Gesรน ama piรน i peccatori dei giusti
Il brano evangelico di questa domenica รจ molto lungo: contiene infatti le tre parabole della misericordia che Luca raggruppa al capitolo quindicesimo del suo vangelo. Avendo giร commentato nel tempo quaresimale (IV domenica) la parabola dei due figli (Lc 15,11-32), riflettiamo oggi sulle due parabole gemelle pronunciate da Gesรน per giustificare il suo comportamento criticato da scribi e farisei. Sรฌ, perchรฉ Gesรน durante il suo viaggio verso Gerusalemme continua a insegnare, registrando perรฒ reazioni, contestazioni e piรน spesso mormorazioni da parte di quelli che, professandosi religiosi e volendosi custodi della Legge, non riescono ad accettare il suo stile e sentono il dovere di recriminare contro di lui.
Anche noi, che ci diciamo discepoli e discepole di Gesรน, possiamo perรฒ non accogliere la buona notizia contenuta in queste parabole. Magari non contestiamo il suo comportamento verso i peccatori, ma pensiamo che figlio perduto e pecora smarrita siano gli altri, i peccatori: non noi, che ci riteniamo fragili sรฌ, ma peccatori proprio no! Ma la buona notizia โ come attesta Paolo โ รจ che โCristo Gesรน รจ venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono ioโ (1Tm 1,15). Siamo forse come quei farisei che vedevano il peccato grave solo negli altri?
Il contesto di questo insegnamento di Gesรน in parabole รจ costituito dai comportamenti nei suoi confronti, di fronte al suo agire e al suo predicare. Pubblicani e peccatori si sentono attirati da Gesรน e vengono a lui per ascoltarlo, mentre i pretesi giusti, gli osservanti scrupolosi della Legge, denunciano con un certo disprezzo: โCostui accoglie i peccatori e mangia con loro!โ. Il tema di questa contestazione รจ significativo: la comunione che si instaura a tavola, mangiando insieme, condividendo lo stesso cibo . Su tale argomento โ non lo si dimentichi โ la chiesa nascente ha giocato la sua fedeltร a Gesรน, ha dovuto scegliere tra ciรฒ che lui aveva insegnato e ciรฒ che veniva dalla venerabile tradizione: si doveva scegliere se accettare di accostare persone impure e lasciarsi accostare da loro fino ad andare alla loro tavola e ad accoglierli alla propria, oppure rifiutare la comunione della tavola con uomini e donne segnati dal peccato o dallโimpuritร dovuta allโappartenenza alle genti (gojim; cf. At 10). A maggior ragione erano da evitare peccatori manifesti, pubblicamente dichiarati tali e noti a tutti, perchรฉ non era lecito instaurare la comunione tra puri e impuri, tra giusti e peccatori, tra figli di Israele e pagani.
Nei vangeli Gesรน รจ sovente a tavola, invitato da amici o anche da farisei e da peccatori, e nessuno รจ mai stato escluso dalla sua tavola. Mangiare insieme a tavola era per Gesรน un evento carico di significato, una possibilitร feconda di comunione, di conversione, di riconciliazione: lo mostra anche solo la moltiplicazione dei pani nel deserto (cf. Lc 9,10-17 e par.), segno profetico di un banchetto nuziale a cui tutti saranno chiamati e nessuno escluso. Gesรน vuole raggiungere i peccatori lร dove sono e farsi raggiungere dai peccatori dove lui รจ, perchรฉ era consapevole che la sua santitร , venendo a contatto con il peccato, lo annientava e operava il perdono di ogni colpa.
A tavola puรฒ infatti accadere qualcosa: attraverso la comunione del cibo e una comunione non solo di parole, ma di pensieri e di sentimenti, puรฒ operare lo Spirito di conversione e lo Spirito di rinnovamento. Proprio per questo Gesรน non รจ restato nel deserto come il suo maestro Giovanni il Battista, ma ha scelto di entrare nelle cittร e nei villaggi, nelle case della gente, per sedersi a tavola con gli uomini e le donne, giusti e peccatori, che incontrava sul suo cammino di annunciatore del Regno. La sua libertร , il suo stringere le mani di gente โperdutaโ secondo la Legge, il suo mettersi accanto a gente smarrita, scartata e condannata dallโopinione pubblica, scandalizzava! Sรฌ, la misericordia infinita di Dio scandalizza gli umani piรน che la sua giustizia! Gli uomini religiosi non riuscivano a tollerare il comportamento e le parole di Gesรน, che mai giudicavano chi era in condizioni di peccato e, pur condannando il male e il peccato stesso, annunciavano anche il perdono e la riconciliazione gratuita con Dio.
Gesรน dunque deve rispondere alla mormorazione: โCosรฌ รจ troppo!โ, e per spiegare e rivelare la vera intenzione sottesa al suo vivere seduto alla tavola dei peccatori, consegna alcune parabole. La prima si apre con una domanda: โChi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finchรฉ non la trova?โ. Accade a volte che una pecora che, insieme alle altre, forma il gregge e pascola guidata dal pastore, si smarrisca, resti sola, cada in un dirupo, senza poter piรน raggiungere le altre. ร una pecora perduta che puรฒ solo conoscere la morte ad opera di bestie selvagge, o delle ferite, o della fame. Allora il pastore lascia le altre novantanove nel deserto e va a cercarla con grande cura, finchรฉ non lโha trovata.
