Educare alla vita buona del Vangelo – La proposta della Bibbia

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“Educare alla vita buona del Vangelo significa in primo luogo farci discepoli del Signore Gesù, il Maestro che non cessa di educare a un’umanità nuova e piena” (Educare alla vita buona del Vangelo, Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Presentazione). – primo incontro – tutti gli altri incontri sono disponibili nel sito giemmegi.org

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vita buonaDIO EDUCATORE DIO MAESTRO D’ISRAELE

“L’esodo dall’Egitto è il tempo della formazione d’Israele, perché, accogliendo e mettendo in pratica i comandamenti di Dio, diventi il popolo dell’alleanza (cfr Dt 8,1)… Anche nell’annuncio dei profeti la storia è intesa come un cammino educativo… Negli scritti sapienziali, Dio è presentato attraverso le figure del padre, della madre e del maestro…

GESU’ UNICO MAESTRO
Gesù… è il <> (Mc 10,17), che ha parlato e ha agito, mostrando nella vita il suo insegnamento (cfr Gv 13,14)… Gesù è per noi non <> maestro, ma <> Maestro (Mc 6,34.39-41)” (Educare alla vita buona del Vangelo, nn. 16-19). Affidare nella preghiera a Dio, Primo e grande Educatore (Gb 1,5; Ef 3,15; Mt 23,9).

LA MISSIONE DELLA CHIESA
La Chiesa è il primo sacramento di Cristo. La missione della Chiesa è espressa dal comando: “Fate discepole tutte le genti”, cioè: “Fate membri della famiglia di Dio tutte le genti”. Si esprimono le modalità di questa chiamata con tre participi: “Andando” (aspetto missionario), “immergendole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (aspetto ministeriale), “insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (aspetto catechetico: Mt 28,18-20). Lo scopo è quindi fare discepoli di Cristo, fare aderire alla sua persona. Gesù non è uno dei tanti maestri spirituali, è il Rivelatore del Padre, è il Figlio, il Signore. La fede è cristocentrica (Eb 3,1; 2 Cor 13,5; Mt 16,13- 17; Gv 6,68-69; 9,15.30-38; At 13,27; 4,12).

UNA VITA BELLA LA RESURREZIONE, FONDAMENTO DEL CRISTIANESIMO
“Se Cristo non è risuscitato, allora è… vana la vostra fede” (1 Cor 15). La testimonianza di Gesù Risorto è lo scopo della predicazione di tutta la Chiesa primitiva (At 1,22; 4,33; cfr 2,22-36; 3,14- 15. 26; 4,10; 5,30; 10,40-41; 17,18.31). Per coloro che già credono in Dio per un cammino filosofico, la risurrezione di Gesù rappresenterà la conferma che egli è veramente Figlio di Dio (scuola di Alessandria d’Egitto, dalla fine del II secolo); per altri, l’esperienza di un uomo che, risorgendo, vince la morte, e si dimostra quindi più forte della natura, quindi soprannaturale, e quindi Dio, sarà il modo di arrivare a credere all’esistenza di Dio, oltre che alla divinità di Gesù Cristo (“via storica” della scuola di Antiochia di Siria, dal III secolo. Tutte le genti di tutti i tempi sono chiamate a confrontarsi con la testimonianza degli Apostoli. I cristiani sono coloro che li ritengono credibili e veritieri. Ma la fede non è solo accettare la Resurrezione: ciò ne è solo il fondamento (“Anche i demoni credono, e tremano”: Gc 2,19). La vera fede è affidarsi, è amore.

CONSEGUENZE DELLA RESURREZIONE
Dio “soffre” nel vedere la creatura sottomessa alla finitudine e alla morte, e nel momento stesso in cui ci crea finiti, limitati, mortali (perché “altri” da lui), progetta l’incarnazione del Figlio, per mezzo della quale Egli stesso si farà finito, sussumerà il limite dell’uomo e del creato fino alla morte e, per il mistero della sua resurrezione, porterà la finitudine umana nell’eternità e nell’immensità della sua vita divina, facendoci suoi figli ed eredi (Rm 8,17). Come dice S. Atanasio, “Dio si è fatto uomo perché l’uomo si facesse Dio”.

UNA VITA DI GIOIA
Gesù è lui lo Sposo che ama la sua Chiesa fino a dare la vita per lei (Ef 5,21-32). Se Dio ci ama così tanto, egli non può volere che il nostro massimo bene: “Nessuno ci fa più felici che Dio” (S. Agostino). “La vita del cristiano che vuole annunciare Gesù come <> sarà anche, a imitazione di quella del suo Signore, una vita felice, beata. Certo, non in senso mondano e banale, ma felice nel senso vero, profondo, perché la felicità è la risposta alla ricerca di senso… <>!” (E. Bianchi).

UNA VITA D’AMORE
Il battesimo è il “sacramento”, cioè il “segno”, che siamo morti e sepolti con Cristo. Per il credente il problema morale non si fonda sul “tu devi”, ma sul “tu sei”: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Ormai i cristiani hanno un “comandamento nuovo” che li deve far riconoscere tra tutti gli uomini, amarsi scambievolmente (Gv 13,34.35). L’amore fraterno traduce il comando di amare Dio, anzi ne è l’unica espressione (1 Gv 4,20). Il Signore si identifica con i poveri (Mt 25,31-46).

LA VITA E’ VOCAZIONE
Compito del credente è capire come fare della sua vita un dono alla sequela del Signore, o nel celibato o nella vita matrimoniale. “Tutti i fedeli, di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla santità” (Lumen gentium n. 40; cfr n. 11).

COME EDUCARE LA “TRADITIO FIDEI”
La fede nasce dalla “tradizione”, cioè dal racconto che viene trasferito alle nuove generazioni. In genere si riceve la fede dai genitori; quando Dio si rivela a Mosè sull’Oreb, gli si presenta come “il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe” (Es 3,4; cfr 3,15; 1 Re 18,36; Mt 22,32; At 3,13). “Dio, i nostri padri ci hanno raccontato l’opera che hai compiuto ai loro giorni” (Sl 44,2; Sl 78,3-7; Es 10,2; Sl 22,31-32; Sl 145,4-7; Gl 1,3). Per il Battesimo, siamo tutti Profeti di Dio (Lumen gentium, nn. 32-33).

L’ASCOLTO DELLA PAROLA
La nostra fede si fonda sulla Parola di Dio. Al centro dell’educazione alla fede deve essere quindi messa con forza la Sacra Scrittura, che è la grande lettera, in ben settantatrè libri, che Dio stesso rivolge a noi. L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo” (S. Girolamo)” (Dei Verbum, n. 25).

LA PREGHIERA
Dio è l’innamorato che sempre ci parla: la nostra vita è chiamata ad essere incessante colloquio d’amore con lui.

L’AMORE E L’ESEMPIO
Al genitore non è richiesto il “successo” educativo, che dipende da tanti fattori: ma è richiesto di amare totalmente e sempre i figli, come il Padre della parabola del Figlio Prodigo (Lc 15,11-32). In ogni caso, la prima educazione sarà l’esempio (Tt 2,6-8).

DA PRESENZA CRISTICA A PRESENZA CRISTIANA
“In ogni uomo, in ogni cultura e gente c’è una presenza cristica che chiede di diventare cristiana” (E. Bianchi). Nei non cristiani sono presenti i semi della Parola di Dio, il “Logos spermatikon”, che il credente deve evidenziare (Gal 4,4).

INNAMORATI DI CRISTO PER INNAMORARE DI LUI
Ciò che si trasmette nasce dal proprio vissuto (Es 13,8; Gdc 6,13; Dt 4,9; At 26,16). Saremo trasmettitori della Parola di Dio nella misura in cui ne saremo conquistati, innamorati (Ger 20,7.9).

BIBLIOGRAFIA: C. Miglietta, La Famiglia secondo la Bibbia. I fondamenti biblici della vita familiare, Gribaudi, Milano, 2000; C. Miglietta, “<<Edificherò la mia Chiesa>>. Perché (e come) essere Chiesa secondo la Bibbia”, Gribaudi, Milano, 2010

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