โFissรฒ lo sguardo su di lui e lo amรฒโ
Nella sequela di Gesรน si puรฒ abbandonare la famiglia carnale per un nuova famiglia, si puรฒ vivere il celibato nella feconditร dellโamore di Cristo, dei suoi fratelli e delle sue sorelle. Abbandonare tutto puรฒ essere, per alcuni chiamati dal Signore, destinatari dellโamore preveniente di Gesรน e della sua misericordia, il loro โfareโ in questo mondo.
Se domenica scorsa la buona notizia era quella della volontร del Dio creatore sullโuomo e sulla donna uniti nellโalleanza della famiglia (cf. Mc 10,6-9), oggi il vangelo ci annuncia che, a causa del regno di Dio, la famiglia va relativizzata: se รจ vero che la via ordinaria della sequela di Cristo รจ il matrimonio, tuttavia โa causa di Gesรน e del Vangeloโ la famiglia puรฒ essere abbandonata (come รจ successo realmente e concretamente ai dodici discepoli) o puรฒ non essere scelta da quanti accolgono la chiamata a โfarsi eunuchi per il regno dei cieliโ (Mt 19,12). Di piรน, se nel vangelo di domenica scorsa Gesรน, citando lโin-principio della Genesi, affermava: โLโuomo lascerร suo padre e sua madre e si unirร alla sua donnaโ (Mc 10,7; Gen 2,24), allโinizio della vicenda di Gesรน con i suoi discepoli si legge unโaffermazione significativamente parallela: โGiacomo e Giovanni lasciarono il loro padre Zebedeo โฆ e andarono dietro a Gesรนโ (Mc 1,20). Lasciare i precedenti legami familiari per vivere lโavventura del matrimonio, lasciarli per vivere lโavventura del celibato alla sequela di Gesรนโฆ
Questo brano evangelico รจ talmente conosciuto, รจ stato cosรฌ tante volte predicato e usato a fini vocazionali, che rischiamo di pensare di averlo compreso una volta per tutte e dunque, โconoscendolo giร โ, di poterlo leggere rapidamente. Cerchiamo invece, innanzitutto, di ascoltarlo bene, con cuore docile e aperto. Lโepisodio narrato da Marco, collocato sempre durante la salita di Gesรน e dei suoi discepoli a Gerusalemme, ha come protagonista โun taleโ, un uomo anonimo, certamente un giudeo, un uomo che condivide con molti lโammirazione per il rabbi di Galilea. Con venerazione si presenta a Gesรน e, inginocchiandosi davanti a lui (come davanti al Signore nella liturgia), lo chiama: โMaestro buonoโ. Gesรน perรฒ reagisce a tale qualifica e ricorda che โbuonoโ (agathรณs) si puรฒ dire solo di Dio, perchรฉ solo Dio รจ veramente la bontร , lโamore, la grazia (cf. Es 34,6-7).
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Questโuomo pone a Gesรน una domanda significativa per la fede giudaica: โChe cosa devo fare per avere in ereditร la vita eterna?โ. Questo tale ricerca โla vita eternaโ, la vita per sempre, capace di vincere la morte, il male, la sofferenza. ร la ricerca di ogni essere umano e di tutta lโumanitร , che sente la morte come unโingiustizia, una contraddizione, una minaccia per noi umani. Ognuno ha in sรฉ questa segreta speranza che la morte non sia lโultima parola, e per ottenere la vita eterna pensa a una prestazione, a un fare che sia capace di acquisirla, di meritarla. In veritร , perรฒ, il dono di Dio va ereditato, ricevuto, accolto, non ottenuto o meritato.
Sรฌ, cโรจ una salvezza, una beatitudine futura promessa e donata da Dio a chi crede, a chi appartiene al suo popolo, ma concretamente, nella vita ordinaria, quotidiana, che cosa occorre fare? Domanda pertinente anche per noi, oggi, perchรฉ la fede nel Dio vivente non puรฒ essere solo adesione intellettuale, desiderio di lui, sentimento di amore, seppur profondoโฆ Anche lโamore comandato da Dio, amore per lui, il Signore (โAmerai il Signore tuo Dioโฆโ: Dt 6,5), deve significare un modo di vivere, un โfareโ, un comportarsi secondo la sua volontร (cf. Gv 14,15; 1Gv 5,3). Non รจ sufficiente avere una fede ortodossa, puntuale, e non basta confessare Dio con le labbra, nel culto!
Per questo Gesรน, da interprete acuto e fedele della Legge di Mosรจ, risponde citando le parole dellโalleanza, i comandamenti tratti dalle dieci parole, ma significativamente solo quelli che riguardano le relazioni con il prossimo: โNon uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falsoโ (Es 20,13-16; Dt 5,17-20). Riassume poi i precetti in โnon fare torto a nessunoโ (Dt 24,14), e al vertice mette quello che nella lista รจ il primo in riferimento al prossimo: โOnora tuo padre e tua madreโ (Es 20,12; Dt 5,16). Questo modo di rispondere di Gesรน a un credente รจ significativo: egli afferma che la salvezza si gioca nei rapporti con gli altri, con il prossimo. Non gli dice come vivere il rapporto con Dio, nรฉ cosa credere o sperare: per la salvezza e la beatitudine futura tutto si decide sullโamore concreto vissuto qui e ora verso gli altri, verso i fratelli e le sorelle in umanitร . Sรฌ, โnon fare torto a nessunoโ, โamare il prossimo come se stessoโ (cf. Mt 19,19; Lv 19,18) รจ ciรฒ che รจ indispensabile per la salvezza!
