Mettere alla prova Gesรน
Negli ultimi giorni prima di essere catturato e subire la morte vergognosa di croce, a Gerusalemme Gesรน si รจ scontrato con quelli che sarebbero stati i suoi accusatori durante il processo. Alcune di queste controversie sono testimoniate dal vangelo secondo Matteo, in dipendenza da Marco: la controversia con i farisei e gli erodiani circa il tributo a Cesare (cf. Mt 22,15-22), la controversia con i sadducei sulla resurrezione dei morti (cf. Mt 22,23-33), le controversie con i farisei sul comandamento piรน grande e sulla signoria del Messia rispetto a David (cf. Mt 22,34-46), e infine un attacco preciso di Gesรน nei confronti di questi suoi avversari, che si estende su un intero capitolo (cf. Mt 23).
Oggi la liturgia ci propone il racconto della prima controversia, quella sul pagamento del tributo a Cesare. Non si dimentichi perรฒ che Gesรน si era giร trovato in precedenza di fronte a un problema analogo. Al capitolo 17 (vv. 24-27) โ testo purtroppo tralasciato dal lezionario domenicale nonostante sia presente solo in Matteo โ si narra che a Cafarnao si avvicinano a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli chiedono: โIl vostro maestro non paga la tassa?โ. Pietro risponde: โSรฌ!โ, perchรฉ Gesรน non si sottraeva ai precetti della Torah che comandavano questo tributo (cf. Es 30,11-16).
Poi, allโentrare in casa, Gesรน interroga Pietro: โChe cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi?โ. E Pietro risponde: โDai sudditi, non dai familiariโ. Allora Gesรน replica: โDi conseguenza, i figli sono esenti. Ma, per evitare di scandalizzarli, vaโ al mare, getta lโamo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta dโargento. Prendila e consegnala loro per me e per teโ.
ร un testo importante, perchรฉ ci rivela innanzitutto che Gesรน, essendo il Figlio, ed essendo i discepoli suoi fratelli, quindi anchโessi figli di Dio, non devono pagare tributi a intermediari tra Dio e loro; testimonia inoltre che Gesรน non vuole mai scandalizzare, mettere inciampi, dunque compie ciรฒ che non รจ male e che puรฒ essere fatto guardando al bene dellโaltro. Questo racconto ci testimonia in ogni caso lโobbedienza alla Legge da parte di Gesรน: egli non รจ un ribelle, non รจ un contestatore della Legge, e solo quando questa viene pervertita dagli esseri umani, sconfessando cosรฌ lโintenzione del Legislatore, il Signore, e rendendo lโumanitร schiava dei precetti, allora puรฒ essere fatta cadere e non obbedita. Insomma, anche qui valgono le parole di Gesรน: โIl sabato รจ stato fatto per lโuomo e non lโuomo per il sabato!โ (Mc 2,27).
Gesรน paga i tributi, come Pietro aveva detto a quegli esattori. Ma qui farisei ed erodiani vogliono far cadere Gesรน in un tranello, complottando contro di lui. Dโaltronde i partigiani di Erode, il re della Giudea posto al potere dei romani, dunque collaborazionisti con lโimpero, chiedevano che i giudei pagassero le tasse a Cesare, a differenza dei farisei che su tale questione avevano un atteggiamento variegato al loro interno. Alcuni erano intransigenti e, se anche non partecipavano alla lotta armata degli zeloti, pensavano che almeno non si dovessero versare tributi allโautoritร occupante e idolatrica. Altri, invece, ammettevano come male minore il sistema erariale imposto. In questo caso, seppur partendo da posizioni antitetiche, capi dei farisei ed erodiani trovano un accordo contro Gesรน e inviano dei farisei anonimi a interrogarlo.
Costoro tessono un elogio di Gesรน: riconoscono la sua capacitร di dire la veritร in ogni situazione, la sua coerenza tra ciรฒ che dice e ciรฒ che fa, il suo non avere uno sguardo partigiano o pauroso, il suo parlare senza tenere conto dellโaspetto di alcuno. Ma ecco, dopo questa captatio benevolentiae, il tentativo di farlo cadere: โMaestro, รจ lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?โ. Se Gesรน rispondesse negativamente, allora mostrerebbe di essere un contestatore dellโimperatore, un nemico di Roma; se, al contrario, rispondesse affermativamente, potrebbe essere collocato tra i collaborazionisti dellโimpero, odiati dalla gente semplice. Ma Gesรน, anzichรฉ rispondere direttamente, spiazza i suoi interlocutori: prima svela la loro malizia e ipocrisia, chiedendo per quale motivo vogliono tentarlo, poi chiede loro di mostrargli una moneta e li interroga sullโeffigie stampata su di essa e sullโiscrizione. Costoro rispondono ovviamente che lโimmagine e lโiscrizione sono di Cesare, allora Gesรน pronuncia la famosa parola: โRestituite (verbo apodรญdomi) dunque a Cesare ciรฒ che รจ di Cesare e a Dio ciรฒ che รจ di Dioโ.
Frase lapidaria, che ha solcato i secoli e che viene spesso invocata quando sorgono tensioni tra ciรฒ che si deve a Dio e gli obblighi verso i poteri di questo mondo. In veritร , questa parola di Gesรน va innanzitutto compresa in profonditร e letta in primo luogo nella situazione concreta di Gesรน stesso, non applicata in modo letterale allโoggi. Come non ricordare, invece, lโabuso che i cristiani hanno fatto di questo detto? ร su questa parola di Gesรน che รจ stata elaborata in occidente la โteoria delle due spadeโ, secondo la quale la chiesa, che detiene il potere di Dio, pur rispettando Cesare esercita una giurisdizione superiore sui poteri di questo mondo, i quali devono esserle sottomessi: รจ la teocrazia medievale, secondo cui la chiesa detiene il potere assoluto e il re un potere subalterno. Quanto allโoriente, si ricordi la posizione simmetrica e contraria, il cosiddetto cesaropapismo, che considera lโimperatore, il basileรบs, come vescovo dei vescovi e capo supremo della chiesa sulla terra.
Ora, il detto di Gesรน non allude affatto a queste o simili posizioni, e quando in epoca moderna la separazione tra chiesa e stato รจ diventata effettiva nella societร , o per imposizione dello stato o per negoziazione (i concordati), in veritร il problema non รจ stato risolto: il potere mondano a volte vuole confinare la chiesa nello spazio del privato; altre volte la chiesa vuole diffondere la religione civile che conviene allo stato, ricevendo in cambio da esso protezione e favori. La celebre parola di Gesรน va dunque sempre ricompresa a partire da alcune semplici veritร . Dicendo: โRestituite a Cesare ciรฒ che รจ di Cesare e a Dio ciรฒ che รจ di Dioโ, Gesรน si tiene lontano da una politicizzazione di Dio cosรฌ come da una sacralizzazione del potere politico. Cesare non รจ nรฉ Dio nรฉ divino, come invece indicava lโiscrizione sulla moneta: โTiberio Cesare figlio del divino Augusto, Augustoโ; nello stesso tempo, Dio non puรฒ prendere il posto di Cesare attraverso lโistituzione religiosa. Saremmo di fronte a due forme di idolatria che sconfessano lโautentica signoria di Dio, offendendola o pervertendola. Cesare non puรฒ pretendere per sรฉ lโadorazione, non puรฒ pretendere di legiferare contro le convinzioni del cristiano, che in questo caso ha il dovere di obbedire a Dio piuttosto che al potere politico (cf. At 5,29), ma ha un compito ben preciso: ordinare la societร , affinchรฉ possa vivere nella logica della libertร e del bene comune. Potremmo dire che i doveri verso Dio sono annunciati a tutti, ovunque e sempre, ma ciรฒ che si deve a Cesare, le tasse e i tributi, vanno assolutamente pagati. Ogni cristiano, cosรฌ come ogni figlio di Israele, รจ in alleanza con il Signore e porta sulla propria mano lโiscrizione: โIo appartengo al Signoreโ (cf. Is 44,5), e tuttavia vive nella polis, riconoscendo lโautoritร politica e obbedendo a essa in ciรฒ che non contraddice la volontร e la signoria di Dio. La moneta porta impressa lโeffigie di Cesare, ma lโuomo porta impressa lโimmagine di Dio (cf. Gen 1,27), dunque a Dio deve โrestituireโ se stesso interamente e obbedire a lui; a Cesare deve invece restituire quanto gli appartiene, non il proprio cuore!
Certamente con questa parola Gesรน non voleva risolvere i nostri litigi e le nostre lotte politiche, perchรฉ ciรฒ spetta alla nostra responsabilitร che nasce da un discernimento che dobbiamo operare da noi stessi, come egli stesso ha avvertito: โPerchรฉ non giudicate, non discernete da voi stessi ciรฒ che รจ giusto?โ (Lc 12,57). Gesรน non รจ stato e non ha voluto essere un Messia politico; e se ha confessato di essere Re, ha subito aggiunto di esserlo non come i re di questo mondo (cf. Gv 18,36). Non รจ stato dunque un Cesare contro Cesare, ma ha rispettato e ha chiesto di rispettare lโautoritร stabilita e di onorare i suoi diritti, in quanto autoritร umana necessaria, sempre sottomessa alla complessitร della realtร sociale e politica di unโepoca precisa. Per questo Paolo domanderร ai cristiani di sottomettersi alle autoritร civili (cf. Rm 13,1-7; Tt 3,1), e analogamente farร anche lโapostolo Pietro: โAgite da uomini liberi,โฆ quali servi di Dio. Onorate tutti, amati i vostri fratelli, temete Dio, rispettate il reโ (1Pt 2,16-17). Queste direttive apostoliche โ non lo si dimentichi โ vengono date in unโepoca di persecuzione dei cristiani da parte dellโimpero romanoโฆ
Il cristiano deve pertanto essere un cittadino leale e capace di onorare il suo dovere verso lo Stato, ma sarร servo di Dio, mai servo degli uomini o di poteri umani; e soprattutto, si sentirร chiamato a una cittadinanza (polรญteuma) nel regno di Dio, nei cieli (cf. Fil 3,20). Il cristiano sarร fedele alla terra, senza esenzioni nรฉ evasioni dalla storia, senza invocare spiritualizzazioni o fughe โangelicheโ, ma opererร nel mondo secondo la volontร del Signore, cercando il bene comune, la libertร , la giustizia, la riconciliazione, la pace. Restituire a Dio ciรฒ che รจ di Dio significa rendergli unโumanitร che non porta solo la sua immagine indelebile ma che si รจ fatta a lui rassomigliante: questo restituirgli lโumanitร rassomigliante รจ il cammino dellโumanizzazione!
Con la presente controversia si avvicina per Gesรน il dramma della passione, ormai imminente, e il processo politico, quando Gesรน sarร accusato di โsobillare il popolo e di impedire di pagare i tributi a Cesareโ (cf. Lc 23,2). Ormai i nemici di Gesรน, che non riescono a farlo cadere con un tranello, sono decisi ad accusarlo falsamente, al fine di eliminarlo per sempre.
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Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi