La perdita di un figlio. Come si sopravvive ad un’esperienza così devastante? Come ci si trasforma, che cosa si diventa, che cosa resta della nostra personalità di «prima»? E che aspetto assume, agli occhi di una madre, il mondo esterno? La famiglia, gli amici, la gente, ma anche i luoghi, gli odori, i colori, le stagioni? C’è ancora spazio per altri dolori o rimpianti, per nuove gioie o speranze, per un futuro? Ricordi da reinterpretare, un presente da ricostruire, un futuro da reinventare; il libro ci parla della morte, ma anche della vita, di disperazione, ma anche di speranza, della prostrazione, ma anche della volontà di riemergere. In due monologhi – teatrale il primo, il secondo in forma di diario – l’autrice ci fa penetrare nel suo mondo interiore, svelandoci, in una prosa asciutta e coinvolgente, di una lacerante sincerità, i suoi primi due anni di lutto.
Ascolta l’intervista all’autrice a Punto e a Capo di Radio Vaticana
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