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Enzo Bianchi โ€“ Commento al Vangelo del 16 Marzo 2025

Domenica 16 Marzo 2025 - II DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 9,28b-36

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Ascoltate lui, il Figlio!

La voce di Dio risuona dalla nube come rivelazione dellโ€™identitร  di Gesรน e come compito per i suoi discepoli: โ€œQuesti รจ il Figlio mio, lโ€™Eletto, lโ€™Amato, ascoltatelo!โ€. La rivelazione ormai รจ Gesรน stesso, la sua persona, e il grande comando โ€œAscolta, Israele!โ€ diventa: โ€œAscoltate il Figlio, lโ€™Eletto di Dio, ascoltate lui!โ€. Anche lโ€™ascolto della Legge e dei Profeti deve diventare ascolto di Gesรน, il Figlio che Dio ama perchรฉ compie la sua volontร , conformemente alla missione ricevuta.

Nella prima domenica di Quaresima abbiamo contemplato Gesรน nella sua condizione umana, tentato dal demonio nel deserto e durante la sua vita (cf. Lc 4,1-13). In questa seconda domenica il vangelo che ci viene donato, quello della trasfigurazione di Gesรน, ci porta a confessare che in quella sua carne mortale spogliata delle sue prerogative divine, perchรฉ volontariamente e liberamente egli โ€œaveva svuotato se stesso assumendo la condizione di uomo e di schiavoโ€ (Fil 2,7), la sua identitร  profonda restava quella di Figlio di Dio e il suo destino era la gloria divina (cf. Fil 2,9-11).

Eccoci dunque davanti a questo racconto testimoniato dai tre vangeli sinottici (cf. Mc 9,2-10; Mt 19,2-9), ciascuno con dei particolari diversi e significativi. Luca scrive che lโ€™evento avvenne โ€œotto giorni dopoโ€ il giorno della svolta (Lc 9,28a), cioรจ quello della confessione di Pietro che ha riconosciuto e confessato Gesรน come โ€œil Cristo di Dioโ€ (Lc 9,20), quello stesso giorno in cui Gesรน ha annunciato per la prima volta la necessitas della sua passione, morte e resurrezione (cf. Lc 9,22). Proprio in quel giorno Gesรน decide di salire sul monte santo per dedicarsi alla preghiera, per vivere piรน intensamente il rapporto con il Padre e attendere la sua Parola. Porta con sรฉ i discepoli a lui piรน vicini, Pietro, Giovanni e Giacomo, ai quali aveva promesso la visione del regno di Dio prima della loro morte (cf. Lc 9,27). 

Gesรน entra in quellโ€™incontro con Dio, come sempre faceva nei momenti decisivi della sua vita, esercitandosi allโ€™ascolto della sua voce, della sua Parola, per poterla comprendere, assumere e conservare nel cuore e, di conseguenza, poter dire il suo โ€œamenโ€ a questa volontร  di Dio. La preghiera di Gesรน sta tutta qui, e tale รจ anche la preghiera del cristiano: non cโ€™รจ molto da dire a un Padre che conosce ciรฒ di cui abbiamo bisogno (cf. Mt 6,8) e ciรฒ che abbiamo nel cuore, non ci sono lunghi discorsi da fare (cf. Mt 6,7), ma cโ€™รจ solo da rispondere al Signore con lโ€™obbedienza, con il โ€œsรฌโ€ assunto liberamente e con grande fede amorosa. Tante volte โ€“ ci testimoniano i vangeli, in particolare Luca (cf. Lc 5,16; 6,12; 9,18) โ€“ Gesรน ha cercato la solitudine, la notte, la montagna, per vivere questa preghiera assidua al Padre; anche ora, dopo la confessione di Pietro, che ha segnato un balzo in avanti nella fede dei discepoli e gli ha permesso di consegnare loro lโ€™annuncio della sua morte e resurrezione, Gesรน entra nella preghiera. Sappiamo bene che la preghiera non muta Dio ma trasforma noi, eppure ce ne dimentichiamo facilmente, perchรฉ la forma di preghiera pagana che vuole parlare a Dio, che vuole piegarlo ai nostri desideri, sta nelle nostre fibre di creature fragili e bisognose, pronte a fare di Dio colui che puรฒ sempre dirci โ€œsรฌโ€. Gesรน invece non prega cosรฌ, perchรฉ sa che รจ lui a dover dire โ€œsรฌโ€ a Dio, non viceversa.

