Enzo Bianchi โ€“ Commento al Vangelo del 22 Ottobre 2023

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Mettere alla prova Gesรน

Negli ultimi giorni prima di essere catturato e subire la morte vergognosa di croce, a Gerusalemme Gesรน si รจ scontrato con quelli che sarebbero stati i suoi accusatori durante il processo. Alcune di queste controversie sono testimoniate dal vangelo secondo Matteo, in dipendenza da Marco: la controversia con i farisei e gli erodiani circa il tributo a Cesare (cf. Mt 22,15-22), la controversia con i sadducei sulla resurrezione dei morti (cf. Mt 22,23-33), le controversie con i farisei sul comandamento piรน grande e sulla signoria del Messia rispetto a David (cf. Mt 22,34-46), e infine un attacco preciso di Gesรน nei confronti di questi suoi avversari, che si estende su un intero capitolo (cf. Mt 23).

Oggi la liturgia ci propone il racconto della prima controversia, quella sul pagamento del tributo a Cesare. Non si dimentichi perรฒ che Gesรน si era giร  trovato in precedenza di fronte a un problema analogo. Al capitolo 17 (vv. 24-27) โ€“ testo purtroppo tralasciato dal lezionario domenicale nonostante sia presente solo in Matteo โ€“ si narra che a Cafarnao si avvicinano a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli chiedono: โ€œIl vostro maestro non paga la tassa?โ€. Pietro risponde: โ€œSรฌ!โ€, perchรฉ Gesรน non si sottraeva ai precetti della Torah che comandavano questo tributo (cf. Es 30,11-16).

Poi, allโ€™entrare in casa, Gesรน interroga Pietro: โ€œChe cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi?โ€. E Pietro risponde: โ€œDai sudditi, non dai familiariโ€. Allora Gesรน replica: โ€œDi conseguenza, i figli sono esenti. Ma, per evitare di scandalizzarli, vaโ€™ al mare, getta lโ€™amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta dโ€™argento. Prendila e consegnala loro per me e per teโ€.

รˆ un testo importante, perchรฉ ci rivela innanzitutto che Gesรน, essendo il Figlio, ed essendo i discepoli suoi fratelli, quindi anchโ€™essi figli di Dio, non devono pagare tributi a intermediari tra Dio e loro; testimonia inoltre che Gesรน non vuole mai scandalizzare, mettere inciampi, dunque compie ciรฒ che non รจ male e che puรฒ essere fatto guardando al bene dellโ€™altro. Questo racconto ci testimonia in ogni caso lโ€™obbedienza alla Legge da parte di Gesรน: egli non รจ un ribelle, non รจ un contestatore della Legge, e solo quando questa viene pervertita dagli esseri umani, sconfessando cosรฌ lโ€™intenzione del Legislatore, il Signore, e rendendo lโ€™umanitร  schiava dei precetti, allora puรฒ essere fatta cadere e non obbedita. Insomma, anche qui valgono le parole di Gesรน: โ€œIl sabato รจ stato fatto per lโ€™uomo e non lโ€™uomo per il sabato!โ€ (Mc 2,27).

Gesรน paga i tributi, come Pietro aveva detto a quegli esattori. Ma qui farisei ed erodiani vogliono far cadere Gesรน in un tranello, complottando contro di lui. Dโ€™altronde i partigiani di Erode, il re della Giudea posto al potere dei romani, dunque collaborazionisti con lโ€™impero, chiedevano che i giudei pagassero le tasse a Cesare, a differenza dei farisei che su tale questione avevano un atteggiamento variegato al loro interno. Alcuni erano intransigenti e, se anche non partecipavano alla lotta armata degli zeloti, pensavano che almeno non si dovessero versare tributi allโ€™autoritร  occupante e idolatrica. Altri, invece, ammettevano come male minore il sistema erariale imposto. In questo caso, seppur partendo da posizioni antitetiche, capi dei farisei ed erodiani trovano un accordo contro Gesรน e inviano dei farisei anonimi a interrogarlo.

