Dio รจ sempre comunione
ร la festa cosiddetta della Trinitร , fissata dalla chiesa la prima domenica dopo la Pentecoste: non รจ memoriale di un evento della vita di Cristo, ma piuttosto una confessione e una celebrazione dogmatica dovuta ai concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381). In veritร nella Bibbia non si trova mai la parola Trinitร , formula dogmatica, ma vi รจ piuttosto la rivelazione di Dio come Padre, della Parola fatta carne, Gesรน il Figlio di Dio, e dello Spirito santo di Dio, la forza attraverso la quale il Padre e il Figlio operano nella storia. Soltanto noi cattolici, a differenza degli altri cristiani, in obbedienza allโintenzione della chiesa celebriamo questa festa ascoltando i testi biblici nei quali troviamo la parola di Dio, che ci rivela il grande mistero della Tri-unitร di Dio.
Il brano evangelico รจ tratto dai โdiscorsi di addioโ di Gesรน, giร piรน volte incontrati nel tempo di Pasqua, quelli da lui rivolti ai discepoli prima della sua gloriosa passione. Chi parla รจ il Gesรน glorioso del quarto vangelo, Signore del mondo e della chiesa nel suo oggi; parla qui e ora alla chiesa, spiegandole che egli, ormai risorto, รจ vivente presso Dio e in Dio quale Dio. Ha giร promesso di non lasciare orfani quanti credono in lui (cf. Gv 14,18) e perciรฒ di mandare loro lo Spirito Paraclito, avvocato difensore (cf. Gv 14,15-17.26; 15,26-27; 16,7-11); ha invitato i credenti ad avere fede in lui e li ha messi in guardia rispetto al mondo nel quale ancora essi vivono, preannunciando loro ostilitร e persecuzione (cf. Gv 14,27; 16,1-4.33), ma dichiarando anche che il Principe di questo mondo รจ stato da lui vinto per sempre (cf. Gv 12,31; 14,30; 16,11).
Gesรน, che ha insegnato per anni ai suoi discepoli e che nel quarto vangelo si attarda a lasciare loro le sue ultime volontร , a un certo punto deve confessare: โMolte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il pesoโ (letteralmente: โportarleโ). Anche Gesรน ha fatto lโesperienza del desiderio di comunicare molte cose ma di rendersi conto che lโaltro, gli altri non sono in grado di condividerle, di comprenderle, di portarle dentro di sรฉ. In ogni relazione โ lo sperimentiamo quotidianamente โ lโassiduitร provoca una crescita di conoscenza, lโascolto e le parole scambiate permettono una maggior comunicazione con lโaltro, ma a volte ci si trova di fronte a dei limiti che non si possono oltrepassare. Lโaltro non puรฒ comprendere, non puรฒ accogliere ciรฒ che si dice, e addirittura comunicargli delle veritร puรฒ diventare imprudente, a volte non opportuno. Si manifesta il limite, una barriera che puรฒ anche far soffrire ma che va accettata. Anzi, occorre non solo sottomettersi a essa, ma addirittura arrivare alla resa: non si puรฒ nรฉ si deve comunicare di piรนโฆ
Non cโera difficoltร a esprimersi da parte di Gesรน, bensรฌ incapacitร di ricezione da parte dei discepoli. Gesรน perรฒ getta lo sguardo sul tempo dopo di sรฉ, con fede-fiducia e con speranza: โOggi non capite, ma domani capireteโ. Perchรฉ? Perchรฉ egli sa che la vita e la storia sono anchโesse rivelatrici; che vivendo si arriva a capire ciรฒ che abbiamo semplicemente ascoltato; che รจ con quelli con cui camminiamo che si comprendono piรน profondamente le parole affidateci. Si potrebbe dire โ parafrasando un celebre detto di Gregorio Magno โ che โla parola cresce con chi la ascoltaโ, con chi la scambia con altri, con chi la medita insieme ad altri, con chi sa ascoltare la vita, gli eventi, la storia. Il cammino della conoscenza non รจ mai finito, lโitinerario verso la veritร non ha un termine qui sulla terra, perchรฉ solo nellโal di lร della morte, nel faccia a faccia con Dio, conosceremo pienamente (cf. 1Cor 13,12).
Questa veritร dร alla fede cristiana uno statuto che non sempre teniamo presente. Dovremmo cioรจ prestare piรน attenzione alle vicende di Gesรน e dei suoi discepoli, leggendole non solo come fatti del passato ma anche come tracce sulle quali camminiamo ancora oggi. La nostra fede non รจ statica, non ci รจ data una volta per tutte come un tesoro da conservare gelosamente, ma รจ come un dono che cresce nelle nostre mani. Dicendo queste parole, Gesรน certamente intravedeva anche tra i suoi discepoli il pericolo del voler conservare ciรฒ che avevano conosciuto come uno scrigno chiuso, come un museo, invece di permettere alle sue parole di percorrere le strade del mondo e i secoli della storia crescendo, arricchendosi nellโincontro con altre parole, storie, culture. Sรฌ, la veritร che ci รจ stata consegnata progredisce in approfondimento e in estensione, e per molti aspetti la chiesa di oggi, come quella di ieri, conosce ciรฒ che รจ essenziale alla salvezza; ma la chiesa di oggi conosce di piรน e comprende il Vangelo stesso in modo piรน approfondito. Non รจ il Vangelo che cambia ma siamo noi oggi a comprenderlo meglio di ieri โ come diceva papa Giovanni โ, meglio anche dei padri della chiesa.
Ma questa crescita della comprensione non avviene per energie che sono in noi, non รจ unโavventura dello spirito umano, ma รจ un cammino โguidatoโ dal dono del Risorto, lo Spirito santo: โQuando verrร lui, lo Spirito della veritร , vi guiderร a tutta la veritร โ. Abbiamo una guida nel tempo in cui Gesรน non รจ piรน tra di noi allo stesso modo in cui camminava accanto ai suoi sulle strade della Palestina. Siamo sulle strade del mondo, tra le genti, in mezzo ai pagani, come โviandanti e pellegriniโ (cf. Eb 11,13, 1Pt 2,11): non siamo soli, orfani, senza orientamento. Ecco il dono di Gesรน risorto, lo Spirito santo, โsuo compagno inseparabileโ (Basilio di Cesarea), che ora รจ divenuto il nostro compagno inseparabile. Lo Spirito รจ luce, รจ forza, รจ consolazione, e ci guida: dolce luce quando รจ notte, brezza che rinfresca nella calura, forza che sostiene nella debolezza. Noi cercatori della veritร mai posseduta percorriamo il nostro cammino, ma lo Spirito santo ci dร la possibilitร di andare oltre la conoscenza della veritร acquisita, attraverso inizi senza fine. E sia chiaro che questa comprensione non sta allโinterno di una dimensione intellettuale, gnostica, ma รจ conoscenza esperita da tutta la nostra persona; e la veritร che cerchiamo e inseguiamo non รจ una dottrina, non sono formule o idee, ma รจ una persona, รจ Gesรน Cristo che ha detto: โIo sono la veritร โ (Gv 14,6).
Lo Spirito santo perรฒ non รจ una forza, un vento che viene da dove vuole e va dove vuole, ma รจ lo Spirito di Cristo, mai dissociato da Gesรน. Quando lo Spirito รจ presente e ci parla di Gesรน, รจ come se ci parlasse Gesรน stesso, e in questo modo ci parla di Dio, perchรฉ dopo la resurrezione non si puรฒ piรน parlare di Dio senza guardare e conoscere Gesรน suo Figlio che lo ha raccontato (cf. Gv 1,18) con parole dโuomo e con la sua vita umanissima. Le parole di Gesรน sullo Spirito santo, dunque, in realtร ci indicano il Padre, Dio, perchรฉ il Padre e il Figlio hanno tutto in comune: il Figlio รจ la Parola emessa dal Padre e lo Spirito รจ il Soffio di Dio che consente di emettere la Parola. ร in questo modo che Giovanni, attraverso le parole di Gesรน, ci accompagna a intravedere il nostro Dio come Padre, Figlio e Spirito santo: un Dio che รจ intimamente comunione plurale, un Dio che รจ comunione dโamore, un Dio che nel Figlio si รจ unito alla nostra umanitร e attraverso lo Spirito santo รจ costantemente creatore di questa comunione di vita.
Nel leggere o ridire questa pagina evangelica, stiamo perรฒ attenti a non trasformarla in un trattato di dottrina, in una sorta di enigma, in una formula matematica sconosciutaโฆ Se questa รจ una veritร , verifichiamola annunciandola ai โpiccoliโ, a quanti sono privi di strumenti intellettuali, ai poveri. Solo se essi, ascoltandola dalle nostre labbra, la capiscono, ciรฒ significa che qualcosa abbiamo capito anche noi; altrimenti siamo nellโinganno di aristocratici gnostici che credono di vedere e invece sono ciechi (cf. Gv 9,40-41), credono di conoscere e invece restano ignoranti, credono di confessare la fede e invece sono legati alla dottrina. Il Vangelo รจ semplice, รจ per i piccoli, รจ una realtร nascosta agli intellettuali e agli eruditi (cf. Mt 11,25; Lc 10,21): non rendiamolo difficile o addirittura enigmatico, degno di stare su una stele di pietra e incapace di entrare nel cuore di ogni persona. Imprimendo su di noi il segno della croce, diciamo il nostro desiderio e impegno di credere con la mente, con il cuore e con le braccia, cioรจ con quanto operiamo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi