La vita cristiana
Noi cristiani viviamo il Vangelo oppure lo proclamiamo a parole senza renderci conto della nostra schizofrenia tra parola e vita? La vita cristiana รจ una vita umana conforme alla vita di Gesรน, non innanzitutto una dottrina, non unโidea, non una spiritualitร terapeutica, non una religione finalizzata alla cura del proprio io!
Quando un profeta รจ rifiutato a casa sua, dai suoi, dalla sua gente (cf. Mc 6,4), puรฒ solo andarsene e cercare altri uditori. Hanno fatto cosรฌ i profeti dellโAntico Testamento, andando addirittura a soggiornare tra i gojim, le genti non ebree, e rivolgendo loro la parola e lโazione portatrice di bene (si pensi solo a Elia e ad Eliseo; cf., rispettivamente, 1Re 17 e 2Re 5). Lo stesso Gesรน non puรฒ fare altro, perchรฉ comunque la sua missione di โessere voceโ della parola di Dio deve essere adempiuta puntualmente, secondo la vocazione ricevuta.
Rifiutato e contestato dai suoi a Nazaret, Gesรน percorre i villaggi dโintorno per predicare la buona notizia (cf. Mc 6,6) in modo instancabile, ma a un certo momento decide di allargare questo suo โservizio della parolaโ anche ai Dodici, alla sua comunitร . Per quali motivi? Certamente per coinvolgerli nella sua missione, in modo che siano capaci un giorno di proseguirla da soli; ma anche per prendersi un poโ di tempo in cui non operare, restare in disparte e cosรฌ poter pensare e rileggere ciรฒ che egli desta con il suo parlare e il suo operare.
Per questo li invia in missione nei villaggi della Galilea, con il compito di annunciare il messaggio da lui inaugurato: โIl tempo รจ compiuto e il regno di Dio รจ vicino; convertitevi e credete alla buona notiziaโ (Mc 1,15). Li manda โa due a dueโ, perchรฉ neppure la missione puรฒ essere individuale, ma deve sempre essere svolta allโinsegna della condivisione, della corresponsabilitร , dellโaiuto e della vigilanza reciproca. In particolare, per gli inviati essere in due significa affidarsi alla dimensione della condivisione di tutto ciรฒ che si fa e si ha, perchรฉ si condivide tutto ciรฒ che si รจ in riferimento allโunico mandante, il Signore Gesรน Cristo.
Ma se la regola della missione รจ la condivisione, la comunione visibile, da sperimentarsi e manifestare nel quotidiano, lo stile della missione รจ molto esigente. Il messaggio, infatti, non รจ isolato da chi lo dona e dal suo modo di vivere. Come dโaltronde sarebbe possibile trasmettere un messaggio, una parola che non รจ vissuta da chi la pronuncia?
Quale autorevolezza avrebbe una parola detta e predicata, anche con abile arte oratoria, se non trovasse coerenza di vita in chi la proclama? Lโautorevolezza di un profeta โ riconosciuta a Gesรน fin dagli inizi della sua vita pubblica (cf. Mc 1,22.27) โ dipende dalla sua coerenza tra ciรฒ che dice e ciรฒ che vive: solo cosรฌ รจ affidabile, altrimenti proprio chi predica diventa un inciampo, uno scandalo per lโascoltatore. In questo caso sarebbe meglio tacere e di-missionare, cioรจ dimettersi dalla missione!
Per queste ragioni Gesรน non si attarda sul contenuto del messaggio da predicare, mentre entra addirittura nei dettagli sul โcomeโ devono mostrarsi gli inviati e gli annunciatori. Povertร , precarietร , mitezza e sobrietร devono essere lo stile dellโinviato, perchรฉ la missione non รจ conquistare anime ma essere segno eloquente del regno di Dio che viene, entrando in una relazione con quelli che sono i primi destinatari del Vangelo: poveri, bisognosi, scartati, ultimi, peccatoriโฆ Per Gesรน la testimonianza della vita รจ piรน decisiva della testimonianza della parola, anche se questo non lโabbiamo ancora capito.
In questi ultimi trentโanni, poi, abbiamo parlato e parlato di evangelizzazione, di nuova evangelizzazione, di missione โ e non cโรจ convegno ecclesiale che non tratti di queste tematiche! โ, mentre abbiamo dedicato poca attenzione al โcomeโ si vive ciรฒ che si predica. Sempre impegnati a cercare come si predica, fermandoci allo stile, al linguaggio, a elementi di comunicazione (quanti libri, articoli e riviste โpastoraliโ moltiplicati inutilmente!), sempre impegnati a cercare nuovi contenuti della parola, abbiamo trascurato la testimonianza della vita: e i risultati sono leggibili, sotto il segno della sterilitร !
Attenzione perรฒ: Gesรน non dร delle direttive perchรฉ le riproduciamo tali e quali. Prova ne sia il fatto che nei vangeli sinottici queste direttive mutano a seconda del luogo geografico, del clima e della cultura in cui i missionari sono immersi. Nessun idealismo romantico, nessun pauperismo leggendario, giร troppo applicato al โsomigliantissimo a Cristoโ Francesco dโAssisi, ma uno stile che permetta di guardare non tanto a se stessi come a modelli che devono sfilare e attirare lโattenzione, bensรฌ che facciano segno allโunico Signore, Gesรน.
ร uno stile che deve esprimere innanzitutto decentramento: non dร testimonianza sul missionario, sulla sua vita, sul suo operare, sulla sua comunitร , sul suo movimento, ma testimonia la gratuitร del Vangelo, a gloria di Cristo. Uno stile che non si fida dei mezzi che possiede, ma anzi li riduce al minimo, affinchรฉ questi, con la loro forza, non oscurino la forza della parola del โVangelo, potenza di Dioโ (Rm 1,16). Uno stile che fa intravedere la volontร di spogliazione, di una missione alleggerita di troppi pesi e bagagli inutili, che vive di povertร come capacitร di condivisione di ciรฒ che si ha e di ciรฒ che viene donato, in modo che non appaia come accumulo, riserva previdente, sicurezza. Uno stile che non confida nella propria parola seducente, che attrae e meraviglia ma non converte nessuno, perchรฉ soddisfa gli orecchi ma non penetra fino al cuore.
Uno stile che accetta quella che forse รจ la prova piรน grande per il missionario: il fallimento. Tanta fatica, tanti sforzi, tanta dedizione, tanta convinzione,โฆ e alla fine il fallimento. ร ciรฒ che Gesรน ha provato nellโora della passione: solo, abbandonato, senza piรน i discepoli e senza nessuno che si prendesse cura di lui. E se la Parola di Dio venuta nel mondo ha conosciuto rifiuto, opposizione e anche fallimento (cf. Gv 1,11), la parola del missionario predicatore potrebbe avere un esito diverso?
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Proprio per questa consapevolezza, lโinviato sa che qua e lร non sarร accettato ma respinto, cosรฌ come altrove potrร avere successo. Non cโรจ da temere; rifiutati ci si rivolge ad altri, si va altrove e si scuote la polvere dai piedi per dire: โCe ne andiamo, ma non vogliamo neanche portarci via la polvere che si รจ attaccata ai nostri piedi. Non vogliamo proprio nulla!โ. E cosรฌ si continua a predicare qua e lร , fino ai confini del mondo, facendo sรฌ che la chiesa nasca e rinasca sempre. E questo avviene se i cristiani sanno vivere, non se sanno soltanto annunciare il Vangelo con le paroleโฆ Ciรฒ che รจ determinante, oggi piรน che mai, non รจ un discorso, anche ben fatto, su Dio; non รจ la costruzione di una dottrina raffinata ed espressa ragionevolmente; non รจ uno sforzarsi di rendere cristiana la cultura, come molti si sono illusi.
No, ciรฒ che รจ determinante รจ vivere, semplicemente vivere con lo stile di Gesรน, come lui ha vissuto: semplicemente essere uomini come Gesรน รจ stato uomo tra di noi, dando fiducia e mettendo speranza, aiutando gli uomini e le donne a camminare, a rialzarsi, a guarire dai loro mali, chiedendo a tutti di comprendere che solo lโamore salva e che la morte non รจ piรน lโultima parola. Cosรฌ Gesรน toglieva terreno al demonio (โcacciava i demoniโ) e faceva regnare Dio su uomini e donne che grazie a lui conoscevano la straordinaria forza del ricominciare, del vivere, dello sperare, dellโamare e dunque vivere ancoraโฆ
Lโinvio in missione da parte di Gesรน non crea militanti e neppure propagandisti, ma forgia testimoni del Vangelo, uomini e donne capaci di far regnare il Vangelo su loro stessi a tal punto da essere presenza e narrazione di colui che li ha inviati. Attesta uno scritto cristiano delle origini, la Didachรฉ: โLโinviato del Signore non รจ tanto colui che dice parole ispirate ma colui che ha i modi del Signoreโ (11,8).
Noi cristiani dobbiamo sempre interrogarci: viviamo il Vangelo oppure lo proclamiamo a parole senza renderci conto della nostra schizofrenia tra parola e vita? La vita cristiana รจ una vita umana conforme alla vita di Gesรน, non innanzitutto una dottrina, non unโidea, non una spiritualitร terapeutica, non una religione finalizzata alla cura del proprio io!
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.