Video-Commento al vangelo della quarta domenica di Avvento, anno C, a cura di don Vinicio Carminati, Parroco di Cepino e Selino Basso e Rettore del Santuario della Cornabusa.
Trascrizione generata automaticamente da YouTube e rivista tramite IA.
Trascrizione corretta con punteggiatura e paragrafi
[Musica]
La prima lettura, tratta dal libro del Profeta Michea, ci parla di un periodo drammatico per la vita del popolo di Israele, minacciato dalla potenza assira e governato da una classe politica più interessata a se stessa che al governo del popolo.
In questa situazione storica difficile per Israele, Michea, il profeta, annuncia un nuovo intervento di Dio. Sarà un intervento risolutore, poiché tutto deve rinascere. Sarà Dio stesso, dice Michea, a far sorgere finalmente un re giusto da Betlemme, che governerà per sempre e a titolo definitivo il suo popolo.
Questo re, dice il testo, governerà con fermezza e insieme con la cura con cui un pastore segue il proprio gregge. Questa profezia si è compiuta nella figura di Gesù Cristo: lui è il pastore che governa con fermezza, insieme al prendersi cura del suo gregge.
Ecco, Dio ci governa prendendosi cura di noi. Ma come Dio si prende cura di noi? In che modo?
Una risposta viene dalla seconda lettura. Dio si è preso cura di noi assumendo la nostra condizione umana, cioè imparando lui stesso a conoscere che cos’è la vita umana. Ecco perché la nostra vita è preziosa fino all’ultimo respiro: perché Dio stesso ha scelto un corpo per manifestarsi. Si è identificato con un corpo per manifestarsi, un corpo fragile di carne e ossa, cioè la persona unica e irripetibile di Gesù di Nazaret.
“Tu non hai voluto né sacrificio né offerta; un corpo invece mi hai preparato. Ecco, io vengo per fare la tua volontà.”
Maria, che ricordiamo oggi, ha fatto la stessa cosa: ha donato il suo corpo perché Dio entrasse nella storia e nella vita umana. Maria ha permesso a Dio di dare infinito valore alla nostra umile condizione umana, dando liberamente a Dio la possibilità di condividere la nostra storia di uomini.
Dio non lo si incontra solo nei riti: “Non hai voluto né sacrificio né offerta, non hai gradito né olocausti né sacrifici.” Dio lo si incontra soprattutto nelle persone, nelle relazioni. Lì Dio ci viene incontro, lì facciamo esperienza di lui.
Il Vangelo ci parla di questo continuo desiderio di Dio di tessere relazioni, di incontrare, di fare visita a noi nella quotidianità. Il Vangelo ci parla di incontri: Dio e Maria, Dio ed Elisabetta, Maria ed Elisabetta, Gesù e Giovanni Battista.
Ecco, il Vangelo si snoda in questi intrecci di rapporti per raccontarci come Dio entra nelle storie delle persone e le trasforma in qualcosa di bello, se si è disposti a fare come ha fatto Maria: a credere.
“Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore.”
Maria ha imparato dalla storia del suo popolo, dalle sue tradizioni e soprattutto dalla meditazione e dall’ascolto della Scrittura, che Dio è fedele, che Dio non abbandona mai, anche e soprattutto nei momenti più bui.
Per noi il mistero di Dio certo appare ancora nascosto, racchiuso in quel bambino. Tuttavia, Maria continua a credere e, mentre crede e il tempo passa, Maria inizia a intuire che Dio manterrà la sua promessa di salvezza. Come? Non lo sa. Ma sa che lo farà.
La fede di Maria si manifesta non solo in questa obbedienza alla promessa di Dio, ma anche concretamente nell’andare a trovare la cugina Elisabetta. Certamente è un gesto di cura e di premura, ma forse è anche un viaggio alla ricerca della conferma di quel Dio che sta operando meraviglie non solo nella sua vita, ma anche in quella di altre persone.
Maria non cerca segni evidenti che confermino la sua fede, ma piuttosto riflette, si lascia interrogare dai fatti che accadono nella sua vita. Cerca il senso delle cose, le medita interiormente, cerca il filo rosso che lega tutte le esperienze.
Per questo Maria eleva a Dio quella preghiera che ogni giorno la Chiesa ripete: Magnificat, che significa esaltare, lodare il nome di Dio. Maria loda Dio perché ha guardato la piccolezza della sua serva.
Ecco un criterio molto fuori moda: quello di Dio che cerca ciò che è piccolo e nascosto. Non come facciamo noi, che cerchiamo ciò che è sensazionale, ciò che appare, ciò che è brillante.
Abbiamo bisogno di riconoscere, nella piccolezza della nostra vita, lo straordinario amore di Dio che viene a visitare le nostre giornate. Lo fa attraverso un sorriso, un saluto, una sorpresa, qualcosa di inaspettato: una nascita, un gesto di cortesia, di attenzione, di gentilezza, di tenerezza; una richiesta di aiuto, un abbraccio, un bacio, una carezza, un complimento.
Lo fa attraverso il corpo di chi ci sta accanto, verso le persone.
Abbiamo bisogno di incontri significativi nella nostra vita, e certamente quello con Dio è il più determinante.
Si avvicina il Natale. Non perdiamo tempo con inutili preparativi, feste o regali. Prepariamo il cuore. Prendiamoci tempo per stare con le persone: lì troveremo Dio.