โper che cosa mi hai abbandonato?โ
La liturgia di questa domenica della Passione del Signore, detta anche delle Palme, prevede la lettura del racconto della passione secondo Matteo. Lโevangelista non ci consegna innanzitutto una โcronacaโ, ma ci fornisce lโinterpretazione, scaturita dalla fede della chiesa, di quei fatti che hanno costituito la fine della vita di Gesรน il Cristo. Il vangelo รจ scritto da chi confessa la resurrezione di Gesรน e dunque legge gli eventi antecedenti nella luce di quellโevento che spiega, dร senso, illumina la passione e la morte. Per questo Matteo insiste sul โcompimento delle Scrittureโ, ritmando il racconto con questo adagio: โcome sta scrittoโฆโ, โciรฒ รจ avvenuto perchรฉ si compissero le Scrittureโฆโ. Leggendo la passione secondo Matteo assistiamo, come folla convocata, al processo di Gesรน, nel quale si affrontano la volontร di Dio e quella degli uomini, in un dramma che รจ pasquale non solo per la sua collocazione temporale, ma anche per la sua dinamica.
Possiamo distinguere il racconto in tre grandi parti:
- il preludio (Mt 26,1-46);
- il processo religioso (Mt 26,47-75);
- il processo politico, la morte e la sepoltura (Mt 27,1-66).
Nel preludio, dopo il complotto (cf. Mt 26,1-5), leggiamo come apertura lโunzione di Gesรน da parte di una donna anonima a Betania (casa del povero), vera introduzione alla passione (cf. Mt 26,6-13). Versando sul capo di Gesรน olio profumato, la donna profetizza quellโunzione regale e sacerdotale che Gesรน riceverร sulla croce. Ella โdiscerneโ Gesรน come โil Poveroโ, colui che va alla morte nella solitudine, nellโabbandono e senza difesa; Gesรน approva il suo gesto, che non รจ spreco, ma vero dono fatto al Povero. Non comprendere questo, significa โ come farร Giuda (cf. Mt 26,14-16) โ vendere Gesรน a prezzo di denaro, perchรฉ si stima il valore del denaro piรน importante dellโattenzione da dedicare a Gesรน stesso. Per questo, come Gesรน afferma con solennitร : โAmen, io vi dico: dovunque sarร annunciato questo Vangelo, nel mondo intero, in ricordo di lei si dirร anche ciรฒ che ella ha fattoโ (Mt 26,13), il suo gesto dโamore.
Segue il racconto della cena (cf. Mt 26,17-35), che secondo lโevangelista รจ una cena pasquale, e proprio in essa la denuncia del peccato del traditore: uno dei Dodici consegna Gesรน, gli altri fuggiranno tutti e Pietro, la roccia, tremando come un fuscello dirร di non conoscere Gesรน. Questa รจ la comunitร di Gesรน, alla quale egli dona il suo corpo e il suo sangue, la sua stessa vita. Sรฌ, i convitati di quella cena sono dei peccatori, degli infedeli, unโassemblea che noi giudichiamo indegna di ricevere in dono la vita stessa del Signore. Ma quel dono รจ per la remissione dei peccati, il calice รจ sangue dellโalleanza versato per la remissione dei peccati, a cominciare da quelli dei Dodici.
Dopo la cena, Gesรน discende con la sua comunitร al Getsemani, al di lร del torrente Cedron, nella valle sotto il tempio, dove in unโintensa preghiera assume fino in fondo quegli eventi che ormai stavano precipitando (cf. Mt 26,36-46). Egli sarebbe potuto fuggire, rinnegando ciรฒ che aveva fatto e detto; avrebbe potuto assumere lo stile di chi combatte anche con la violenza, facendo resistenza: sceglie invece di vivere fino alla fine facendo il bene, accogliendo su di sรฉ il male piuttosto che farlo. Questa รจ la volontร di Dio per tutti, per ogni essere umano! Dunque Gesรน รจ pronto, fa degli eventi che sopraggiungono un atto nella sua libertร e a causa del suo amore. Cโรจ stata una lotta, possiamo dire che Gesรน ha subito nuovamente la tentazione (cf. Mt 4,1-11), ma ancora una volta, come sempre, ha rimesso il suo destino nelle mani del Padre.
Segue la cattura nella tenebra, su indicazione di Giuda, attraverso un bacio, e la ferma confessione da parte di Gesรน che quanto sta accadendo รจ conforme a ciรฒ che le Scritture avevano annunciato: ora piรน che mai egli compie la vocazione ricevuta (cf. Mt 26,47-56). Poi Gesรน viene condotto dal sommo sacerdote Caifa per il processo religioso (cf. Mt 26,57-68): lร si erano riuniti alcuni scribi e alcuni anziani del popolo, convocati frettolosamente nella notte da Caifa. Con questo processo si vuole condannare Gesรน, individuando nelle sue azioni e nelle sue parole contraddizioni alla Legge, bestemmie contro Dio, tradimento della comunitร di Israele. Testimoni prezzolati intervengono per riferire parole di Gesรน contro il tempio, la dimora di Dio.
Anche se Matteo non ci fornisce un resoconto preciso, un verbale, capiamo che la causa di quel processo sta tutta nellโidentitร di Gesรน in rapporto a Dio. Cosรฌ il sommo sacerdote gli chiede di confessare se รจ lui il Cristo, il Messia, il Figlio di Dio. E Gesรน risponde rinviando Caifa alle sue parole e alla sua coscienza (โTu lโhai dettoโ: Mt 26,64), ma svelando anche che, proprio in quella morte ormai prossima, ci sarebbe stato lo svelamento del Figlio dellโuomo seduto come Giudice alla destra di Dio nella gloria. Parole che indignano e spaventano Caifa, portandolo anche a strappare le sue vesti, segno che il sommo sacerdozio che giudica Gesรน รจ ormai finito, svuotato.
In parallelo al processo religioso di Gesรน da parte del sommo sacerdote, vi รจ lโinterrogatorio di Pietro da parte di alcune serve, di persone anonime e senza potere. Pietro rinnega, non riconosce Gesรน come Messia sofferente e non riesce neppure a riconoscerlo colui del quale era stato discepolo (cf. Mt 26,69-75). E Giuda? Avendo preferito il denaro a Gesรน, non riesce a dare senso alla propria vita e decide quindi di suicidarsi (cf. Mt 27,3-10).
Il processo religioso poteva emettere condanne, ma non infliggere a Gesรน una pena. Per questo egli รจ rinviato allโautoritร politica romana, a Ponzio Pilato, in quegli anni governatore della Giudea (cf. Mt 27,1-3.11-26). Per Pilato Gesรน รจ un caso interessante solo se rappresenta una minaccia al potere politico di Cesare. Per questo gli chiede: โSei tu il Re dei giudei?โ (Mt 27,11). Ovvero: โSei tu un concorrente al potere imperiale? Riconosci il potere politico di Roma o lo vuoi per te?โ. Ancora una volta, perรฒ, Gesรน non risponde con un โsรฌโ o con un โnoโ, ma rimanda Pilato alle sue parole: โTu lo dici, tu fai questa affermazione, io non lโho mai fatta!โ (ibid.). Pilato comprende allora che Gesรน non รจ un pericolo, ma fa appello alle accuse che le autoritร religiose giudaiche muovevano contro di lui. Gesรน perรฒ non risponde, tace (cf. Mt 26,14), con un silenzio che, se fosse ascoltato, griderebbe la veritร con piรน forza di qualsiasi parola.
Pilato tenta poi uno scambio tra Gesรน e un prigioniero famoso, un sedizioso, Barabba, ma la gente, sobillata dai capi religiosi, preferisce la morte di Gesรน, e giunge a gridare: โSia crocifisso!โ (Mt 27,22). Qui il potere totalitario mostra il suo volto: vedendo che il tumulto cresce, avendo compreso che Gesรน non conta nulla e non รจ difeso da nessuno, Pilato preferisce acconsentire alla volontร della massa, alla maggioranza in preda alla vertigine della rabbia, del rancore e della violenza (cf. Mt 27,20-26). Ma prima dellโesecuzione della condanna, la violenza trova la possibilitร di sfogarsi contro un giusto inerme, fino al disprezzo e alla tortura. Gesรน รจ incoronato Re dei giudei, secondo lโaccusa presentata, e viene celebrato in una parodia: รจ rivestito di un mantello scarlatto, incoronato di spine e gli viene data una canna come scettro, icona che i cristiani mai dimenticheranno. โFino a quel puntoโ hanno trattato Gesรน, il Figlio dellโuomo, lโuomo vittima dellโingiustizia e del soprusoโฆ Il processo politico si chiude con la consegna di Gesรน ai soldati da parte di Pilato, affinchรฉ eseguano la crocifissione fuori della cittร , nel luogo detto Golgota (cf. Mt 27,27-37).
Gesรน รจ crocifisso tra due delinquenti (cf. Mt 27,38), annoverato anche nella morte tra i peccatori, i malfattori, e la parodia continua con un cartello che lo disprezza: โCostui รจ Gesรน, il Re dei giudeiโ (Mt 27,37), un Messia fallito, condannato dallโautoritร religiosa come bestemmiatore e da quella politica come malfattore, posto su una croce, il supplizio ignominioso riservato agli schiavi e ai maledetti da Dio e dagli uomini (cf. Dt 21,23; Gal 3,13). Sulla croce Gesรน continua ad ascoltare oltraggi, nonchรฉ lโultima eco delle tentazioni vissute allโinizio e poi sempre nella sua missione (cf. Mt 27,39-44). Scendere dalla croce manifestando la sua onnipotenza divina? Salvare se stesso come ha salvato tanti altri? Avere fede in Dio solo se lo libera da quella fine? No, Gesรน resta fedele alla sua missione fino alla fine, per questo pone al Padre unโultima domanda: โDio mio, Dio mio, perchรฉ mi hai abbandonato?โ (Mt 27,46; Sal 22,2). Non รจ una contestazione, ma una preghiera, una richiesta di luce nella tenebra, una confessione: โO Dio, ti resto fedele anche in ciรฒ che vivo come abbandono, tuo silenzio, lontananza da te!โ. Nessuno tra i presenti puรฒ comprendere, ma solo un centurione pagano, sotto la croce, vedendo quella morte arriva a confessare: โDavvero costui era Figlio di Dio!โ (Mt 27,54).
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Cosรฌ, mentre scende la sera e il corpo di Gesรน viene deposto in un sepolcro da discepoli e discepole (cf. Mt 27,57-61), in un pagano รจ generata la fede in Gesรน: in quella morte cosรฌ atroce, il centurione vede che Gesรน ha speranza, che resta fedele a Dio, che vive quella fine come dono, come amore per tutti gli uomini. Quella morte comincia ormai a manifestarsi come resurrezione, come vita, finchรฉ il terzo giorno si manifesterร in pienezza il grande mistero della Pasqua di Gesรน (cf. Mt 28,1-10).
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi