โTra voi non รจ cosรฌโ
Nel vangelo secondo Marco dopo ognuno dei tre annunci della passione fatti da Gesรน nella sua salita verso Gerusalemme รจ registrata una scena di incomprensione da parte dei discepoli. Dopo il primo annuncio (cf. Mc 8,31), รจ Pietro che arriva a contestare le parole di Gesรน (cf. Mc 8,32), facendosi โostacoloโ โ โSatanaโ (Mc 8,33), come lo chiama Gesรน โ sul cammino che Dio ha assegnato a suo Figlio. Quando Gesรน afferma per la seconda volta la necessitas passionis (cf. Mc 9,31), tutti i discepoli, come intontiti, non comprendono, anzi si mettono a discutere su chi tra loro puรฒ essere considerato il piรน grande (cf. Mc 9,32-34).
Nel brano evangelico di questa domenica, dopo il terzo annuncio della sua sofferenza e morte, passaggio inevitabile verso la resurrezione (cf. Mc 10,32-34), sono Giacomo e Giovanni che mostrano quanto sono distanti dal modo di pensare di Gesรน. I due fratelli hanno seguito Gesรน fin dallโinizio del suo ministero pubblico, sono i suoi primi compagni insieme a Pietro e ad Andrea, hanno abbandonato tutto, famiglia e professione, per stare con lui (cf. Mc 1,16-20), e in qualche modo si sentono gli โanzianiโ della comunitร . Essendo figli di Salome, probabilmente sorella di Maria, la madre di Gesรน (cf. Mc 15,40; Mt 27,56; Gv 19,25), sono cugini di Gesรน, dunque suoi parenti, appartenenti alla famiglia, al clan, e per questo pensano di vantare precedenze sugli altri.
Eccoli allora presentarsi a Gesรน per dirgli ciรฒ che pensano di โmeritareโ per lโavvenire, quando Gesรน, il Re Messia, stabilirร il suo regno: โConcedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistraโ. ร una pretesa piรน che una domanda, fatta da chi ragiona esattamente come tante volte facciamo noi nel quotidiano: le relazioni contano, dunque occorre rivendicare il loro pesoโฆ E questo non avviene solo tra noi uomini e donne, fratelli e sorelle, perchรฉ anche nei confronti di Dio vantiamo pretese: siamo noi i credenti, siamo noi i cristiani, dunque presso Dio dobbiamo avere una precedenza sugli altriโฆ
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Gesรน replica a Giacomo e Giovanni con infinita pazienza: โNon sapete quello che chiedeteโ. Risposta anche ironica, perchรฉ Gesรน sa che nella sua vera gloria, quella sulla croce, alla sua destra e alla sua sinistra ci saranno due malfattori, crocifissi e suppliziati come lui (cf. Mc 15,27). Vi รจ qui lo scontro tra due visioni della gloria: i due discepoli la intendono come successo, potere, splendore, mentre Gesรน lโha appena indicata nel servizio, nel dono della vita, nellโessere rigettato in quanto obbediente alla volontร di Dio. Per questo egli tenta ancora una volta di portare i discepoli a guardare non alla gloria come termine finale, ma al cammino che conduce alla vera gloria, quella che essi neppure riescono a immaginare. E lo fa ponendo loro una domanda: โPotete bere il calice che io sto per bere, o ricevere lโimmersione nella quale io devo essere immerso?โ.
Gesรน chiede innanzitutto se sono disposti a bere โil calice della sofferenzaโ, espressione biblica per indicare la sofferenza da subire (cf. Sal 75,9; Is 51,17.22, ecc.). Si ricordi che Gesรน stesso nellโagonia del Getsemani sarร tentato di allontanare da sรฉ quel calice: โAbbร ! Padre! Tutto รจ possibile a te: allontana da me questo calice!โ (Mc 14,36)โฆ Nella sequela di Gesรน, nel condividere la sua strada e la sua sorte, vi รจ per i discepoli una sofferenza da accogliere, senza rivolte e senza la tentazione di esserne esenti. Non solo, cโรจ anche unโimmersione, un โandare sottoโ, un affogare momentaneo nei โflutti della morteโ (Sal 18,5), che sarร un evento prima per Gesรน, ma che poi dovrร essere condiviso da chi si sente coinvolto nella sua vita e vuole stare con lui ovunque egli vada (cf. Ap 14,4). Viene qui impiegato il termine greco bรกptisma (e il verbo corrispondente baptรญzein), di cui non comprendiamo piรน il significato: battesimo รจ immersione, รจ andare sottโacqua, รจ affogare come creatura vecchia per uscire dallโacqua come creatura nuova. Si noti lโinsistenza del testo originale, come appare da una traduzione alla lettera: โPotete voi con lโimmersione con cui sono immerso essere immersi?โ. Ecco il battesimo, che dร inizio sacramentalmente alla vita cristiana, ma che deve diventare esperienza, vita concreta, fino al momento finale della morte, quando i flutti ci travolgeranno, e poi dopo la morte, quando Dio ci chiamerร alla vita eterna attraverso la resurrezione.
Giacomo e Giovanni, sempre โboanรจrghes, cioรจ โfigli del tuonoโโ (Mc 3,17), rispondono affermativamente alla domanda di Gesรน, e capiranno solo piรน tardi il prezzo di questa disponibilitร : quando Marco scrive il vangelo, intorno allโanno 70, sa che nel 44 Giacomo era stato martirizzato da Erode a Gerusalemme (cf. At 12,2) e Giovanni secondo la tradizione vivrร nellโisola di Patmos una lunga passione di prigioniero esiliatoโฆ In ogni caso, Gesรน accoglie questa loro spontanea professione di disponibilitร alla croce, ma ricorda anche che non spetta a lui concedere di sedere alla sua destra o alla sua sinistra, ma โรจ per coloro per i quali รจ stato preparatoโ dal Padre (passivo divino). Sta di fatto che questa richiesta dei due fratelli โ che Matteo, per riguardo a Giacomo e a Giovanni, pone in bocca alla loro madre (cf. Mt 20,20) โ suscita subito una reazione sdegnata negli altri con-discepoli, che li contestano per gelosia e perchรฉ infastiditi dalla loro pretesa.
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E qui va detto con franchezza e senza ingenuitร che la comunitร di Gesรน รจ immagine delle nostre comunitร : uomini e donne chiamati da Gesรน e scelti da lui; uomini e donne che sovente mostrano di avere poca fede o addirittura apistรญa, incredulitร (cf. Mc 9,24; 16,14); uomini e donne fragili e deboli che a volte non riescono a comprendere le parole di Gesรน, le esigenze della sequela, e dunque contraddicono la loro vocazione e la loro identitร . La comunitร , peraltro scelta, istruita e formata dal Signore presente e operante in mezzo a essa, appare una povera comunitร . Marco ha lโaudacia di metterci davanti agli occhi la tragica parabola di questa comunitร : quelli che โabbandonata la barca, le reti e il padre, seguirono Gesรนโ (cf. Mc 1,18-20), nellโora della passione โabbandonarono Gesรน e fuggirono tuttiโ (Mc 14,50).
Ecco, non dimentichiamo la debolezza e la fragilitร della comunitร del Signore, perchรฉ se tale era la comunitร i cui membri erano stati scelti e istruiti personalmente da Gesรน, come potrebbero le nostre comunitร essere migliori?
Allora Gesรน li chiama tutti e dodici intorno a sรฉ e dร loro una lezione molto istruttiva, perchรฉ รจ unโapocalisse del potere mondano, politico. Dice: โVoi sapeteโ, perchรฉ basta guardare, osservare, โche coloro i quali sono considerati i governanti delle genti dominano, spadroneggiano su di esse, e i loro capi le opprimono. Tra voi perรฒ non รจ cosรฌ (Non ita est autem in vobis)โ. Attenzione, Gesรน non dice: โTra voi non sia cosรฌโ, facendo un augurio o impartendo un comando, ma: โTra voi non รจ cosรฌโ, ovvero, โse รจ cosรฌ, voi non siete la mia comunitร !โ. Non รจ possibile che la comunitร cristiana abbia come modello il potere mondano, che si lasci conformare a ciรฒ che fanno i governi, quasi sempre ingiusti e spesso totalitari: il governo nella comunitร cristiana รจ โaltroโ, oppure non รจ governo, ma dominio. Dโaltra parte, Gesรน non nega la necessitร di un governo nella societร umana, ma lo legge nella sua realtร , come si manifesta in concreto. Sรฌ, a volte cโรจ qualcuno che merita il governo perchรฉ sa esercitarlo nella giustizia, ma รจ evento raro, perchรฉ le forze mondane, i poteri oscuri lo rimuovono prestoโฆ
Ecco dunque la vera โcostituzioneโ data alla chiesa: una comunitร di fratelli e sorelle, che si servono gli uni gli altri, e tra i quali chi ha autoritร รจ servo di tutti i servi. Nella chiesa non cโรจ possibilitร di acquisire meriti di anzianitร , di fare carriera, di vantare privilegi, di ricevere onori: occorre essere servi dei fratelli e delle sorelle, e basta! Il fondamento di questa comunitร รจ proprio lโevento nel quale il Figlio dellโuomo, Gesรน, si รจ fatto servo e ha dato la sua vita in riscatto per le moltitudini, cioรจ per tutti. Gesรน non ha dominato, ma ha sempre servito fino a farsi schiavo, fino a lavare i piedi, fino ad accettare una morte ignominiosa, assimilato ai malfattori. Sรฌ, Gesรน รจ il Servo sofferente tratteggiato dal profeta Isaia nel brano che in questa domenica ascoltiamo come prima lettura: โDopo il suo intimo tormentoโ, cioรจ dopo aver conosciuto la sofferenza, โil giusto mio Servoโ โ dice il Signore โ โgiustificherร le moltitudini (rabbim), egli si addosserร le loro iniquitร โ (Is 53,11). Questa la gloria del Messia, di Gesรน, quindi la gloria del cristiano: non riconoscimenti mondani, non posizioni o posti di successo e di trionfo, ma la gloria di chi serve i fratelli e le sorelle e dร la vita nella libertร e per amore al seguito di lui, Gesรน.
Questo vangelo non riguarda solo la comunitร storica di Gesรน, i Dodici, ma riguarda soprattutto noi, la chiesa oggi. In particolare, riguarda quelli che nella comunitร cristiana esercitano un servizio, sempre tentati di farlo diventare dominio, potere, sempre tentati di lavorare per sรฉ e non per il bene della comunitร . E sia chiaro: nella chiesa il servizio non รจ finalizzato ad assicurare una dinamica di gruppo positiva ed efficace secondo schemi psicologici. No, il servizio รจ una legge per la comunitร cristiana, perchรฉ realizza concretamente il nostro amore fraterno, perchรฉ questa รจ la posizione del Kรฝrios, del Signore. Al cuore della comunitร cโรจ il Kรฝrios che si fa nostro servo e ci dice: โSe io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altriโ (Gv 13,14).
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.