Costoro tessono un elogio di Gesรน: riconoscono la sua capacitร  di dire la veritร  in ogni situazione, la sua coerenza tra ciรฒ che dice e ciรฒ che fa, il suo non avere uno sguardo partigiano o pauroso, il suo parlare senza tenere conto dellโ€™aspetto di alcuno. Ma ecco, dopo questa captatio benevolentiae, il tentativo di farlo cadere: โ€œMaestro, รจ lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?โ€. Se Gesรน rispondesse negativamente, allora mostrerebbe di essere un contestatore dellโ€™imperatore, un nemico di Roma; se, al contrario, rispondesse affermativamente, potrebbe essere collocato tra i collaborazionisti dellโ€™impero, odiati dalla gente semplice. Ma Gesรน, anzichรฉ rispondere direttamente, spiazza i suoi interlocutori: prima svela la loro malizia e ipocrisia, chiedendo per quale motivo vogliono tentarlo, poi chiede loro di mostrargli una moneta e li interroga sullโ€™effigie stampata su di essa e sullโ€™iscrizione. Costoro rispondono ovviamente che lโ€™immagine e lโ€™iscrizione sono di Cesare, allora Gesรน pronuncia la famosa parola: โ€œRestituite (verbo apodรญdomi) dunque a Cesare ciรฒ che รจ di Cesare e a Dio ciรฒ che รจ di Dioโ€.

Frase lapidaria, che ha solcato i secoli e che viene spesso invocata quando sorgono tensioni tra ciรฒ che si deve a Dio e gli obblighi verso i poteri di questo mondo. In veritร , questa parola di Gesรน va innanzitutto compresa in profonditร  e letta in primo luogo nella situazione concreta di Gesรน stesso, non applicata in modo letterale allโ€™oggi. Come non ricordare, invece, lโ€™abuso che i cristiani hanno fatto di questo detto? รˆ su questa parola di Gesรน che รจ stata elaborata in occidente la โ€œteoria delle due spadeโ€, secondo la quale la chiesa, che detiene il potere di Dio, pur rispettando Cesare esercita una giurisdizione superiore sui poteri di questo mondo, i quali devono esserle sottomessi: รจ la teocrazia medievale, secondo cui la chiesa detiene il potere assoluto e il re un potere subalterno. Quanto allโ€™oriente, si ricordi la posizione simmetrica e contraria, il cosiddetto cesaropapismo, che considera lโ€™imperatore, il basileรบs, come vescovo dei vescovi e capo supremo della chiesa sulla terra.

Ora, il detto di Gesรน non allude affatto a queste o simili posizioni, e quando in epoca moderna la separazione tra chiesa e stato รจ diventata effettiva nella societร , o per imposizione dello stato o per negoziazione (i concordati), in veritร  il problema non รจ stato risolto: il potere mondano a volte vuole confinare la chiesa nello spazio del privato; altre volte la chiesa vuole diffondere la religione civile che conviene allo stato, ricevendo in cambio da esso protezione e favori. La celebre parola di Gesรน va dunque sempre ricompresa a partire da alcune semplici veritร . Dicendo: โ€œRestituite a Cesare ciรฒ che รจ di Cesare e a Dio ciรฒ che รจ di Dioโ€, Gesรน si tiene lontano da una politicizzazione di Dio cosรฌ come da una sacralizzazione del potere politico. Cesare non รจ nรฉ Dio nรฉ divino, come invece indicava lโ€™iscrizione sulla moneta: โ€œTiberio Cesare figlio del divino Augusto, Augustoโ€; nello stesso tempo, Dio non puรฒ prendere il posto di Cesare attraverso lโ€™istituzione religiosa. Saremmo di fronte a due forme di idolatria che sconfessano lโ€™autentica signoria di Dio, offendendola o pervertendola. Cesare non puรฒ pretendere per sรฉ lโ€™adorazione, non puรฒ pretendere di legiferare contro le convinzioni del cristiano, che in questo caso ha il dovere di obbedire a Dio piuttosto che al potere politico (cf. At 5,29), ma ha un compito ben preciso: ordinare la societร , affinchรฉ possa vivere nella logica della libertร  e del bene comune. Potremmo dire che i doveri verso Dio sono annunciati a tutti, ovunque e sempre, ma ciรฒ che si deve a Cesare, le tasse e i tributi, vanno assolutamente pagati. Ogni cristiano, cosรฌ come ogni figlio di Israele, รจ in alleanza con il Signore e porta sulla propria mano lโ€™iscrizione: โ€œIo appartengo al Signoreโ€ (cf. Is 44,5), e tuttavia vive nella polis, riconoscendo lโ€™autoritร  politica e obbedendo a essa in ciรฒ che non contraddice la volontร  e la signoria di Dio. La moneta porta impressa lโ€™effigie di Cesare, ma lโ€™uomo porta impressa lโ€™immagine di Dio (cf. Gen 1,27), dunque a Dio deve โ€œrestituireโ€ se stesso interamente e obbedire a lui; a Cesare deve invece restituire quanto gli appartiene, non il proprio cuore!

