Si puรฒ essere vergini ma stupidi
A conclusione dellโanno liturgico, in questa e nelle prossime due domeniche la chiesa ci propone la lettura di Mt 25, la seconda parte del grande discorso escatologico, cioรจ sulla fine dei tempi, fatto da Gesรน nei capitoli 24-25. Matteo leggeva in Marco queste parole di Gesรน:
Fate attenzione, vegliate (agrypneรฎte, vigilate), perchรฉ non sapete quando รจ il momento โฆ Vegliate (gregoreรฎte, vigilate) dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerร , se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino โฆ Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate (gregoreรฎte, vigilate)! (Mc 13,33.35.37).
A partire da tale monito, Matteo ha ricordato e collocato a questo punto tre parabole del Signore su cosa significa vigilare (cf. Mt 24,45-25,30) seguite dal grande affresco sul giudizio finale (cf. Mt 25,31-46). Visto il ritardo della parusia, della venuta gloriosa di Cristo โ almeno ai nostri occhi, se รจ vero che โdavanti al Signore un solo giorno รจ come mille anni e mille anni come un solo giornoโ (2Pt 3,8) โ, come vivere il nostro qui e ora?
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Il nostro testo va inoltre collocato almeno allโinterno di ciรฒ che Gesรน, seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio (cf. Mt 24,3),ย ha appena detto ai discepoli: โVegliate (gregoreรฎte,ย vigilate), perchรฉ non sapete in quale giorno il Signore vostro verrร . Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe (egregรณresen,ย vigilaret) e non si lascerebbe scassinare la casa.
Perciรฒ anche voi tenetevi pronti perchรฉ, nellโora che non immaginate, viene il Figlio dellโuomoโ (Mt 24,42-44). Unโaffermazione analoga si ripete anche alla fine del nostro brano, creando unโinclusione: โVegliate (gregoreรฎte,ย vigilate) dunque, perchรฉ non sapete nรฉ il giorno nรฉ lโoraโ (Mt 25,13). Piรน in generale, tale monito avvolge le tre parabole seguenti, che dipingono uno scenario in bianco e nero, con due vie opposte tra le quali scegliere:
- Mt 24,45-51: il servo che puรฒ essere fedele e prudente/saggio oppure malvagio;
- Mt 25,1-13: cinque vergini stolte e cinque prudenti/sagge. Ovvero: cosโรจ la prudenza/saggezza?
- Mt 25,14-30: due servi fedeli che fanno fruttare i talenti ricevuti, uno malvagio che lo seppellisce. Ovvero: cosโรจ la fedeltร ?
La nostra parabola ritrae le usanze matrimoniali palestinesi: il giorno precedente le nozze, al tramonto, il fidanzato si recava con gli amici a casa della fidanzata, che lo attendeva insieme ad alcune amiche. Ma se facciamo attenzione, il nostro racconto presenta molti tratti strani: la sposa non cโรจ; lo sposo arriva a mezzanotte; si chiede di comprare olio in piena notte; la conclusione รจ fuori luogo, quasi tragicaโฆ In breve, il punto รจ un altro. Questa parabola รจ costruita ad arte da Matteo, a partire dal ricordo di parole di Gesรน, per descrivere la prolungata attesa della venuta gloriosa del Signore Gesรน: รจ lui, il Messia, โlo Sposo che tardaโ, e il vero problema รจ come comportarsi in questa attesa! Come vigilare?
โIl regno dei cieli sarร simileโฆโ: con questo frase tipica di Gesรน siamo subito condotti nel vivo del racconto. Ci sono dieci vergini che si muniscono delle loro lampade per โuscire incontro allo sposoโ. Questโultimo particolare รจ espresso in greco con una formula tecnica per indicare lโaccoglienza del re nella sua parusia, nella visita ufficiale a una cittร . Ecco la vera posta in gioco: lโaccoglienza di quel re del tutto singolare che รจ Gesรน Cristo, lui che viene ad aprirci il regno dei cieli.
Lโevangelista precisa subito lโessenziale: cinque di queste vergini sono stolte, cinque prudenti/sagge. In cosa consiste la differenza? Nel prepararsi o meno allโincontro con il Signore, prendendo con sรฉ lโolio. Questa netta contrapposizione puรฒ essere illuminata attraverso ciรฒ che Gesรน dice al termine del โdiscorso della montagnaโ:
Chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarร simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perchรฉ era fondata sulla roccia. Chi ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarร simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande (Mt 7,24-27).
ร saggio chi ascolta la Parola e la mette in pratica; รจ stolto chi ascolta e non fa. Lโascolto รจ comune allo stolto e al saggio: ciรฒ che li differenzia รจ la pratica, punto e basta.
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โPoichรฉ lo Sposo tardavaโฆโ: ecco il particolare decisivo della parabola. Il problema รจ il ritardo della venuta finale di Gesรน, un vero e proprio trauma per le prime generazioni cristiane. E noi attendiamo ancora il Veniente oppure โ come affermava Ignazio Silone โ abbiamo per la sua venuta lo stesso entusiasmo di quelli che aspettano lโautobus alla fermata? โโฆ si assopirono tutte e si addormentaronoโ. Paradosso: si sta parlando di vegliare, e tutte dormono! Dunque, che tipo di vigilanza รจ quella a cui Gesรน vuole esortarci? Dove sta la differenza tra le stolte e le sagge, se tutte si addormentano?
Prima di tentare una risposta, lasciamoci colpire dalla voce che squarcia la notte: โEcco lo Sposo! Andategli incontro!โ. Grido che giunge improvviso a mezzanotte, lโora piรน inattesa, in cui il Signore viene e ci sorprende come un ladro nella notte, afferma a piรน riprese il Nuovo Testamento (cf. Mt 24,43; 1Ts 5,2-4; 2Pt 3,10; Ap 3,3; 16,15). Allโudire questa voce potente, tutte le vergini, come si erano addormentate, cosรฌ si destano, โrisorgonoโ (verbo egheรญro). Ma ecco che finalmente si manifesta la differenza. Le cinque stolte non hanno olio, dunque sono costrette a chiederne un poโ alle altre cinque. Si sentono perรฒ rispondere: โNo, perchรฉ non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto a comprarveneโ.
Risposta dettata dallโegoismo? No, รจ un modo, seppur brusco, per dire che nel giudizio finale ognuno deve rispondere per sรฉ: non si puรฒ avereย in extremisย lโolio necessario, lโincontro con il Signore va preparato prima. Questโolio o lo si ha in sรฉ oppure nessuno puรฒ pretenderlo dagli altri: รจย lโolio del desiderio dellโincontro con il Signore. Certo, i padri testimoniano molti altri modi di intendere questโolio: la caritร , la compassione, le azioni giuste che danno carne alla fede, ecc.
Ma credo non si debba insistere troppo su un singolo elemento, finendo per perdere di vista lโinsieme, cioรจ lโessenziale: รจ nella capacitร di tenere vivo oggi il desiderio dellโincontro con il Signore che si gioca il giudizio finale, ossia lโessere o meno riconosciuti dal Signore quando verrร alla fine dei tempi. Questo desiderio lo manifestiamo nella nostra vita quotidiana โ come Gesรน dice nellโaffresco di Mt 25,31-46 โ; lo manifestiamo in questo tempo di attesa, nella consapevolezza che la vita รจ lunga e non basta essere uomini e donne โdi un momentoโ (Mc 4,17; cf. Mt 13,21), per darle senso!
Ma finalmente giunge lo Sposo, ed entrano con lui nella sala di nozze solo le cinque vergini sagge, definite con un altro aggettivo: il โcomeโ, lo stile della loro saggezza consiste nellโessere โpronteโ, preparate, senza bisogno di alcuna dilazione. Allora โla porta fu chiusaโ, un particolare icastico, che dice in pochissime parole una veritร nettissima, anche se scomoda: dentro o fuori, non vi รจ una terza possibilitร !
โAlla fineโ โ espressione cara a Matteo (cf. Mt 4,2; 21,29.32.37; 22,27; 26,60) โ giungono le altre cinque vergini, di ritorno dallโacquisto dellโolio, e cominciano a invocare: โSignore, Signore, aprici!โ. Egli perรฒ risponde risolutamente: โAmen, io vi dico: non vi conoscoโ, formula tecnica con cui allโinterno di una scuola rabbinica il maestro ripudia il suo discepolo. Non รจ forse una risposta troppo dura? Per le nozze sรฌ, nellโambito del giudizio no: essa ci ricorda che lโincontro con il Signore รจ al tempo stesso festa e giudizio. Nellโultimo giorno, al momento di dare inizio al banchetto del Regno, il Signore Gesรน non potrร non mettere in luce la veritร della nostra vita, mediante quel giudizio che noi confessiamo nel โCredoโ (โdi nuovo verrร nella gloria per giudicare i vivi e i mortiโ), giudizio assolutamente necessario affinchรฉ la storia abbia un senso.
Tale veritร รจ mirabilmente espressa da Gesรน in un altro brano del โdiscorso della montagnaโ, che precede quello citato sopra:
Non chiunque mi dice: โSignore, Signoreโ, entrerร nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontร del Padre mio che รจ nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: โSignore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demoni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?โ. Ma allora io dichiarerรฒ loro: โNon vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate lโingiustizia!โ (Mt 7,21-23).
Qui il discernimento di Gesรน รจ sottile e smaschera una forma di ipocrisia tipicamente โreligiosaโ: si puรฒ presumere di compiere prodigi nel nome di Cristo e invece ingannarsi miseramente; ossia, non fare la volontร del Padre, che รจ anche la sua volontร . Non รจ sufficiente neppure compiere gesti carismatici o eclatanti, perchรฉ queste opere possono trasformarsi in idoli seducenti in quanto creati dalle nostre mani, in azioni che danno gloria a chi le fa. No,ย ciรฒ che il Padre vuole รจ la misericordia, come Gesรน ha affermato citando il profeta Osea: โMisericordia io voglio, non sacrificioโ (Os 6,6; Mt 9,13; 12,7).
ร un annuncio della misericordia di Dio che deve trasparire dalla nostra prassi in mezzo agli altri uomini e donne, ed รจ solo su questo che saremo giudicati nellโultimo giorno. Allora sarร rivelato chi ha veramente aderito al Signore e chi, pur fingendo di agire in suo nome, รจ stato un operatore dโingiustiziaโฆ Insomma, non cโรจ solo la discrepanza tra dire e fare; cโรจ anche quella tra un fare egoistico, autoreferenziale, e un fare ispirato dalla volontร di Dio, da quella misericordia che รจ la โgiustizia superioreโ (cf. Mt 5,20) rivelata da Gesรน. In questo โfare differenteโ consiste lโessere pronti per andare incontro allo Sposo veniente.
Infine, Gesรน conclude: โVegliate dunque, perchรฉ non sapete nรฉ il giorno nรฉ lโoraโ. La vigilanza รจ la matrice di ogni virtรน umana e cristiana, รจ il sale di tutto lโagire, รจ la luce del pensare, ascoltare e parlare di ogni umano. Non si puรฒ non ricordare, al riguardo, lโacuta comprensione del grande Basilio, a conclusione delle sue Regole morali:
โChe cosa รจ specifico del cristiano?โ. โVigilare ogni giorno e ogni ora ed essere pronti nel compiere pienamente la volontร di Dio, sapendo che nellโora che non pensiamo il Signore viene (cf. Mt 24,44; Lc 12,40)โ (80,22).
E lโApostolo Paolo, in quello che รจ il piรน antico scritto del Nuovo Testamento, cosรฌ ammonisce i cristiani di Tessalonica:
Voi, fratelli, non siete nella tenebra, sicchรฉ quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, nรฉ alla tenebra. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri (1Ts 5,4-6).
Vegliare, vigilare, รจ andare incontro al Signore con le lampade del desiderio accese; รจ essere saggi, cioรจ pronti a vivere il tempo lungo dellโattesa con lโaiuto dellโolio dellโintelligenza. E ciรฒ tenendo presente โ come Gesรน rivela con realismo โ la possibilitร di addormentarci, ovvero di dimenticare, di rimuovere lโorizzonte della venuta del Signore. Come fare fronte a questa che รจ piรน di una possibilitร ? Lottando ogni giorno per non lasciare appesantire le nostre vite dalla routine, dalla ripetitivitร del quotidiano, che รจ pur sempre lโoggi di Dio, lโunica porta dโaccesso nel mondo alla venuta finale del Signore: โBeati quei servi che il Signore alla sua venuta troverร vigilanti!โ (Lc 12,37).
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi