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Enzo Bianchi – Commento al Vangelo del 1 Settembre 2024

Domenica 1 Settembre 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 7,1-8.14-15.21-23

Che cos’รจ impuro?

Il peccato si innesta sempre nei rapporti tra ciascuno di noi e gli altri, nelle relazioni: รจ nei rapporti umani che la legge di Dio chiede caritร , misericordia, sinceritร  e fedeltร . Il male, lโ€™impuritร  non sta nelle realtร  terrene ma sta in noi, lร  dove noi affermiamo solo noi stessi e non riconosciamo gli altri.

Dopo la lettura del capitolo sesto del vangelo secondo Giovanni, lungo cinque domeniche, lettura che รจ stata una vera catechesi su Gesรน quale โ€œparola e pane della vitaโ€, ritorniamo alla proclamazione cursiva del vangelo secondo Marco. Lo avevamo lasciato con il racconto della prima moltiplicazione dei pani (cf. Mc 6,30-44), lo riprendiamo al capitolo settimo, dove Gesรน entra in controversia con alcuni scribi e farisei.

Costoro sono โ€œvenuti da Gerusalemmeโ€ in Galilea, come giร  era avvenuto quando, durante una discussione con Gesรน sul suo potere di scacciare i demoni, lo avevano giudicato posseduto dal principe dei demoni e ne avevano condannato lโ€™operare (cf. Mc 3,22-30). Ora invece contestano la condotta concreta dei discepoli di Gesรน e ne chiedono conto alla loro rabbi. Il problema riguarda lโ€™halakah, la pratica di precetti e prescrizioni ricevuti dalla tradizione e, nello specifico, il fatto che i discepoli prendono il loro pasto (lett.: โ€œmangiano dei paniโ€) senza essersi lavati le mani, dunque con mani impure (aggettivoย koinรณs).

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In veritร  la Torah, la Legge, rivolgeva il comando dellโ€™abluzione rituale delle mani solo ai sacerdoti che al tempio facevano lโ€™offerta, il sacrificio (cf. Es 30,17-21). Ma al tempo di Gesรน vi erano movimenti che radicalizzavano la Torah e moltiplicavano le prescrizioni della Legge, con una particolare ossessione per il tema della puritร . Tra questi vi erano gliย chaverimย (compagni, amici) e iย perushimย (separati, farisei), i quali consideravano molto importante la prassi del lavarsi le mani e di altre abluzioni in vista della puritร , che poteva essere infranta a causa di contatti con persone o realtร  impure.

Gesรน lasciava liberi i suoi discepoli da queste osservanze che non erano state richieste da Dio, ma imposte dagli interpreti delle sante Scritture, i quali le dichiaravano โ€œla tradizioneโ€, attribuendole la stessa autoritร  riservata alla parola di Dio. Gesรน faceva unโ€™attenta operazione di discernimento, distinguendo bene ciรฒ che era espressione della volontร  di Dio e ciรฒ che invece era consuetudine umana, norma forgiata dagli uomini religiosi che, assolutizzata, diventa un ostacolo alla stessa parola di Dio e una perversione della sua immagine.

La Legge deve ispirare il comportamento ma, con il passare del tempo, le consuetudini e le osservanze rischiano di contraddire il primato della Parola, la sua centralitร  nella vita del credente. E sovente quanti invocano le tradizioni, rendendole โ€œla tradizioneโ€, lo fanno perchรฉ sono proprio loro ad averle pensate e create. In questo caso, perรฒ, anzichรฉ essere a servizio dellโ€™uomo e della sua relazione di comunione con Dio, queste norme finiscono per essere alienanti, soffocano la libertร  dei credenti, erigono barriere e tracciano confini tra gli esseri umani.

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Di fronte a queste contestazioni di scribi e farisei, Gesรน risponde attaccandoli: โ€œIpocriti, Isaia ha detto bene di voi, come sta scritto: โ€˜Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore รจ lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono solo precetti umaniโ€™ (Is 29,13). Sรฌ, voi trascurate il comandamento di Dio per aderire alla tradizione degli uominiโ€. Gesรน conferma lโ€™ammonizione rivolta dal profeta al popolo di Gerusalemme e denuncia lโ€™ipocrisia della distanza tra labbra che aderiscono a Dio e cuore che invece ne resta lontano. In quegli scribi e farisei vi era certamente la frequenza al culto, lโ€™assiduitร  alla liturgia, la confessione verbale del Dio vivente, ma mancava unโ€™autentica adesione del cuore, quella che chiede di realizzare ciรฒ che si dice con le parole. รˆ questione di unitร  della persona, di un cuore unito, non diviso, non doppio (cf. Sal 12,3)!

La critica di Gesรน si fa aspra e radicale: โ€œAnnullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voiโ€ (Mc 7,13). La volontร  di Dio รจ misconosciuta, messa da parte, contraddetta, mentre il primato viene riservato alla pretesa tradizione. Proprio per questo il discernimento si fa urgente anche da parte del cristiano, e tale operazione si compie innanzitutto passando ogni osservanza e ogni prescrizione al vaglio del Vangelo, della parola e dellโ€™azione di Gesรน, e, di conseguenza, non dimenticando mai che รจ la caritร  il criterio ultimo capace di determinare la bontร  o la perversione di ciรฒ che viene richiesto. Scriveva Isacco della Stella, il grande abate cistercense del XII secolo: โ€œIl criterio ultimo di ciรฒ che deve essere conservato o cambiato nella vita della chiesa รจ sempre lโ€™agรกpe, la caritร โ€.

Gesรน non ha mai contraddetto la Legge e le sue esigenze sulla volontร  di Dio, anzi รจ sempre risalito allโ€™intenzione del Legislatore, di Dio stesso, come giร  i profeti, affinchรฉ la Legge fosse accolta con il cuore e osservata nella libertร , con convinzione e amore. Ma di fronte alla tradizione e al moltiplicarsi dei suoi precetti, Gesรน chiede ciรฒ che egli stesso ha operato: il discernimento. La moltiplicazione dei precetti, infatti, accresce la possibilitร  di non osservarli, aumentando le occasioni di ipocrisia. โ€œLa parola del Signore rimane in eternoโ€ (1Pt 1,22; Is 40,8), mentre le tradizioni evolvono in base ai mutamenti culturali e alle generazioni; e, seppur venerabili a causa dellโ€™antichitร , restano umane, involucro e rivestimento della parola di Dio.

Dopo aver indicato alcuni casi di contraddizione alla legge di Dio compiuti in nome dellโ€™osservanza di precetti umani (cf. Mc 7,10-13), Gesรน torna a rivolgersi alla folla chiamata attorno a sรฉ e dice: โ€œAscoltatemi tutti e comprendete in profonditร !โ€. Apertura autorevole e solenne che, in parallelo allโ€™avvertimento conclusivo (โ€œSe qualcuno ha orecchi per ascoltare, ascolti!โ€: Mc 7,16), mette in rilievo le parole rivelative di Gesรน: โ€œNon cโ€™รจ nulla di esterno allโ€™uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Sono invece le cose che escono dallโ€™uomo a renderlo impuroโ€. Parole brevi e apodittiche.

Non cโ€™รจ niente che possa rendere impuro il discepolo tra le realtร  che sono fuori del suo corpo: nรฉ il cibo, nรฉ il contatto, nรฉ le relazioni. Ciรฒ che invece rende impuro lโ€™uomo viene dal suo interno e si manifesta nel suo comportamento. Si faccia attenzione e non si finisca per opporre, sulla base di queste parole di Gesรน, interioritร  ed esterioritร , che in ogni essere umano sono dimensioni inseparabili. Per Gesรน, come per tutte le Scritture, โ€œil male, il peccato รจ accovacciato alla portaโ€ (cf. Gen 4,7) del cuore di ogni uomo e dal cuore รจ generato fino a manifestarsi nei sentimenti, nelle parole e nelle azioni.

Questo insegnamento di Gesรน appare perรฒ in contrasto con le preoccupazioni di molti scribi, che insistevano soprattutto sul comportamento esteriore. Le sue parole non sono facilmente comprensibili, dunque egli รจ costretto, una volta ritornato in casa, lontano dalla folla, a rimproverare i discepoli perplessi e a esplicitare i nomi delle pulsioni, dei pensieri e dei propositi che rendono impuri: una lista impressionante di peccati, una delle piรน dettagliate di tutto il Nuovo Testamento.

Significativamente, perรฒ, essa riguarda i peccati consumati contro lโ€™amore, contro il prossimo, perchรฉ il peccato si innesta sempre nei rapporti tra ciascuno di noi e gli altri (cf. Mt 25,31-46), nelle relazioni: รจ nei rapporti umani che la legge di Dio chiede caritร , misericordia, sinceritร  e fedeltร . Il male, lโ€™impuritร  non sta nelle realtร  terrene ma sta in noi, lร  dove noi affermiamo solo noi stessi e non riconosciamo gli altri.

Infine, tenendo conto del fatto che lโ€™intera controversia nasce da una questione relativa alla tavola, si puรฒ trarre dallโ€™intero ragionamento di Gesรน un importante monito: non possiamo escludere nessuno dalla tavola e, se lo faremo, saremo esclusi noi dalla tavola del Regno! Quanto poi alla tavola eucaristica, non ne รจ escluso chi รจ peccatore, si ritiene tale e porge umilmente la mano come un mendicante verso il corpo del Signore, mentre dovrebbe sentirsi escluso chi non sa discernere il corpo di Cristo (cf. 1Cor 11,29) nel fratello e nella sorella, nel povero, nel peccatore, nellโ€™ultimo, nel senza dignitร .

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi.

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