Certamente con questa parola Gesรน non voleva risolvere i nostri litigi e le nostre lotte politiche, perchรฉ ciรฒ spetta alla nostra responsabilitร  che nasce da un discernimento che dobbiamo operare da noi stessi, come egli stesso ha avvertito: โ€œPerchรฉ non giudicate, non discernete da voi stessi ciรฒ che รจ giusto?โ€ (Lc 12,57). Gesรน non รจ stato e non ha voluto essere un Messia politico; e se ha confessato di essere Re, ha subito aggiunto di esserlo non come i re di questo mondo (cf. Gv 18,36). Non รจ stato dunque un Cesare contro Cesare, ma ha rispettato e ha chiesto di rispettare lโ€™autoritร  stabilita e di onorare i suoi diritti, in quanto autoritร  umana necessaria, sempre sottomessa alla complessitร  della realtร  sociale e politica di unโ€™epoca precisa. Per questo Paolo domanderร  ai cristiani di sottomettersi alle autoritร  civili (cf. Rm 13,1-7; Tt 3,1), e analogamente farร  anche lโ€™apostolo Pietro: โ€œAgite da uomini liberi,โ€ฆ quali servi di Dio. Onorate tutti, amati i vostri fratelli, temete Dio, rispettate il reโ€ (1Pt 2,16-17). Queste direttive apostoliche โ€“ non lo si dimentichi โ€“ vengono date in unโ€™epoca di persecuzione dei cristiani da parte dellโ€™impero romanoโ€ฆ

Il cristiano deve pertanto essere un cittadino leale e capace di onorare il suo dovere verso lo Stato, ma sarร  servo di Dio, mai servo degli uomini o di poteri umani; e soprattutto, si sentirร  chiamato a una cittadinanza (polรญteuma) nel regno di Dio, nei cieli (cf. Fil 3,20). Il cristiano sarร  fedele alla terra, senza esenzioni nรฉ evasioni dalla storia, senza invocare spiritualizzazioni o fughe โ€œangelicheโ€, ma opererร  nel mondo secondo la volontร  del Signore, cercando il bene comune, la libertร , la giustizia, la riconciliazione, la pace. Restituire a Dio ciรฒ che รจ di Dio significa rendergli unโ€™umanitร  che non porta solo la sua immagine indelebile ma che si รจ fatta a lui rassomigliante: questo restituirgli lโ€™umanitร  rassomigliante รจ il cammino dellโ€™umanizzazione!

Con la presente controversia si avvicina per Gesรน il dramma della passione, ormai imminente, e il processo politico, quando Gesรน sarร  accusato di โ€œsobillare il popolo e di impedire di pagare i tributi a Cesareโ€ (cf. Lc 23,2). Ormai i nemici di Gesรน, che non riescono a farlo cadere con un tranello, sono decisi ad accusarlo falsamente, al fine di eliminarlo per sempre.

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Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi