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Enzo Bianchi – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2024

Domenica 21 Luglio 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 6, 30-34

La tenerezza del pastore

Su ogni nostra decisione, su ogni nostra scelta necessaria e buona, ciรฒ che deve avere il primato รจ la misericordia. Se ogni nostra scelta e ogni nostra azione non obbediscono innanzitutto alla misericordia, non sono conformi ai sentimenti che furono in Cristo Gesรน.

I discepoli ritornati dalla missione meritano di essere chiamati โ€œinviatiโ€, โ€œmissionariโ€, per questo Marco li definisce โ€œapostoliโ€ (apรณstoloi): discepoli di Gesรน diventati suoi inviati.

Tornano dunque da Gesรน, colui che li aveva inviati e abilitati alla missione, tornano alla fonte, tornano a colui che li aveva chiamati โ€œperchรฉ stessero con luiโ€, oltre che โ€œper mandarli a predicareโ€ (Mc 3,14). Essi โ€œraccontano a Gesรน tutto quello che avevano fatto e insegnatoโ€: azioni e parole che erano state comandate da Gesรน, ma che soprattutto gli apostoli avevano imparato ad assumere stando con lui, coinvolti nella sua vita, vivendo con lui, il loro rabbi, maestro e profeta. Sappiamo di che cosa era fatto questo loro servizio: lโ€™annuncio del Regno di Dio veniente, della necessaria conversione, e una prassi di umanitร  autentica che si manifestava nellโ€™incontrare le persone, nellโ€™accoglierle, nel dare loro fiducia risvegliando la loro fede, nello sperare insieme a loro, nel liberarle, per quanto possibile, da oppressioni diverse dovute alla presenza del Male operante nel mondo. Marco non dice che gli inviati hanno fatto cose straordinarie, miracoli, perchรฉ ciรฒ che era sufficiente lโ€™hanno eseguito in obbedienza al mandato di Gesรน.

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Ecco dunque i discepoli-apostoli riuniti intorno a Gesรน, che da autentico pastore della sua comunitร  ascolta ciรฒ che essi hanno vissuto e sperimentato nella missione. Vi รจ un vero dialogo tra Gesรน e gli inviati (descritto piรน diffusamente in Lc 10,17-20), nel quale vengono evidenziate fatiche e gioie, risultati e fallimenti di quella missione in Galilea anticipatrice della missione a tutte le genti da parte di coloro che Gesรน risorto invierร .

Gli apostoli sono stanchi, e Gesรน, che รจ stato raggiunto dalla notizia della decapitazione di Giovanni, il suo rabbi, nella sua tristezza decide di prendere le distanze dalla predicazione che lo impegnava e lo affaticava. Dice dunque ai Dodici: โ€œVenite in disparte, voi soli, in un luogo deserto (katโ€™ idian eis รฉremon tรณpon), e riposatevi un poโ€™โ€. Gesรน li chiama ancora una volta a seguirlo, a โ€œstare con luiโ€, per condividere con lui la preghiera al Padre, per approfondire la vocazione e la missione, per riposarsi. รˆ un invito pieno di tenerezza, di sollecitudine per i discepoli, ma anche per Gesรน รจ una necessitร : egli deve fare discernimento sulla sua missione, soprattutto ora che Giovanni il Battista, con la morte violenta subita, diventa precursore anche del suo futuro.

Marco annota anche che quanti cercavano Gesรน e venivano da lui erano talmente numerosi che i discepoli, impegnati nellโ€™organizzare questi incontri personali con Gesรน, non avevano neppure il tempo di preparare da mangiare e di mangiare. Sรฌ, anche per Gesรน, come per ciascuno di noi, occorre a volte avere il coraggio e la forza di prendere le distanze da ciรฒ che si fa, occorre uscire dallโ€™agitazione delle moltitudini, dal rumore delle folle, da quel turbinio di occupazioni che rischiano di travolgerci. Lavorare, impegnarsi seriamente con tutta la propria persona รจ necessario ed รจ umano, ma lo รจ altrettanto la dimensione della solitudine, del silenzio, della quiete. Se noi sentissimo nel nostro cuore questa chiamata: โ€œFuggi, faโ€™ silenzio, cerca quieteโ€ (Detti dei padri del deserto, Serie alfabetica, Arsenio 2), saremmo certamente piรน disponibili a trovare un โ€œluogo desertoโ€, uno spazio solitario in cui pensare, meditare, ascoltando il silenzio, il nostro cuore, la voce di Dio che cerca di parlarci nel nostro intimo piรน profondo. Senza ottemperare a questa esigenza, si cade nella superficialitร , ci si disperde, si finisce per vivere senza sapere dove si va.

