questo chiede loro di aderire alla buona notizia del Vangelo e di accogliere la misericordia di Dio che va loro incontro, offrendo il perdono.
E affinchรฉ i suoi ascoltatori comprendano la novitร portata dal Vangelo, Gesรน racconta loro una bellissima parabola. Un uomo ha piantato con fatica un fico nella propria vigna e con tanta fiducia ogni estate viene e cercare i suoi frutti ma non ne trova, perchรฉ quellโalbero pare sterile. Spinto da quella delusione ripetutasi per ben tre anni, pensa dunque di tagliare il fico, per piantarne un altro. Chiama allora il contadino che sta nella vigna e gli esprime la sua frustrazione, intimandogli di tagliare lโalbero: perchรฉ deve sfruttare inutilmente il terreno e rubare il nutrimento ad altre piante? Tutti noi comprendiamo questa decisione del padrone della vigna, ispirata dal nostro concetto di giustizia retributiva e meritocratica: non si paga chi non dร frutto, mentre gli altri si pagano proporzionalmente al frutto che ciascuno dร !
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Ma il contadino, che lavora quella terra, ama ciรฒ che ha piantato, sarchiato, innaffiato e concimato. Il vignaiolo, si sa, ama la vigna come una sposa; per questo osa intercedere presso il padrone: โSignore (Kรฝrie), lascia il fico per un altro anno, perchรฉ io possa ancora sarchiarlo e concimarlo, con una cura piรน attenta e delicata. Vedremo se porterร frutti per lโavvenire; se no, tu lo taglierai!โ. Straordinario lโamore del vignaiolo per il fico: ha pazienza, sa aspettare, gli dedica il suo tempo e il suo lavoro. Promette al padrone di prendersi particolare cura di quellโalbero infelice; in ogni caso, lui non lo taglierร , ma lo lascerร tagliare al padrone, se vorrร : โTu lo taglierai, non io!โ. Questo โtu lo taglieraiโ รจ unโulteriore intercessione, che equivale a dire: โIo sono pronto ad aspettare ancora e ancora che esso dia fruttoโ. Qui stanno lโuna di fronte allโaltra la giustizia umana retributiva e la giustizia di Dio, che non solo contiene in sรฉ la misericordia, ma รจ sempre misericordia, pazienza, attesa, sentire in grande (makrothymรญa). Il contadino accorda la fiducia, sa aspettare i tempi degli altri.
Questo contadino รจ Gesรน, venuto nella vigna (cf. Lc 20,13 e par.) di Israele vangata, liberata dai sassi, piantata da Dio come vite eccellente: โe Dio aspettรฒ che producesse uvaโ (Is 5,2)โฆ Sรฌ, รจ venuto il Figlio di Dio nella vigna, si รจ fatto vignaiolo tra gli altri vignaioli, ha amato veramente la vigna e se nโรจ preso cura, innalzando per lei intercessioni in ogni situazione, ponendosi tra la vigna-Israele e il Dio vivente, facendo un passo, compromettendo se stesso nella cura della vigna, aumentando il suo lavoro e la sua fatica per amore della vigna, facendo tutto il possibile perchรฉ dia frutto e viva. ร stando โin medio vineaeโ, in mezzo alla vigna, che dice a Dio: โLasciala, lasciala ancora, attendi i suoi frutti; io, intanto, me ne assumo la cura, che รจ responsabilitร !โ. Cosรฌ la vigna-Israele e la vigna-chiesa, a volte colpite dalla sterilitร , sono conservate anche quando non danno i frutti sperati da Dio, perchรฉ Gesรน il Messia รจ il vignaiolo in mezzo a loro (cf. Gv 15,1-8), รจ il loro sposo (cf. Lc 5,34-35 e par.) e sa attendere con quellโattesa che รจ la โpazienza di Cristoโ (2Ts 3,5).
Giovanni il Battista aveva predicato: โGiร la scure รจ posta alla radice degli alberi; perciรฒ ogni albero che non dร buon frutto viene tagliato e gettato nel fuocoโ (Lc 3,9; Mt 3,10). Ciรฒ avverrร alla fine dei tempi, nel giorno del giudizio, ma ora, nel frattempo, Gesรน continua a dire a Dio: โAbbi pazienza, abbi misericordia, aspetta ancora a sradicare il fico. Io lavorerรฒ e farรฒ tutto il possibile perchรฉ esso porti fruttoโ. Attenzione perรฒ: il frattempo termina per ciascuno di noi con la morte.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.