don Walter Magni, Commento al Vangelo del 13 Febbraio 2022

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PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

Anno A – Rito Ambrosiano – 13 novembre 2022 

La venuta del Signore

Fratelli, sorelle, 

inizia l’Avvento e la liturgia ci ripeterà con insistenza che i cristiani aspettano Qualcuno, Colui che  viene, Gesù nostro Signore. Ne siamo convinti? “L’essenza dell’ottimismo non è soltanto guardare al  di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano,  la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi,  una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, il futuro lo rivendica a sé” (D. Bonhoeffer). 

“Vieni, vieni Signore Gesù” 

Ricordo l’inizio di un canto proprio dei vesperi ambrosiani: “nella notte o Dio noi veglieremo, con  le lampade vestiti a festa, presto arriverai e sarà giorno”. Signore, abbiamo bisogno di te. Abbiamo  bisogno di te, mentre è ancora di nuovo Avvento. Un Avvento contrassegnato da venti di guerra, da  dolori e da sconfitte, da ansie e da paure. Ed è Avvento di Te: ancora uomini e donne combattono  per una giustizia per tutti, e non per pochi; per gli ultimi anziché per i primi. Signore, abbiamo bisogno  di te. Per ridare vigore alla vita, a questa nostra vita. Troppe “ossa aride” abitano i nostri giorni e tante  sono le malinconie generate da fatue e illusorie libertà. Signore, abbiamo bisogno di te: Vieni Signore  Gesù, vieni ancora tra noi. Vieni a cercarci a scovarci se mai fossimo caduti in qualche dirupo, in  qualche tranello inventato da uomini loschi e malvagi che non Ti conoscono e che non Ti vogliono  incontrare. Vieni, Signore Gesù, vieni. Ti aspettiamo.

Dunque: si dice attesa, attesa di Lui che ancora  e sempre viene. E già la gioia dovrebbe trasparire sui nostri volti. Ma non è così. Anzi, dopo aver  ascoltato il Vangelo di questa liturgia ci prende piuttosto come un senso di tristezza, mentre sentiamo  che tutto crolla, che l’iniquità dilaga, che la tribolazione e il dolore hanno il sopravvento. Eppure,  siamo certi che mentre Gesù parlava ai Suoi con questi accenti apocalittici, servendoSi proprio di  parole dure e di immagini tanto forti, chi Lo ascoltava intuiva una buona notizia, respirava Vangelo.  Come si dischiudesse per loro un mondo diverso, una rinnovata speranza, una luce vera.  

“Non ve ne accorgete?” 

Come ci ricorda Isaia, che conosceva le fatiche della profezia “Ecco, faccio una cosa nuova: proprio  ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella  steppa” (43,19). Abitare, fratelli e sorelle, la situazione, ogni situazione, intuendo che proprio in essa  si dischiude la speranza. Si dischiude la possibilità, la prospettiva reale di un mondo nuovo e diverso, che è già il regno del Signore che si realizza. Che è già la gioia della Sua inestimabile presenza. Così  l’Avvento ci viene regalato come tempo nel quale mettere in atto esercizi di attesa. Come dovessimo  togliere le incrostazioni da un affresco di valore, che il tempo ha appesantito e dimenticato. Come  dovessimo liberarci da troppe inutili sovrastrutture.

A volte basterebbe guardarsi intorno e ascoltare  semplicemente. Sentendo quante pesantezze abitano le nostre case, quante fatiche affliggono le nostre  chiese. Anziani affaticati, giovani svagati e smarriti. E cosa pensare quando il terremoto ti riporta  all’ira di Dio e l’acqua è tanto alta da travolgere la bellezza e scombinare le nostre città? Qui  l’esercizio consisterebbe in un capovolgimento: o immagini che dall’alto ti piova addosso il giudizio  di Dio oppure, partendo dal basso, partendo da te, decidi di cambiare rotta. La gioia non è là dove i  media fanno di tutto per venderti un prodotto e la speranza non è mai oltre la tua finestra. L’esercizio  è ripartire da quello che sei, così carico di fallimenti e fatiche, per riscoprire – a cominciare da te e da  chi sta intorno a te – sussulti di speranza, sprazzi di gioia che già dicono dell’arrivo del Signore.  

“Guardate la terra di sotto” 

Perché la fine del mondo comincia ad attecchire quando si tirano i remi in barca, quando il lamento  diventa l’unica musica che ascoltiamo. Quando non sappiamo più sognare e di cominciamenti nuovi  non se ne parla più. Quando non abbiamo più il coraggio di alzare la testa, lasciando piuttosto che  s’affossi nelle spalle. Dobbiamo riprendere in mano tutto, con pazienza. Armandoci della fiducia che  torna a ricreare a partire da ciò che abbiamo tra le mani. Del resto, la storia di Dio che la Bibbia ci  racconta continuamente ci ripete di questo Suo impenitente non arrenderSi mai.

Ma l’ultimo esercizio  lo dobbiamo comunque fare con più onestà. Non dobbiamo avere paura di aprire gli occhi, come  scrive Isaia: “Alzate al cielo i vostri occhi e guardate la terra di sotto”. Aprire gli occhi sulle cause  della rovina. Seguendo il racconto di Matteo che ci invita a individuare, tra le cause della devastazione, il dilagare della menzogna e dell’ipocrisia. Se le società e le chiese s’affaticano non è  perché abbiamo tutti accettato di convivere con la menzogna e l’ipocrisia? “Guardatevi dai falsi  profeti” Cioè: fate attenzione a tutti quelli che usano parole religiose, parole devote, servendosi  troppo spesso del nome di Dio: “Verranno dicendovi: ‘Ecco il Cristo è qui, ecco è là’. Non seguiteli”.  Non costruite sulla sabbia dei compromessi, della corruzione, del denaro, degli interessi, dell’egoismo  verniciato di elemosina, dell’ingiustizia nei confronti dei poveri. Costruite sulla roccia che è Dio,  sulla Sua Parola che non passa. Confidando ancora e sempre in Gesù, nell’attesa della Sua venuta.  

don Walter Magni


Letture della Domenica
PRESENTAZIONE DEL SIGNORE – festa
Colore liturgico: BIANCO

Prima Lettura

Entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate.Dal libro del profeta Malachìa

Ml 3,1-4

Così dice il Signore Dio: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 23 (24)

R. Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. R.

Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia. R.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. R.

Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria. R.

Seconda Lettura

Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli.Dalla lettera agli Ebrei

Eb 2, 14-18

Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.

Parola di Dio

Vangelo

I miei occhi hanno visto la tua salvezza.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2, 22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore-  come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.

Parola del Signore

Oppure:

(Forma breve)

Dal Vangelo secondo Luca

Lc 2,22-32

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.

Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».

Parola del Signore.