Ma questo tentativo di sfuggire alla folla e di trovare solitudine e riposo fallisce: la folla che da giorni segue Gesรน prevede le sue mosse e a piedi raggiunge prima di lui quella riva deserta del lago. Gesรน allora, sbarcando, la vede e la osserva con attenzione: non รจ preso dalla soddisfazione del successo, del fatto che tanta gente lo cerca e lo trova, ma รจ mosso a viscerale compassione (verbo splanchnรญzo). Le sue viscere si commuovono come quelle di Dio nei confronti del suo popolo oppresso (cf. Os 11,8); egli si commuove e soffre con un fremito causato solo dallโ€™amore verso quella gente. Sรฌ, รจ gente incredula, che cerca Gesรน con ambiguitร  e interessi non trasparenti, ma per Gesรน merita compassione. Sono โ€œpecore senza pastoreโ€, non hanno nessuno che dia loro da mangiare cibo, nessuno che si prenda cura di loro, nessuno che rivolga loro la parola per sostenerli nel duro mestiere di vivere e nessuno che li sostenga nei loro dubbi e contraddizioni. Gesรน si intenerisce e rivive la compassione di Mosรจ quando vede il suo popolo senza pastore (cf. Nm 27,17) e la compassione dei profeti che soffrono al vedere il popolo di Dio disperso e oppresso dai cattivi pastori (cf. 1Re 22,17; Ez 34,5; Zc 10,3-12).

Non resta dunque a Gesรน che farsi โ€œpastore buono โ€ (Gv 10,11.14) di quella folla: obbedisce puntualmente e fa ciรฒ che Dio, il Padre suo, vuole che lui faccia a suo nome, quale Figlio inviato nel mondo. Gesรน dunque legge la fame di quella gente, fame di cui forse non sono pienamente coscienti, fame della Parola: vogliono che Gesรน insegni, cioรจ โ€œparli loro la Parolaโ€, come Marco dice altrove (cf. Mc 2,2; 4,33). Ciรฒ che รจ decisivo รจ che Gesรน sia presente e parli, perchรฉ lui รจ la Parola di Dio (cf. Gv 1,1.14). Gesรน lo fa lungamente, come stando sotto un giogo: il giogo della misericordia che lo spinge a questa compassione, a questa fatica, a questa parola indirizzata a quanti suscitano in lui sentimenti di tenerezza. Aveva avuto misericordia degli apostoli ritornati stanchi e li aveva chiamati al riposo, e ora ha misericordia delle folle e interrompe il proprio riposo. Solo la compassione misericordiosa lo guidava e ne determinava il comportamento e le azioni durante la sua itineranza. La folla che impedisce a Gesรน di realizzare il suo progetto buono e urgente di riposo necessario non causa in lui fastidio, reazioni di impazienza, ma gli fornisce unโ€™occasione per partecipare ai sentimenti di Dio che ha compassione del suo popolo privo di pastori.

Questo รจ un grande insegnamento per noi: su ogni nostra decisione, su ogni nostra scelta necessaria e buona, ciรฒ che deve avere il primato รจ la misericordia. Se ogni nostra scelta e ogni nostra azione non obbediscono innanzitutto alla misericordia, non sono conformi ai โ€œsentimenti che furono in Cristo Gesรนโ€ (Fil 2,5): sentimenti umani ma in profonditร  sentimenti di Dio, colui che รจ Santo e mostra la sua santitร  in mezzo al suo popolo con la compassione, scegliendo che nel suo cuore la misericordia regni sulla giustizia (cf. Os 11,7-9). Soprattutto i pastori di comunitร  dovrebbero molto interrogarsi su questa disponibilitร  a dare la precedenza alle domande della comunitร  rispetto alle loro scelte e alle loro pur buone iniziative. Dovrebbero chiedersi se in loro la misericordia, cioรจ lโ€™amore viscerale di compassione, รจ sempre immanente al โ€œcompiere ogni giustiziaโ€ (cf. Mt 3,15). Non lo si dimentichi: nel cristianesimo non si danno compimento della giustizia e misericordia, ma solo misericordia nel compimento della giustizia o compimento della giustizia nella misericordia.

Prima di dare il pane Gesรน dร  la Parola, per saziare gli uomini e le donne che lo seguono. Ma presto darร  anche il pane, perchรฉ la sua tenerezza non riguarda solo la loro sete di Parola ma anche la loro fame di pane.

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Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.

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