La potenza del seme del Regno
Cosรฌ รจ il regno di Dio: piccola realtร , ma che ha in sรฉ una potenza misteriosa, silenziosa, irresistibile ed efficace, che si dilata senza che noi facciamo nulla. Il contadino non puรฒ fare davvero nulla: deve solo seminare il seme nella terra, ma poi sia che lui dorma sia che si alzi di notte per controllare ciรฒ che accade, la crescita non dipende piรน da lui.
Nel vangelo secondo Marco Gesรน pronuncia un lungo discorso in parabole, come insegnamento rivolto ai discepoli che ha chiamato alla sua sequela e alle folle che ascoltano la sua predicazione del Regno veniente (cf. Mc 4,1-34). Le parabole sono un linguaggio enigmatico che diventa perรฒ โmisteroโ (Mc 4,11) per chi segue Gesรน e in qualche modo entra nella sua intimitร , fino a trovarsi in uno spazio che puรฒ essere definito da Gesรน stesso รฉso, โdentroโ, contrapposto a quello รฉxo, โfuoriโ (cf. Mc 3,31-32; 4,11).
Nello stesso tempo, le parabole sono da lui dette in modo che gli ascoltatori cambino il loro modo di pensare. Esse, infatti, contengono sempre un messaggio di contro-cultura, correggono ciรฒ che tutti pensano o sono portati a pensare, e di conseguenza sono annuncio di qualcosa di nuovo: una novitร apportata da Gesรน non a livello di idee, ma come qualcosa che cambia il modo di vivere, di sentire, di giudicare e di operare. Gesรน era un uomo che innanzitutto sapeva vedere: vedeva, osservava, contemplava tutto ciรฒ che gli era intorno e tutti quelli che gli si avvicinavano e che egli avvicinava a sรฉ. In lui la consapevolezza e lโadesione alla realtร erano sempre in esercizio, sicchรฉ poteva poi pensare. Di piรน, potremmo dire che il suo pensare davanti al Padre e alla sua volontร era un pregare che gli permetteva di immaginare racconti e situazioni, da comunicare ai discepoli attraverso la narrazione di molte parabole.
Nella nostra pericope Gesรน, dopo aver pronunciato la parabola del seminatore, spiegata in seguito ai soli discepoli come semina della parola di Dio (cf. Mc 4,1-20), e i due brevi detti sulla lampada โche vieneโ per essere vista e sulla misura dellโascolto (cf. Mc 4,21-25), narra due ultime parabole, quelle offerteci dalla liturgia odierna, che vogliono attestare lโefficacia della Parola seminata. La prima, presente solo in Marco, afferma che โcosรฌ รจ, viene il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo saโ. Gesรน ci parla ancora del seme, un elemento che lo intrigava e sul quale aveva molto meditato. Il seme รจ sempre qualcosa che resta dal raccolto precedente, รจ il frutto di una pianta che, raccolto, secca e sembra morto. Ma se il seme cade, se รจ gettato sotto terra, allora nella terra intrisa di acqua marcisce, visibilmente si disfa e scompare; in realtร , perรฒ, genera vita, che diventa un germoglio, poi una pianta, e che apparirร infine addirittura come una moltiplicazione e una trasformazione del seme stesso, attraverso frutti abbondanti. Il seme รจ adatto per rappresentare la dinamica dellโenigma che diventa mistero, ed รจ per questo che Gesรน ricorre piรน volte a questa immagine, la piรน presente nelle parabole da lui create.
La venuta del regno di Dio, il suo apparire, รจ dunque paragonato al processo agricolo che ogni contadino conosce bene, anzi che vive con attenzione e premura: semina, nascita del grano, crescita, formazione della spiga e maturazione. Di fronte a tale sviluppo, occorre meravigliarsi, guardando alla potenza, alla forza presente in quel piccolo seme secco, che sembra addirittura morto. Cosรฌ รจ il regno di Dio: piccola realtร , ma che ha in sรฉ una potenza misteriosa, silenziosa, irresistibile ed efficace, che si dilata senza che noi facciamo nulla. Di fronte a questa realtร , il contadino non puรฒ fare davvero nulla: deve solo seminare il seme nella terra, ma poi sia che lui dorma sia che si alzi di notte per controllare ciรฒ che accade, la crescita non dipende piรน da lui. Anzi, se il contadino volesse misurare la crescita e andasse a verificare cosa accade al seme sotto terra, minaccerebbe fortemente la nascita e la vita del germoglio.
Ecco allora lโinsegnamento di Gesรน: occorre meravigliarsi del Regno che si dilata sempre di piรน, anche quando noi non ce ne accorgiamo, e di conseguenza occorre avere fiducia nel seme e nella sua forza. E il seme รจ la parola che, seminata dal predicatore, darร frutto anche se lui non se ne accorge nรฉ puรฒ verificare il processo: di questo deve essere certo! Nessuna ansia pastorale, ma solo sollecitudine e attesa; nessuna angoscia di essere sterili nel predicare: se il seme รจ buono, se la parola predicata รจ parola di Dio e non del predicatore, essa darร frutto in modo anche invisibile. Questa la certezza del โseminatoreโ credente e consapevole di ciรฒ che opera: la speranza della mietitura e del raccolto non puรฒ essere messa in discussione.
Segue unโaltra parabola, sempre sul seme, ma questa volta su un seme di senape. Gesรน รจ veramente un uomo esercitato allโattenzione, discernere, al pensare, e quale rabbi sapiente esprime con poche parole la dinamica del Regno, da lui annunciato attraverso la semina e la crescita del granello di sรฉ. Il chicco di senape รจ tra i semi piรน minuscoli, non piรน grande di un granello di sale, eppure anchโesso, se seminato in terra, cresce e diventa il piรน grande degli arbusti. Sembra impossibile che da un seme cosรฌ minuscolo possa derivare una pianta tanto rigogliosa: anche qui cโรจ dunque da stupirsi, da meravigliarsi! Eppure proprio ciรฒ che ai nostri occhi รจ piccolo, puรฒ avere una forza impensabile per noi umaniโฆ Ecco, infatti, che il seme di senape sotto terra marcisce, germoglia, poi spunta e cresce fino a essere un arbusto sulle cui fronde gli uccelli possono fare il nido. Qui Gesรน allude certamente a quellโalbero intravisto da Daniele, simbolo del regno universale di Dio (cf. Dn 4,6-9.17-19). Sรฌ, anche questa parabola vuole comunicarci qualcosa di decisivo: la parola di Dio che ci รจ stata donata puรฒ sembrare piccola cosa, rivestita comโรจ di parola umana, fragile e debole, messa in bocca a uomini e donne poveri, non intellettuali, non saggi secondo il mondo (cf. 1Cor 1,26). Eppure quando essa รจ seminata e predicata da loro, proprio perchรฉ รจ parola di Dio contenuta in parole umane, รจ feconda e puรฒ crescere come un albero capace di accogliere tante creature. E non solo la parola di Dio, ma anche lโinizio del Regno, lโinizio della comunitร del Signore puรฒ apparire una realtร , insignificante; eppure in seguito crescerร , diventerร una realtร inattesa, impensabile per molti, ma veramente significativa e capace di accogliere chi vuole trovare ristoro alla sua ombra.
La rivelazione dellโefficacia della parola di Dio รจ decisiva per noi cristiani. Questa Parola, infatti, รจ โpotenza di Dioโ (Rm 1,16), รจ seme di vita immortale (cf. 1Pt 1,23) e ha in sรฉ una potenzialitร che noi non possiamo prevedere. Proprio come afferma il profeta Isaia a nome del Signore: โLa Parola uscita dalla mia bocca non ritornerร a me senza effetto, senza aver operato ciรฒ che desidero e senza aver compiuto ciรฒ per cui lโho mandataโ (Is 55,11). Certo, lโefficacia della Parola ha una modalitร propria di operare in forme molto diverse, non prevedibili, che possono anche contraddire il nostro modo di pensarla e discernerla. ร unโefficacia non mondana, non misurabile in termini quantitativi, perchรฉ la parola del Signore รจ anche โparola della croceโ (1Cor 1,18). Quando รจ seminata nei cuori degli ascoltatori, la parola di Dio deve essere accolta, interiorizzata e custodita, deve essere discreta rispetto alle altre parole e quindi essere realizzata, in modo che appaiano i suoi frutti: frutti quasi mai percepiti e visti dal discepolo, perchรฉ โcome la Parola cresca in lui, egli non lo saโ.
Queste parabole ci interrogano dunque sulla nostra consapevolezza della parola di Dio che ci รจ data e che noi dobbiamo seminare, sulla nostra visione del Regno come realtร di piccoli e di poveri, realtร di un โpiccolo greggeโ (Lc 12,32), che puรฒ divenire una raccolta delle genti del mondo intero, in cammino verso il regno di Dio veniente per tutti. Ma riflettiamo: chi pronunciava queste parabole era un oscuro figlio di Israele di Galilea, un โebreo marginaleโ, non un sacerdote e neppure un rabbino formatosi in qualche scuola riconosciuta a Gerusalemme o lungo il lago di Galilea. E con lui cโera una comunitร itinerante che lo seguiva: una dozzina di uomini e poche donne senza appartenenza allโelite culturale o religiosa giudaica: una realtร piccola e oscura, eppure significativa.
Allora, perchรฉ avere timore di essere noi cristiani una minoranza oggi nel mondo? Basta che siamo significativi, cioรจ che crediamo alla potenza della parola di Dio, che la seminiamo con umiltร e molta pace, senza angoscia nรฉ frenetica attesa di vedere i risultatiโฆ Occorre saper attendere, occorre pazienza e soprattutto fede nella parola di Dio: se il seme รจ buono, spunterร e darร il suo frutto. Il disegno di Dio si compie sempre, ben al di lร delle nostre previsioni e della nostra impazienza.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.
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