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Quello (solo secondo Matteo รจ โgiovaneโ: Mt 19,20) allora ribatte: โMaestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezzaโ. Parole oggettivamente straordinarie: chi infatti potrebbe dire lo stesso di sรฉ? Parole dunque pretenziose, prive della necessaria umiltร ? Marco non ci permette di giudicare queste parole, ma forse sono proprio esse a spiegare lโesito dellโincontro con Gesรน. Questโultimo, udita lโaffermazione dellโaltro, โfissรฒ lo sguardo su di lui e lo amรฒโ (emblรฉpsas autรด egรกpesen autรฒn). Sรฌ, Gesรน lo ama profondamente, e in quel flusso di amore preveniente e gratuito gli dice: โUna cosa sola ti manca: vaโ, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!โ (deรปro akoloรบthei moi). Non cโรจ vocazione, chiamata se non nellโamore: solo amando il Signore chiama, solo guardando in profonditร con tenerezza Gesรน chiede di seguirlo! Ma conosciamo lโesito: questโuomo si rattrista e se ne va addolorato. Sรฌ, perchรฉ quando si rifiuta lโamore, lโesito รจ la tristezza. Ciรฒ che era determinante era lโamore di Gesรน, non le sue parole, che potevano anche essere altre. Gesรน lo ha amato, ed egli non ha accolto quellโamore: questa la causa della tristezza.
Per quellโuomo era giunta lโoccasione della scelta, del discernimento tra lโamore, la comunione, oppure il possesso di beni nella solitudine. Eppure egli non arriva a conoscersi, a osare e a decidersi. Cosรฌ appare chiuso allโamore, incapace di accogliere lโamore su di sรฉ, di accettare di essere amato. Lโamore gratuito โ lo sappiamo โ puรฒ ferire il nostro narcisismo, chiedendoci di uscire da noi stessi per aprirci allโaltro, di toglierci tante maschere per amare ed essere amati nella veritร . Lโamore passivo รจ esigente e a esso facciamo resistenza, piรน che allโamore che noi stessi rivolgiamo con protagonismo verso gli altri. La veritร รจ che quellโuomo risulta segnato dalla mancanza che non vuole riconoscere: gli manca la gratuitร del dare, dello spogliarsi per condividere, e gli mancherร per sempre lโesperienza dellโamore. Per questo โse ne va tristeโ.
Allora Gesรน rivela ai discepoli che, per accogliere lโamore, occorre non avere degli altri amori che seducono e alienano, come il denaro, la ricchezza, il potere. Chi possiede queste cose non sa discernere lโamore, che chiede accoglienza, perchรฉ รจ giร sazio, autosufficiente, non ha bisogno di essere amato da un altro. Pietro allora interviene per ricordare che lui e gli altri hanno lasciato tutto per seguire Gesรน: hanno lasciato la casa, la famiglia (madre, padre, fratelli e sorelle), i figli che avevano o ai quali avevano rinunciatoโฆ Forse Pietro mendicava un riconoscimento di Gesรน per la loro rinuncia a ciรฒ che รจ buono e santo come una famiglia, ma che per loro era una perdita, non un guadagno (cf. Fil 3,7), se paragonato allo โstare con Gesรนโ (cf. Mc 3,14). E Gesรน, in risposta, gli dice: โNon cโรจ nessuno che abbia lasciato tutto questo a causa mia e del Vangelo, che non riceva giร ora, in questo tempo, cento volte tanto, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrร โ.
Oggi si dimentica troppo facilmente anche nella chiesa (ma ci si crede ancora?) che Gesรน puรฒ chiedere a โchi puรฒ fare spazioโ (ho dynรกmenos choreรฎn choreรฎto: Mt 19,12) di rinunciare alla famiglia che aveva e a quella che avrebbe potuto crearsi. Il celibato per il Regno non puรฒ essere ridotto alla rinuncia allโesercizio sessuale, ma รจ molto di piรน: รจ una โnon coniugazioneโ nรฉ psicologica nรฉ affettiva, รจ non avere piรน una famiglia umana ma vivere e sentire come sufficiente la famiglia dei fratelli e delle sorelle di Gesรน. Come gli stesso ha annunciato: โChi รจ mia madre e chi sono i miei fratelli? โฆ Chi fa la volontร di Dio, costui per me รจ fratello, sorella e madreโ (Mc 3,33.35). Nella sequela di Gesรน si puรฒ abbandonare la famiglia carnale per un nuova famiglia, si puรฒ vivere il celibato nella feconditร dellโamore di Cristo, dei suoi fratelli e delle sue sorelle. Stiamo attenti a non annacquare lo scandalo della sequela di Cristo, a non nascondere la rinuncia, che รจ determinante nel seguire Gesรน.
Abbandonare tutto puรฒ essere, per alcuni chiamati dal Signore, il loro โfareโ in questo mondo: sempre nel servizio degli altri; sempre nellโamore per il prossimo, chiunque esso sia; sempre mendicando una salvezza che non puรฒ mai essere meritata, neanche vivendo le persecuzioni. Nella sequela di Gesรน non ci sono primi o ultimi per diritto acquisito, ma solo destinatari dellโamore preveniente di Gesรน e della sua misericordia.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.