Perchรฉ il pastore fa questo, perchรฉ si affatica per una sola pecora, quando ne ha altre novantanove? Il vangelo apocrifo di Tommaso riporta questa parabola con una significativa aggiunta: โla pecora piรน grossa si perseโ (detto 107), quasi a giustificare la ricerca da parte del pastore di una pecora piรน preziosa, dunque piรน amata. Secondo Luca, invece, questa รจ la buona notizia: il pastore non fa preferenze, ma piuttosto ama tutte le pecore personalmente, perchรฉ di ognuna conosce la voce e il nome (cf. Gv 10,3-4.14) e ai suoi occhi ogni pecora ha un valore unico, inestimabile! Questa pecora, dunque, รจ semplicemente una pecora appartenente al pastore che si รจ perduta e va verso la morte: ciรฒ spinge il pastore a cercarla! Quando si ama, non si seguono i calcoli dellโaritmetica! Il pastore non si accontenta di aspettare che la pecora torni, ma va alla sua ricerca, perchรฉ ogni pecora, se รจ amata, va cercata. Come non pensare qui alla strofa del Dies irae: โQuaerens me sedisti lassusโ; โSignore, a forza di cercarmi ti sei seduto stancoโ? Sรฌ, il pastore della parabola รจ Dio, che continua a pensare a chi si รจ perduto, a chi lโha abbandonato per scelta o per errore, e non si dร pace finchรฉ la pecora amata non ritorni nella sua intimitร . E cosรฌ Dio โabbandonaโ le altre pecore per salvare quella perdutaโฆ
Noi conosciamo invece pastori che non hanno questo stile indicato da Gesรน. Hanno anche loro cento pecore, ma quando una di loro si perde, assaliti dalla paura ammoniscono le altre: โState attente, restate nel recinto, perchรฉ fuori ci sono i lupi, i nemici del gregge. Io vi proteggo stando qui con voi, ma voi non ripetete lโerrore della pecora che si รจ perduta!โ. E cosรฌ il giorno successivo unโaltra pecora si smarrisce, ma loro ripetono gli stessi ammonimenti e restano a guardia del recinto. Poi unโaltra se ne va, poi unโaltra ancoraโฆ ma il pastore che vuole proteggere le pecore non va a cercarle. Cosรฌ resta pastore di una sola pecora, mentre le altre novantanove se ne sono andate, perdute perchรฉ il pastore aveva paura, perchรฉ era geloso del suo gregge, perchรฉ non aveva coraggio nรฉ audacia.
Il pastore della parabola di Gesรน, invece, cerca, cerca e non si arrende finchรฉ non trova la pecora perduta. Allora, caricatala sulle spalle, per evitarle la stanchezza e placare la sua angoscia per la solitudine sofferta, la porta a casa e convoca gli amici e i vicini per fare festa: โRallegratevi con me, perchรฉ ho trovato la mia pecora, quella che si era perdutaโ. Questa festa รจ profezia, segno della festa che avviene in cielo, perchรฉ anche Dio si rallegra quando un perduto รจ trovato, un morto torna in vita, un peccatore si converte. E attenzione: si converte perchรฉ Dio lo cerca, lo trova, se lo carica sulle spalle e lo porta a casa. La pecora resta passiva, รจ lโazione di salvezza di Dio, sempre gratuita e preveniente, a salvarla!
Segue poi una parabola parallela, in cui Gesรน narra di una donna che ha dieci monete e ne perde una. Allora cosa fa? Si dร da fare, accende la lampada, spazza la casa e cerca con cura, finchรฉ non trova la moneta che pensava fosse perduta per sempre. Poi chiama le amiche e le vicine e fa festa insieme a loro. Qui non cโรจ un animale, che con il pastore ha relazioni, ma solo una piccola moneta. Per capire bene la parabola bisogna perรฒ cogliere dove cade il suo accento, ovvero sulla gioia del ritrovamento da parte della donna, evento in cui รจ inscritta la dinamica pasquale: il perduto รจ ritrovato, il morto รจ risuscitato.
Insomma, Dio รจ sempre alla ricerca del peccatore, non รจ un Dio dei giusti, dei puri, che ama solo quelli che gli rispondono coerentemente. Dio sa che in veritร tutti gli esseri umani sono peccatori, in un modo o nellโaltro, e allora cerca di far sentire a tutti e a ciascuno il suo amore fedele e mai meritato. Ci porge questo amore, ce lo offre, ma se noi non sentiamo il bisogno di un Dio che ci renda giusti, se non sappiamo, o non vogliamo sapere di essere peccatori, allora impediamo a Dio di venirci a cercare. Lโapostolo Giovanni ci rivela: โLโamore consiste in questo: non siamo noi che abbiamo amato Dio, ma รจ lui che ci ha amati per primoโ (cf. 1Gv 4,10.19). Preghiamo dunque di discernere colui che โcercandoci, si รจ seduto stancoโ, e non pensiamoci nellโovile, perchรฉ tutti prima o poi nella vita siamo pecore perdute!
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Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi