Ascoltate lui, il Figlio!
La voce di Dio risuona dalla nube come rivelazione dellโidentitร di Gesรน e come compito per i suoi discepoli: โQuesti รจ il Figlio mio, lโEletto, lโAmato, ascoltatelo!โ. La rivelazione ormai รจ Gesรน stesso, la sua persona, e il grande comando โAscolta, Israele!โ diventa: โAscoltate il Figlio, lโEletto di Dio, ascoltate lui!โ. Anche lโascolto della Legge e dei Profeti deve diventare ascolto di Gesรน, il Figlio che Dio ama perchรฉ compie la sua volontร , conformemente alla missione ricevuta.
Nella prima domenica di Quaresima abbiamo contemplato Gesรน nella sua condizione umana, tentato dal demonio nel deserto e durante la sua vita (cf. Lc 4,1-13). In questa seconda domenica il vangelo che ci viene donato, quello della trasfigurazione di Gesรน, ci porta a confessare che in quella sua carne mortale spogliata delle sue prerogative divine, perchรฉ volontariamente e liberamente egli โaveva svuotato se stesso assumendo la condizione di uomo e di schiavoโ (Fil 2,7), la sua identitร profonda restava quella di Figlio di Dio e il suo destino era la gloria divina (cf. Fil 2,9-11).
Eccoci dunque davanti a questo racconto testimoniato dai tre vangeli sinottici (cf. Mc 9,2-10; Mt 19,2-9), ciascuno con dei particolari diversi e significativi. Luca scrive che lโevento avvenne โotto giorni dopoโ il giorno della svolta (Lc 9,28a), cioรจ quello della confessione di Pietro che ha riconosciuto e confessato Gesรน come โil Cristo di Dioโ (Lc 9,20), quello stesso giorno in cui Gesรน ha annunciato per la prima volta la necessitas della sua passione, morte e resurrezione (cf. Lc 9,22). Proprio in quel giorno Gesรน decide di salire sul monte santo per dedicarsi alla preghiera, per vivere piรน intensamente il rapporto con il Padre e attendere la sua Parola. Porta con sรฉ i discepoli a lui piรน vicini, Pietro, Giovanni e Giacomo, ai quali aveva promesso la visione del regno di Dio prima della loro morte (cf. Lc 9,27).
Gesรน entra in quellโincontro con Dio, come sempre faceva nei momenti decisivi della sua vita, esercitandosi allโascolto della sua voce, della sua Parola, per poterla comprendere, assumere e conservare nel cuore e, di conseguenza, poter dire il suo โamenโ a questa volontร di Dio. La preghiera di Gesรน sta tutta qui, e tale รจ anche la preghiera del cristiano: non cโรจ molto da dire a un Padre che conosce ciรฒ di cui abbiamo bisogno (cf. Mt 6,8) e ciรฒ che abbiamo nel cuore, non ci sono lunghi discorsi da fare (cf. Mt 6,7), ma cโรจ solo da rispondere al Signore con lโobbedienza, con il โsรฌโ assunto liberamente e con grande fede amorosa. Tante volte โ ci testimoniano i vangeli, in particolare Luca (cf. Lc 5,16; 6,12; 9,18) โ Gesรน ha cercato la solitudine, la notte, la montagna, per vivere questa preghiera assidua al Padre; anche ora, dopo la confessione di Pietro, che ha segnato un balzo in avanti nella fede dei discepoli e gli ha permesso di consegnare loro lโannuncio della sua morte e resurrezione, Gesรน entra nella preghiera. Sappiamo bene che la preghiera non muta Dio ma trasforma noi, eppure ce ne dimentichiamo facilmente, perchรฉ la forma di preghiera pagana che vuole parlare a Dio, che vuole piegarlo ai nostri desideri, sta nelle nostre fibre di creature fragili e bisognose, pronte a fare di Dio colui che puรฒ sempre dirci โsรฌโ. Gesรน invece non prega cosรฌ, perchรฉ sa che รจ lui a dover dire โsรฌโ a Dio, non viceversa.
Ebbene, in quellโascolto del Padre, in quellโadesione a lui, accade la rivelazione indirizzata ai tre discepoli, che cosรฌ vengono costituiti โtestimoni della sua gloriaโ (cf. 2Pt 1,16): secondo il racconto di Luca il volto di Gesรน appare โaltroโ (hรฉteron), le sue vesti raggianti di luce, scintillanti. Per noi umani questa รจ la visione della gloria: percepiamo un mutamento di Gesรน, contempliamo il cambiamento del suo aspetto, la sua forma โaltraโ, la sua โtrasfigurazioneโ (โfu trasfiguratoโ: Mc 9,2; Mt 17,2). A prescindere dallโinadeguatezza delle nostre parole, la realtร รจ che Gesรน viene percepito nella sua alteritร : lโuomo Gesรน, che i tre discepoli seguivano come profeta e Messia, ha unโidentitร altra, non ancora rivelata, ma che con questo evento si rivela loro momentaneamente, per allusione, comunque in modo sufficiente a trasformare la loro fede in lui.
Qui non riusciamo a dire molto di piรน, balbettiamo, ci sentiamo alla presenza di un evento che chiede soltanto la nostra adorazione. Nel corso dei secoli i cristiani si sono molto interrogati, alla lettura di questo brano. Nella tradizione orientale si รจ giunti a pensare che in veritร Gesรน รจ rimasto lo stesso, mentre sono stati gli occhi dei discepoli a subire una trasfigurazione, fino a essere resi capaci di leggere e vedere ciรฒ che quotidianamente non vedevano (cf. Giovanni Damasceno). Altri cristiani hanno pensato che in questo evento Gesรน ha concesso agli apostoli di vedere la sua gloria, di cui si era spogliato nellโincarnazione, gloria non perduta ma solo โmessa tra parentesiโ nei giorni della sua vita mortale. Altri, recentemente, preferiscono vedere nel racconto della trasfigurazione unโanticipazione pasquale: sarebbe frutto della fede in Gesรน risorto, della sua identitร svelata nella resurrezione, e dunque letta a posteriori come profezia della Pasqua. Diverse letture, tutte possibili, che non si escludono a vicenda. Noi con semplicitร , con occhi semplici, accogliamo il mistero di questo evento come rivelazione:
Gesรน, quellโuomo di Galilea, che come un profeta aveva dei discepoli e parlava alle folle, quellโuomo precario, fragile e incamminato verso la morte, in veritร era il Figlio di Dio e le sue prerogative divine non apparivano perchรฉ egli era veramente e totalmente uomo. Sรฌ, quellโuomo era il Figlio di Dio e โin lui abitava corporalmente la pienezza della divinitร โ (Col 2,9), che nella trasfigurazione si rese visibile ai tre testimoni privilegiati
A testimoniare questa identitร di Gesรน, ecco intervenire Mosรจ ed Elia, nella loro gloria di viventi in Dio. Gli sono accanto e gli parlano del suo โesodoโ, della sua fine, della sua morte che avverrร presto a Gerusalemme, la cittร verso cui รจ incamminato: sarร un esodo, un passaggio, perchรฉ il Padre lo innalzerร nella gloria (cf. Lc 9,51; 24, 51). Ciรฒ che Gesรน aveva annunciato come sua fine prossima a Gerusalemme รจ confermato come necessitas dalla Legge (Mosรจ) e dai Profeti (Elia). Vi รจ qui la convergenza su Gesรน di tutte le Scritture di Israele, che solo in lui trovano unitร e pieno compimento. Per i tre discepoli questo evento appare come un sigillo su colui che essi seguono: ciรฒ che gli accadrร a Gerusalemme, la cittร verso cui Gesรน sale, รจ conforme a tutte le Scritture, รจ secondo la rivelazione di Dio data a Israele, il popolo dellโalleanza.
Inadeguati a tale mistero, Pietro, Giovanni e Giacomo sono oppressi dal sonno, ma riescono a vincerlo e a contemplare โla gloriaโ di Gesรน e dei due uomini che parlano con lui della sua passione, morte e resurrezione. Il peso della gloria li invade, cosรฌ che, in qualche modo, vedono il regno di Dio venire con potenza (cf. Mc 9,1). Pietro allora, in una sorta di estasi, chiede a Gesรน di rendere quel momento durevole, in quanto momento di visione e non piรน di fede, di beatitudine e non piรน di fatica, di pace e non piรน di lotta spirituale. Ma mentre Pietro sta ancora parlando in modo estatico, ecco venire la nube della Shekinah, della Presenza di Dio, che li avvolge con la sua ombra, destando nei discepoli timore e tremore. Sono davanti a Dio nella sua sfera di vita, non nella luce che abbaglia ma nella nube che oscura e non permette di vedere: sentono timore ma non vedono nulla, percepiscono la Presenza di Dio ma non la vedono. Perรฒ odono, ascoltano il Dio che non si puรฒ vedere senza morire (cf. Es 33,20), ma si puรฒ ascoltare, proprio come Mosรจ aveva insegnato ai figli di Israele: โIl Signore vi parlรฒ dal fuoco e voi udivate il suono delle parole ma non vedevate alcuna figura; vi era soltanto una voce!โ (Dt 4,12).
La voce di Dio risuona in quella nube come rivelazione dellโidentitร di Gesรน e, nel contempo, come compito per i suoi discepoli: โQuesti รจ il Figlio mio, lโEletto; ascoltatelo!โ. Cosa ascoltano in realtร Pietro, Giovanni e Giacomo? Ascoltano il Profeta promesso da Dio attraverso Mosรจ, il Profeta al quale deve andare lโascolto (cf. Dt 18,15), e vedono il compimento della profezia di Isaia sullโanonimo Servo del Signore, figura attesa dai credenti di Israele: โEcco il mio Servo, il mio Elettoโ (Is 42,1). La rivelazione ormai รจ Gesรน stesso, la sua persona, e il grande comando โAscolta, Israele!โ (Shemaโ Jisraโel: Dt 6,4) diventa: โAscoltate il Figlio, lโEletto di Dio, ascoltate lui!โ. Anche lโascolto della Legge e dei Profeti deve diventare ascolto di Gesรน, il Figlio che Dio ama perchรฉ compie la sua volontร , conformemente alla missione ricevuta. I tre ormai conoscono Gesรน: รจ il Figlio amato di Dio, da lui inviato perchรฉ fosse ascoltato.
Cosรฌ, nel silenzio, si conclude questo evento non facilmente narrabile: Gesรน รจ di nuovo solo con i tre, i quali, ammutoliti dallo stupore e dallโadorazione del mistero, non parlano, non sanno raccontare ciรฒ che hanno visto, fino a dopo che Gesรน sia risorto dai morti. Proprio della resurrezione, infatti, la trasfigurazione รจ segno e profezia!
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Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.