La parola di Dio รจ un seme
Lโordo liturgico ci fa ascoltare per tre domeniche alcune parabole raccolte in Matteo 13, il terzo lungo discorso di Gesรน in questo vangelo, detto appunto โdiscorso parabolicoโ. Il tempo dellโascolto entusiasta di Gesรน da parte delle folle sembra esaurito e ormai si รจ palesata lโostilitร dei capi religiosi giudaici, che sono giunti alla decisione di โfarlo fuoriโ (cf. Mt 12,14).
Sรฌ, รจ accaduto cosรฌ e accade cosรฌ anche oggi nei confronti di chi predica e annuncia veramente il Vangelo. E noi possiamo essere non solo perplessi, ma a volte sgomenti: ogni domenica nella nostra terra dโItalia piรน di dieci milioni di uomini e donne che credono, o dicono di credere, in Gesรน Cristo si radunano nelle chiese per ascoltare la parola di Dio e diventare eucaristicamente un solo corpo in Cristo. Eppure constatiamo che a questa partecipazione alla liturgia non consegue un mutamento: non accade qualcosa che manifesti il regno di Dio veniente. Perchรฉ succede questo? La parola di Dio รจ inefficace? Chi la predica, predica in realtร parole sue? E chi ascolta, ascolta veramente e accoglie la parola di Dio? E chi lโaccoglie, รจ poi conseguente, fino a realizzarla nella propria vita?
Quando Matteo scrive questa pagina che presenta Gesรน sulla barca intento ad annunciare le parabole, interrogativi simili risuonano anche nella sua comunitร cristiana. I cristiani, infatti, sanno che la parola di Dio รจ dabar, รจ evento che si realizza; sanno che, uscita da Dio, produce sempre il suo effetto (cf. Is 55,10-11): e allora perchรฉ tanta Parola predicata, a fronte di un risultato cosรฌ scarso? Ma le parabole di Gesรน, racconti che vogliono rivelare un senso nascosto, ci possono illuminare. Gesรน fa ricorso alla realtร , al mondo contadino di Galilea, a ciรฒ che ha visto, contemplato e pensato, perchรฉ si dava del tempo per osservare e trovare ispirazione per le sue parole, che raggiungevano non gli intellettuali, ma gente semplice, disposta ad ascoltare. Avendo visto piรน volte il lavoro dei contadini, cosรฌ Gesรน inizia a raccontare, con parole molto note, che per questo vanno ascoltate con ancor piรน attenzione:
Ecco, il seminatore uscรฌ a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Unโaltra parte cadde sul terreno sassoso, dove non cโera molta terra; germogliรฒ subito, perchรฉ il terreno non era profondo, ma quando spuntรฒ il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccรฒ. Unโaltra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Unโaltra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti!
In questa parabola stupisce la quantitร di seme gettato dal seminatore, e chi non sa che in Palestina prima si seminava e poi si arava per seppellire il seme, potrebbe pensare a un contadino sbadatoโฆ Invece il seme รจ abbondante perchรฉ abbondante รจ la parola di Dio, che deve essere seminata, gettata come un seme, senza parsimonia. Ma il predicatore che la annuncia sa che ci sono innanzitutto ascoltatori i quali la sentono risuonare ma in veritร non lโascoltano. Superficiali, senza grande interesse nรฉ passione per la Parola, la sentono ma non le fanno spazio nel loro cuore, e cosรฌ essa รจ subito sottratta, portata via. Ci sono poi ascoltatori che hanno un cuore capace di accogliere la Parola, possono addirittura entusiasmarsi per essa, ma non hanno vita interiore, il loro cuore non รจ profondo, non offre condizioni per farla crescere, e allora quella predicazione appare sterile: qualcosa germoglia per un poโ ma, non nutrito, subito si secca e muore. Altri ascoltatori avrebbero tutte le possibilitร di essere fecondi; accolgono la Parola, la custodiscono, sentono che ferisce il loro cuore, ma hanno nel cuore altre presenze potenti, dominanti: la ricchezza, il successo e il potere. Questi sono gli idoli che sempre si affacciano, con volti nuovi e diversi, nel cuore del credente. Queste presenze non lasciano posto alla presenza della Parola, che viene contrastata e dunque muore per mancanza di spazio. Ma cโรจ anche qualcuno che accoglie la Parola, la pensa, la interpreta, la medita, la prega e la realizza nella propria vita. Certo, il risultato di una semina cosรฌ abbondante puรฒ sembrare deludente: tanto seme, tanto lavoro, piccolo il risultatoโฆ Ma la piccolezza non va temuta: ciรฒ che conta รจ che il frutto venga generato!
