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Enzo Bianchi – Commento al Vangelo del 11 Agosto 2024

Domenica 11 Agosto 2024
Commento al brano del Vangelo di: Gv 6, 41-51

Tutta la vita del Figlio

Queste parole di Gesรน nel quarto vangelo ci danno le vertigini se le accogliamo con fede, mentre ci scandalizzano se non sentiamo una profonda e segreta attrazione verso Gesรน, destata da Dio. Dio non ci costringe, neppure si impone, porgendoci il dono del Figlio nel suo grande amore per Dio e per il mondo, ma ci fa unโ€™offerta affinchรฉ sappiamo rispondergli nella libertร  e per amore.

Siamo sempre impegnati nella lectio delle parole pronunciate da Gesรน nella sinagoga di Cafarnao: parole suscitate da reazioni e domande di quegli ascoltatori definiti nel quarto vangelo come โ€œi giudeiโ€, cioรจ quei credenti nel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe nutriti dellโ€™ideologia giudaica dominante, forgiata dai capi religiosi del popolo, ostili a Gesรน e poi responsabili, insieme ai capi politici romani, della sua condanna.

Nella porzione di discorso proposta dallโ€™ordo liturgico per questa domenica, viene innanzitutto testimoniata una mormorazione. Gesรน aveva parlato di un pane, donato dal Padre suo, venuto dal cielo, un pane capace di dare la vita al mondo (cf. Gv 6,32-33). In seguito si era identificato egli stesso con questo pane: โ€œIo sono il pane della vita; chi viene a me non avrร  piรน fame e chi crede in me non avrร  piรน seteโ€ (Gv 6,35), ma queste sue affermazioni risultano agli orecchi dei suoi ascoltatori una pretesa folle, scandalosa, inaudita. Per questo si domandano lโ€™un lโ€™altro: come puรฒ questโ€™uomo, Gesรน di Nazaret, che appare ed รจ realmente un uomo, rivelarsi come disceso dal cielo, dunque venuto da Dio, inviato da lui? Come puรฒ dirsi pane, dirsi cibo capace di togliere la fame? La sua pretesa risulta inammissibile, dunque irricevibile, perchรฉ attenta alla signoria di Dio (cf. Gv 5,18; 10,33).

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Proprio lโ€™umanitร  di Gesรน scandalizza, la sua carne e il suo sangue: il suo corpo fragile di creatura lo dichiara terrestre, non disceso dal cielo. Inoltre quei giudei hanno una conoscenza precisa di Gesรน, dovuta alla realtร  dei fatti: รจ il figlio del falegname di Nazaret, anche sua madre รจ ben conosciuta, dunque egli viene semplicemente da questo piccolo borgo della Galilea, non dal cielo.

Di fronte a queste contestazioni e a questo disprezzo, Gesรน reagisce chiedendo in primo luogo di astenersi dal mormorare, poi dichiarando: โ€œNessuno puรฒ venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandatoโ€. Ecco il mistero della fede: non basta lโ€™intelligenza umana, non sono sufficienti le facoltร  umane per discernere chi รจ veramente Gesรน, ma occorre unโ€™azione di Dio, colui che Gesรน stesso definisce suo Padre. Solo attraverso lโ€™accoglienza di questo dono gratuito si puรฒ accedere a Gesรน, attirati da questa forza divina. Aderire a Gesรน, essere coinvolti nella sua vita รจ essenzialmente grazia che accompagna, con unโ€™assoluta preminenza sullโ€™impegno personale del discepolo. Certo, a questa attrazione del Padre si puรฒ rispondere con consapevolezza, convinzione, nella libertร  e accedendo allโ€™amore per Gesรน, ma le si puรฒ anche opporre un rifiuto, una chiusura.

Quando perรฒ avviene questo accesso convinto a Gesรน, allora la comunione con la sua vita รจ tale che neppure lโ€™ostacolo definitivo, la morte, puรฒ vincerla. Infatti Gesรน stesso, lui, il Risorto, farร  risorgere nellโ€™ultimo giorno chi si รจ affidato a lui condividendo con lui la sua stessa vita. Siamo ormai nel tempo del compimento della profezia e se i profeti avevano annunciato che Dio stesso avrebbe istruito il suo popolo, ecco che questa azione di Dio nellโ€™oggi si compie attraverso la presenza del Figlio sulla terra, non come istruzione per lโ€™osservanza della Legge, ma come istruzione finalizzata allโ€™aderire allโ€™uomo Gesรน (cf. Is 54,13; Ger 31,33-34).

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Tutti gli umani, non solo i figli dellโ€™antica alleanza ma tutti i figli di Adamo, tutta lโ€™umanitร  puรฒ ascoltare Dio, accogliere il suo insegnamento e quindi venire a Gesรน. Non vi รจ certo ancora la possibilitร  di vedere Dio faccia a faccia, perchรฉ questo non รจ mai stato possibile nel regime della fede: solo il Figlio, che รจ da Dio, lo ha visto faccia a faccia (cf. Gv 1,18) e ne รจ la narrazione, lโ€™interpretazione unica e veritiera, perchรฉ chi vede il Figlio vede il Padre (cf. Gv 14,9).

Anche queste parole possono suscitare scandalo, ma qui siamo al cuore della fede cristiana: andare a Gesรน significa incontrare un uomo, con unโ€™umanitร  piena, con una carne fragile, significa incontrare un uomo che vive tra gli altri, ha sentimenti umani, parla una lingua umana, incontra gli esseri umani, si mette al loro servizio, li istruisce, li cura e li guarisce. รˆ in questa sua umanitร  che possiamo vedere Dio e quindi compiere il cammino che ci porta ad aderire a lui. Sรฌ, perchรฉ, come Gesรน ha detto: โ€œNessuno viene al Padre se non per mezzo di meโ€ (Gv 14,6). Ritorna quindi sulla bocca di Gesรน per la terza volta lโ€™affermazione solenne: โ€œIo sono (Egรณ eimi) il pane della vita, il pane vivoโ€. Chi parla รจ Egรณ eimi, il Nome santo di Dio rivelato a Mosรจ (cf. Es 3,14), e definisce la sua identitร  quale pane, cibo per la vita.

Qui perรฒ dobbiamo fare molta attenzione e soprattutto non finire per dividere โ€œil pane della vitaโ€ da Gesรน, lโ€™uomo Gesรน, il Figlio di Dio fatto carne. Mai si deve disgiungere il Cristo, il Figlio, dalle sue parole e dal pane che egli ha donato al mondo: sarebbe un attentato alla pienezza dellโ€™identitร  di Gesรน! E non ci si lasci ingannare dal parallelismo che egli instaura tra il pane che discende dal cielo e la manna, perchรฉ solo il movimento dal cielo alla terra lo giustifica.

La manna che Dio aveva dato ai padri nel deserto dopo lโ€™uscita dallโ€™Egitto era sรฌ un dono, ma per saziare la fame; non era un cibo che poteva procurare loro salvezza, tantโ€™รจ vero che i destinatari di quel dono sono poi morti senza entrare nella terra promessa. โ€œIl pane disceso dal cieloโ€, invece, quello che il Padre dona, รจ Gesรน Cristo stesso, ed รจ decisivo per la vita eterna. Chi partecipa al banchetto di questo pane โ€“ che lโ€™inno liturgico per la festa del Corpo del Signore definisceย panis vivus et vitalisย โ€“ vive la vita eterna. Assimilare questo pane che รจ Gesรน Cristo significa ricevere lโ€™antidoto alla morte, iniziando a vivere una vita altra da quella mortale, la vita stessa del Figlio di Dio

Certo, dobbiamo ammetterlo: queste parole di Gesรน nel quarto vangelo ci danno le vertigini se le accogliamo con fede, mentre ci scandalizzano se non sentiamo una profonda e segreta attrazione verso Gesรน, destata da Dio. Dio non ci costringe, neppure si impone, porgendoci il dono del Figlio nel suo grande amore per Dio e per il mondo (cf. Gv 3,16), ma ci fa unโ€™offerta affinchรฉ sappiamo rispondergli nella libertร  e per amore. E proprio in virtรน di questa accoglienza del dono di colui che รจ disceso dal cielo โ€œper noi e per la nostra salvezzaโ€ e che ha dato la sua intera vita, il suo corpo, la sua carne, il suo sangue, e il suo spirito, come dono gratuito e per tutti, vigiliamo per essere sempre capaci di credere, adorare e confessare Gesรน come lโ€™unico nostro Signore. In questโ€™ottica, siamo chiamati a non scindere mai lโ€™eucaristia dalla cristologia, con il rischio di cosificare il sacramento e di impoverirlo dellโ€™immensitร  del mistero.

Questo capitolo sesto del vangelo secondo Giovanni, nellโ€™insistere sullโ€™unica identitร  di colui che รจ il Figlio del Padre disceso dal cielo, di colui che รจ parola di Dio ed รจ pane, cibo di vita eterna per i credenti, ci rende saldi nella fede cristiana, alla quale รจ immanente la fede eucaristica.

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.

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