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Enzo Bianchi – Commento al Vangelo del 17 Novembre 2024

Domenica 17 Novembre 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 13, 24-32

La venuta del Figlio dell’uomo nella gloria

Se il credente sa leggere la storia, aderendo alla realtร  quotidiana della vita umana e ascoltando la parola di Dio che sempre risuona nel suo oggi, allora sarร  pronto per lโ€™ora della venuta temibile e misericordiosa del Signore: unโ€™ora che solo il Padre conosce, unโ€™ora in cui i figli di Dio dispersi saranno finalmente una comunione, che non conoscerร  piรน nรฉ morte, nรฉ male, nรฉ peccato.

Con questa domenica termina la lettura cursiva del vangelo secondo Marco, che abbiamo ascoltato nellโ€™assemblea domenicale lungo tutta lโ€™annata liturgica B.

Le parole di Gesรน su cui oggi meditiamo sono quelle da lui pronunciate negli ultimi giorni della sua vita, prima della passione e morte; parole da lui rivolte sul monte degli Ulivi ai quattro discepoli della prima ora (cf. Mc 1,16-20), quelli a lui piรน vicini: Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea (cf. Mc 13,3). Il cosiddetto โ€œdiscorso escatologicoโ€ รจ molto lungo โ€“ occupa tutto il capitolo 13 โ€“ e vuole essere una risposta alla domanda circa il tempo successivo alla vicenda terrena di Gesรน: cosa accadrร ?

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Servendosi di idee e immagini tratte dai libri profetici, Gesรน annuncia che il tempio di Gerusalemme, che si ergeva maestoso davanti a lui e ai discepoli, andrร  in rovina (cf. Mc 13,2), che ci saranno eventi che causeranno grande sofferenza agli umani (cf. Mc 13,5-23) e che alla fine โ€“ รจ il tema del nostro brano โ€“ il Figlio dellโ€™uomo verrร  nella sua gloria per compiere il giudizio ultimo e definitivo (cf. Mt 25,31-46). Questo discorso di Gesรน รจ un messaggio in un linguaggio codificato, secondo il genere apocalittico, un linguaggio che vuole essere rivelativo, profetico, pur risultando a volte oscuro, di difficile interpretazione.

Noi ne leggiamo per lโ€™appunto solo la parte finale, lโ€™annuncio della venuta gloriosa del Messia, quando si sarร  verificata la distruzione del tempio e sarร  passato il tempo della storia, nella quale guerre, calamitร  e persecuzioni si faranno dolorosamente presenti nella vita di uomini e donne (come vediamo da che mondo รจ mondoโ€ฆ). Dopo la terribile prova che investirร  lโ€™intera umanitร , il popolo di Israele e la chiesa del Signore, ci sarร  uno sconvolgimento di tutto lโ€™assetto dellโ€™universo creato.

Non lasciamoci spaventare dalle parole di Gesรน, ma intimorire sรฌ, perchรฉ essere rivelano la โ€œveritร โ€ di questo mondo che Dio ha creato, voluto e sostenuto, ma che avrร  un termine, una fine: come cโ€™รจ una fine personale, la morte, cosรฌ ci sarร  una fine di questo mondo. Gesรน vuole parlare di questi eventi, per rivelare una realtร  dai tratti indescrivibili. La creazione subirร  un processo di de-creazione, potremmo dire un ritorno allโ€™in-principio (cf. Gen 1,1-2), ma in vista di una nuova creazione, di un mondo nuovo, con cieli e terra nuovi (cf. Is 65,17; 66,22; 2Pt 3,13; Ap 21,1). Queste immagini non vogliono significare distruzione, decomposizione, scomparsa della materia, ma la fine degli attuali assetti della creazione, in preda alla sofferenza, al male e alla morte, per una ri-creazione, una trasfigurazione che non riusciamo neppure a immaginare.

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Ecco allora le immagini apocalittiche, ispirate da fenomeni che lโ€™uomo contempla, ma che sono transitori, dunque non distruttori della vita: il sole che si eclissa definitivamente, la luna che perde la sua luce, le stelle che cadono dal cieloโ€ฆ Immagini evocatrici della fragilitร  dellโ€™assetto del nostro universo, che non รจ eterno, che โ€“ come ci assicurano anche le scienze โ€“ ha avuto un inizio e avrร  una fine. E tuttavia questo universo, che agli occhi dei credenti nel Signore Gesรน โ€œgeme e soffre le doglie del partoโ€ (Rm 8,22), รจ un universo voluto da Dio e che Dio salverร , trasfigurandolo in dimora del suo Regno.

Proprio in questa โ€œcrisiโ€ cosmica si manifesterร  il Figlio dellโ€™uomo, farร  la sua parusia in modo glorioso, venendo dai cieli, nella luce definitiva che vincerร  per sempre le tenebre: โ€œAllora vedranno il Figlio dellโ€™uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloriaโ€ (cf. Dn 7,13-14). Lo ripeto: la venuta finale del Signore non nega la storia, ma vuole trasfigurare il nostro mondo. Ma in veritร  anche questo evento chi puรฒ descriverlo? I cristiani hanno dipinto o rappresentato in mosaici nelle absidi delle chiese il Veniente nella gloria, seduto sullโ€™arcobaleno, giudice di tutto lโ€™universo, Pantokrรกtor (2Cor 6,18; Ap 1,8; 4,8, ecc.), cioรจ colui che tiene insieme tutte le cose; ma nel farlo hanno dovuto ispirarsi alla parusia, allโ€™ingresso glorioso dei re e degli imperatori, rivestendo il Figlio di Dio e Figlio dellโ€™uomo dei tratti di una gloria umana.

In realtร , non sappiamo in che forma contempleremo il Signore veniente; possiamo solo dire che allora lo riconosceremo tutti, anche quelli che durante la loro vita non lโ€™hanno mai riconosciuto nellโ€™affamato, nellโ€™assetato, nel malato, nello straniero, nel carcerato, nellโ€™ignudo (cf. Mt 25,31-46). Anche quelli che hanno trafitto Gesรน o hanno trafitto il povero, la vittima, allora lo riconosceranno, si batteranno il petto (cf. Ap 1,7) e capiranno che le trafitture inferte allโ€™altro, al fratello o alla sorella, erano trafitture che raggiungevano il Signore, il quale ora si mostra giudice misericordioso ma temibile. Sarร  quella anche lโ€™ora del raduno di tutti gli eletti, i giusti, quelli che hanno vissuto esercitando fiducia nellโ€™altro, sperando insieme agli altri, amando chi avevano accanto e, con il loro comportamento, rendevano prossimo, vicino. I figli di Dio dispersi saranno finalmente una comunione, che non conoscerร  piรน nรฉ morte, nรฉ male, nรฉ peccato (cf. Is 35,10; Ap 21,4).

Quando questo accadrร  (cf. Mc 13,4)? In un giorno che nessuno conosce, eppure รจ un giorno certo, รจ una promessa di Dio che si realizzerร . Non รจ il โ€œquandoโ€ che conta, bensรฌ la fiduciosa certezza di un futuro orientato dalla promessa del Signore: โ€œIo vengo presto!โ€ (Ap 22,20). I discepoli di Gesรน non devono dunque chiedere โ€œquando?โ€, ma devono piuttosto chiedersi se loro stessi saranno pronti ad accogliere quellโ€™evento della parusia come salvezza, se saranno capaci di gioire davanti alla venuta del Figlio dellโ€™uomo, se avranno saputo sperare con perseveranza in quellโ€™ora: unโ€™ora che รจ un segreto, perchรฉ neanche lโ€™uomo Gesรน la conosceva, e neppure gli angeli, ma solo il Padre.

Per questo i credenti imparino a osservare la storia con spirito di discernimento, leggendo i โ€œsegni dei tempiโ€. Gesรน, del resto, lo aveva constatato, con un certo stupore che รจ anche unโ€™esortazione: โ€œSapete interpretare lโ€™aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi?โ€ (Mt 16,3). Domanda che sempre ci intriga e accende la nostra responsabilitร , chiamando in causa il nostro discernimentoโ€ฆ

La venuta del Figlio dellโ€™uomo sarร  come lโ€™estate che i contadini sanno prevedere, guardando soprattutto la pianta di fico: quando il fico, per il risalire della linfa, intenerisce i suoi rami e si aprono le gemme rimaste chiuse per tutto lโ€™inverno, allora sta per scoppiare lโ€™estate. Cosรฌ, se il credente sa leggere la storia, aderendo alla realtร  quotidiana della vita umana e ascoltando la parola di Dio che sempre risuona nel suo โ€œoggiโ€ (cf. Sal 95,7), allora sarร  pronto per lโ€™ora della venuta temibile e misericordiosa del Signore. Si tratta โ€“ come si legge nella conclusione del discorso (cf. Mc 13,33-37), quella con cui abbiamo aperto lโ€™anno liturgico, nella I domenica dโ€™Avvento โ€“ di vegliare, di restare vigilanti, desti, capaci di esercitare lโ€™intelligenza per discernere e non essere trovati addormentati o spiritualmente intontitiโ€ฆ

Sarร  la fine? Sรฌ, ma quella fine porta un nome: รจ il Signore Gesรน Cristo, Figlio dellโ€™uomo e Figlio di Dio, uomo e Dio che รจ venuto nel mondo, da Dio qual era (cf. Fil 2,6), per farsi uomo, e verrร  nella gloria perchรฉ lโ€™uomo diventi Dio. Allora, finalmente, Dio sarร  tutto in tutti (cf. 1Cor 15,28): tutta lโ€™umanitร  sarร  in Dio e ognuno di noi sarร  il Figlio di Dio.

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.

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