Ebbene, in quellโ€™ascolto del Padre, in quellโ€™adesione a lui, accade la rivelazione indirizzata ai tre discepoli, che cosรฌ vengono costituiti โ€œtestimoni della sua gloriaโ€ (cf. 2Pt 1,16): secondo il racconto di Luca il volto di Gesรน appare โ€œaltroโ€ (hรฉteron), le sue vesti raggianti di luce, scintillanti. Per noi umani questa รจ la visione della gloria: percepiamo un mutamento di Gesรน, contempliamo il cambiamento del suo aspetto, la sua forma โ€œaltraโ€, la sua โ€œtrasfigurazioneโ€ (โ€œfu trasfiguratoโ€: Mc 9,2; Mt 17,2). A prescindere dallโ€™inadeguatezza delle nostre parole, la realtร  รจ che Gesรน viene percepito nella sua alteritร : lโ€™uomo Gesรน, che i tre discepoli seguivano come profeta e Messia, ha unโ€™identitร  altra, non ancora rivelata, ma che con questo evento si rivela loro momentaneamente, per allusione, comunque in modo sufficiente a trasformare la loro fede in lui.

Qui non riusciamo a dire molto di piรน, balbettiamo, ci sentiamo alla presenza di un evento che chiede soltanto la nostra adorazione. Nel corso dei secoli i cristiani si sono molto interrogati, alla lettura di questo brano. Nella tradizione orientale si รจ giunti a pensare che in veritร  Gesรน รจ rimasto lo stesso, mentre sono stati gli occhi dei discepoli a subire una trasfigurazione, fino a essere resi capaci di leggere e vedere ciรฒ che quotidianamente non vedevano (cf. Giovanni Damasceno). Altri cristiani hanno pensato che in questo evento Gesรน ha concesso agli apostoli di vedere la sua gloria, di cui si era spogliato nellโ€™incarnazione, gloria non perduta ma solo โ€œmessa tra parentesiโ€ nei giorni della sua vita mortale. Altri, recentemente, preferiscono vedere nel racconto della trasfigurazione unโ€™anticipazione pasquale: sarebbe frutto della fede in Gesรน risorto, della sua identitร  svelata nella resurrezione, e dunque letta a posteriori come profezia della Pasqua. Diverse letture, tutte possibili, che non si escludono a vicenda. Noi con semplicitร , con occhi semplici, accogliamo il mistero di questo evento come rivelazione:

Gesรน, quellโ€™uomo di Galilea, che come un profeta aveva dei discepoli e parlava alle folle, quellโ€™uomo precario, fragile e incamminato verso la morte, in veritร  era il Figlio di Dio e le sue prerogative divine non apparivano perchรฉ egli era veramente e totalmente uomo. Sรฌ, quellโ€™uomo era il Figlio di Dio e โ€œin lui abitava corporalmente la pienezza della divinitร โ€ (Col 2,9), che nella trasfigurazione si rese visibile ai tre testimoni privilegiati

A testimoniare questa identitร  di Gesรน, ecco intervenire Mosรจ ed Elia, nella loro gloria di viventi in Dio. Gli sono accanto e gli parlano del suo โ€œesodoโ€, della sua fine, della sua morte che avverrร  presto a Gerusalemme, la cittร  verso cui รจ incamminato: sarร  un esodo, un passaggio, perchรฉ il Padre lo innalzerร  nella gloria (cf. Lc 9,51; 24, 51). Ciรฒ che Gesรน aveva annunciato come sua fine prossima a Gerusalemme รจ confermato come necessitas dalla Legge (Mosรจ) e dai Profeti (Elia). Vi รจ qui la convergenza su Gesรน di tutte le Scritture di Israele, che solo in lui trovano unitร  e pieno compimento. Per i tre discepoli questo evento appare come un sigillo su colui che essi seguono: ciรฒ che gli accadrร  a Gerusalemme, la cittร  verso cui Gesรน sale, รจ conforme a tutte le Scritture, รจ secondo la rivelazione di Dio data a Israele, il popolo dellโ€™alleanza.

Inadeguati a tale mistero, Pietro, Giovanni e Giacomo sono oppressi dal sonno, ma riescono a vincerlo e a contemplare โ€œla gloriaโ€ di Gesรน e dei due uomini che parlano con lui della sua passione, morte e resurrezione. Il peso della gloria li invade, cosรฌ che, in qualche modo, vedono il regno di Dio venire con potenza (cf. Mc 9,1). Pietro allora, in una sorta di estasi, chiede a Gesรน di rendere quel momento durevole, in quanto momento di visione e non piรน di fede, di beatitudine e non piรน di fatica, di pace e non piรน di lotta spirituale. Ma mentre Pietro sta ancora parlando in modo estatico, ecco venire la nube della Shekinah, della Presenza di Dio, che li avvolge con la sua ombra, destando nei discepoli timore e tremore. Sono davanti a Dio nella sua sfera di vita, non nella luce che abbaglia ma nella nube che oscura e non permette di vedere: sentono timore ma non vedono nulla, percepiscono la Presenza di Dio ma non la vedono. Perรฒ odono, ascoltano il Dio che non si puรฒ vedere senza morire (cf. Es 33,20), ma si puรฒ ascoltare, proprio come Mosรจ aveva insegnato ai figli di Israele: โ€œIl Signore vi parlรฒ dal fuoco e voi udivate il suono delle parole ma non vedevate alcuna figura; vi era soltanto una voce!โ€ (Dt 4,12).

La voce di Dio risuona in quella nube come rivelazione dellโ€™identitร  di Gesรน e, nel contempo, come compito per i suoi discepoli: โ€œQuesti รจ il Figlio mio, lโ€™Eletto; ascoltatelo!โ€. Cosa ascoltano in realtร  Pietro, Giovanni e Giacomo? Ascoltano il Profeta promesso da Dio attraverso Mosรจ, il Profeta al quale deve andare lโ€™ascolto (cf. Dt 18,15), e vedono il compimento della profezia di Isaia sullโ€™anonimo Servo del Signore, figura attesa dai credenti di Israele: โ€œEcco il mio Servo, il mio Elettoโ€ (Is 42,1). La rivelazione ormai รจ Gesรน stesso, la sua persona, e il grande comando โ€œAscolta, Israele!โ€ (Shemaโ€˜ Jisraโ€™el: Dt 6,4) diventa: โ€œAscoltate il Figlio, lโ€™Eletto di Dio, ascoltate lui!โ€. Anche lโ€™ascolto della Legge e dei Profeti deve diventare ascolto di Gesรน, il Figlio che Dio ama perchรฉ compie la sua volontร , conformemente alla missione ricevuta. I tre ormai conoscono Gesรน: รจ il Figlio amato di Dio, da lui inviato perchรฉ fosse ascoltato.

Cosรฌ, nel silenzio, si conclude questo evento non facilmente narrabile: Gesรน รจ di nuovo solo con i tre, i quali, ammutoliti dallo stupore e dallโ€™adorazione del mistero, non parlano, non sanno raccontare ciรฒ che hanno visto, fino a dopo che Gesรน sia risorto dai morti. Proprio della resurrezione, infatti, la trasfigurazione รจ segno e profezia!

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Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.