Questi racconti in parabole non erano comuni tra i rabbini del tempo di Gesรน, e anche per questo i discepoli gli chiedono conto del suo stile particolare nellโannunciare il Regno che viene. Gesรน risponde loro con parole che ci stupiscono, ci intrigano e ci chiedono grande responsabilitร : โA voi รจ stata consegnata la conoscenza dei misteri del regno dei cieliโ. Nel passo parallelo di Marco, a cui Matteo si ispira, queste parole di Gesรน sono ancora piรน forti: โA voi รจ stato consegnato il mistero del regno di Dioโ (Mc 4,11). Sรฌ, proprio ai poveri discepoli รจ stato affidato e consegnato, da Dio (passivo divino), ciรฒ che riguarda il suo regno. Per dono di Dio essi hanno accesso a una conoscenza che li rende capaci di vedere il velo alzato sul mistero, su ciรฒ che era stato nascosto per essere svelato. Non รจ un privilegio per i discepoli, ma una grande responsabilitร : a loro รจ stata data la conoscenza di come Dio agisce nella storia di salvezza!
Ecco perรฒ, subito dopo, lโannuncio di una contrapposizione: vi sono invece altri che vedendo non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono, restando chiusi nella loro autosufficienza, nella loro autoreferenzialitร religiosa. E si badi bene ai semitismi di queste parole di Gesรน, ispirate al profeta Isaia (cf. Is 6,9-10): esse non vogliono indicare arbitrio da parte di Dio, il quale consegnerebbe il Regno ad alcuni e lo negherebbe ad altri. Si deve invece comprendere che chi รจ destinatario della parola predicata da Dio e non lโascolta, ma la lascia cadere, non resta nella situazione di partenza. La โparola di Dioโ, sempre โviva ed efficaceโ (Eb 4,12), quando รจ accolta, salva, guarisce e vivifica; al contrario, quando รจ rifiutata, causa la malattia della sclerocardia, della durezza del cuore, che diventa sempre piรน insensibile alla Parola, sempre piรน incapace di sentirsi toccato e ferita da essa. ร cosรฌ, ma non per volontร di Dio, bensรฌ per il rifiuto da parte dellโessere umano: gli viene offerta la vita, ma non la accoglie, e di conseguenza va verso la morteโฆ
Sovente il popolo di Israele, ma anche il popolo dei discepoli di Gesรน, ha un cuore indurito, ha orecchi chiusi, ha occhi accecati, e cosรฌ non solo non comprende ma neppure discerne la parola del Signore e non fa nessun tentativo di conversione, di ritorno a Dio, il quale sempre ci attende per guarire i nostri orecchi e i nostri occhi. Basterebbe riconoscere e affermare: โSiamo ciechi, siamo sordi, parlaci Signore!โ. Eppure quella dei giorni terreni di Gesรน era โunโora favorevoleโ (2Cor 6,2), lโora della visita di Dio (cf. Lc 19,44), lโora della misericordia del Signore (cf. Lc 4,19). Perciรฒ Gesรน dice ai discepoli che lo circondano: โBeati i vostri occhi perchรฉ vedono e i vostri orecchi perchรฉ ascoltano. In veritร io vi dico: molti profeti e molti giusti dellโantica alleanza hanno desiderato di essere presenti nei giorni del Messia, hanno sognato di vederlo in azione e di ascoltare le sue parole, ma a loro non รจ stato possibile. Voi invece, voi che ho chiamato e che mi avete seguito, avete potuto vedere con i vostri occhi e ascoltare con i vostri orecchiโ. Addirittura il discepolo amato potrร aggiungere, con audacia: โAvete potuto palpare con le vostre mani la Parola della vitaโ (cf. 1Gv 1,1). Non unโidea, non unโideologia, non una dottrina, non unโetica, ma un uomo, Gesรน di Nazaret, il Figlio di Dio, venuto da Dio! โVoi lo avete incontrato e ne avete fatto esperienza con i vostri sensi. Sรฌ, beati voi!โ.
Dunque, a noi che ogni domenica ascoltiamo la Parola e accogliamo la sua semina nel nostro cuore, non resta che vigilare e stare attenti: la Parola viene a noi e noi dobbiamo anzitutto interiorizzarla, custodirla, meditarla e lasciarci da lei ispirare; dobbiamo perseverare in questo ascolto e in questa custodia nel nostro cuore; dobbiamo infine predisporci alla lotta spirituale per custodirla, farle spazio, difenderla da quelle presenze che ce la vorrebbero rubare. In breve, basta avere fede in essa: la Parola, โil Vangelo รจ potenza di Dioโ (Rm 1,16).
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi