Video-Commento al vangelo della prima domenica di Avvento, anno C, a cura di don Vinicio Carminati, Parroco di Cepino e Selino Basso e Rettore delย Santuario della Cornabusa.
Trascrizione generata automaticamente da YouTube e rivista tramite IA.
Con il tempo di Avvento inizia un nuovo anno liturgico, cioรจ ricominciamo a meditare la vita di Gesรน leggendo in particolare il Vangelo di Luca. Le parole e le immagini che abbiamo ascoltato ci hanno lasciato, forse, un po’ pensierosi e perplessi. Ma sono le stesse espressioni che giร avevamo incontrato due settimane fa. Si tratta del genere apocalittico, che anche Luca utilizza per comunicarci qualcosa di importante.
La comunitร di Luca era in difficoltร : l’impero romano attraversava una crisi profonda e sembrava ormai prossimo al crollo. La situazione era molto simile a quella che stiamo vivendo oggi, un’epoca di profondi cambiamenti e di grandi trasformazioni.
Ecco, gli astri, nella Bibbia, non indicano tanto il cosmo quanto le divinitร pagane. Il sole non era una stella, ma veniva considerato una divinitร , un dio; la luna era una dea; le stelle rappresentavano i potenti della terra. Utilizzando queste immagini, Luca scrive alle sue comunitร sofferenti e vuole mandare un messaggio di speranza.
Luca dice: sta per crollare l’impero pagano, l’impero fondato sulla guerra, sulla violenza, sulla forza, su false divinitร e su governatori considerati come degli dรจi. Ma sono solo uomini, e tutto passa. Tutte le strutture di potere, prima o poi, crollano. Ma la piccola comunitร cristiana sarร protetta dal suo Signore e non ha nulla da temere.
Non รจ forse questo quello che รจ sempre accaduto nella storia? Ogni dittatura, ogni impero, prima o poi, รจ crollato. Quali sono gli imperi di oggi? Forse gli imperi economici, gli imperi digitali, gli imperi energetici, gli imperi militari?
L’intento del Vangelo raccontato da Luca, allora, non รจ quello di spaventare parlando della fine del mondo. Luca scrive in un momento di grandi cambiamenti storici e di grandi trasformazioni sociali. Parla del crollo dei riferimenti sociali che, in ogni epoca, sconvolgono la vita delle persone. In una situazione di crisi sociale, politica ed economica, il cristiano alza sempre lo sguardo alla ricerca di Dio. Cerca la luce per non rimanere schiavo di luoghi comuni o di paure comuni.
Ecco l’invito di Gesรน: “Alzate il capo, la vostra liberazione รจ vicina”. ร adesso! Ogni crisi, ogni stravolgimento, ogni cambiamento storico porta con sรฉ una crisi, ma anche una rinascita, una nuova opportunitร di crescere come singoli e come comunitร .
ร come se Gesรน ci dicesse: “Quando nella tua vita accadranno cose che ti destabilizzano, non permettere alla paura di vincere su di te. Quando senti la paura farsi strada dentro di te, non farti condizionare troppo. Non lasciatevi legare dal laccio della paura che paralizza”.
Non รจ forse cosรฌ quello che sperimentiamo anche oggi? Continuiamo a sentir parlare di guerre, di inondazioni, di disastri ecologici e ambientali, di precarietร , di mancanza di lavoro, della povertร che aumenta tra le persone, del senso di incertezza, anche morale, di confusione morale. Viviamo un futuro complesso, una sempre maggiore frammentazione, la pandemia, il senso di solitudine nell’affrontare i problemi, i fenomeni migratori, eccetera.
La stessa parola “sicurezza” non รจ forse diventata una parola magica usata per placare le nostre paure? E non รจ forse proprio una parola che viene dalla paura? Il Signore ci invita, invece, ad alzare il capo, cioรจ ad avere un atteggiamento di speranza per non lasciarci schiacciare interiormente dagli eventi.
Il pessimismo, la rassegnazione, la mancanza di speranza, la disillusione, una sottile tristezza che serpeggia, lo scoraggiamento delle comunitร cristiane di oggi, la continua lamentela, la polemica fine a se stessa sono atteggiamenti che portano solamente a chiuderci in noi stessi. Uccidono la gioia di vivere, come se al giorno d’oggi essere felici fosse quasi una colpa.
E allora sรฌ, il cuore puรฒ appesantirsi dalle tante preoccupazioni, e la mancanza di speranza ci porta a smettere di lottare. Ci porta a vivere pensando solo a noi stessi, a come salvarci. Ci porta ad isolarci, e dunque uccide le relazioni. L’unico antidoto alla paura รจ la fede, รจ l’apertura, รจ la speranza che diventa caritร .
Ecco, l’Avvento รจ un tempo in cui coltivare la speranza e l’attesa, l’attesa che Dio viene incontro a noi. Diceva il Salmo: “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri”. Ecco, il Vangelo non รจ un messaggio consolatorio per la vita, ma una forza propulsiva che ci spinge sui sentieri di Dio.
L’invito a vegliare, l’invito a stare attenti a noi stessi รจ l’invito di Dio a porre la nostra attenzione sul nostro stile di vita, a non lasciarci trasportare dalle mode del momento, dalle ideologie imperanti, dalle mode passeggere che diventano poi modi di vivere. Mode esteriori che, dopo essere passate, lasciano il vuoto.
Dobbiamo stare attenti a non lasciarci rubare la speranza e la gioia, e direi anche a non lasciarci rubare la nostra identitร cristiana, cioรจ identitร di battezzati e di salvati. La preghiera รจ lo strumento necessario per rendere forte la nostra interioritร e la nostra volontร . Insieme alla Parola di Dio, la preghiera ci libera dall’egoismo e dalla paura. E il cuore, riempito di Dio, trova energia nuova per lottare.
La promessa di Dio ci dona, perciรฒ, la possibilitร di vivere sempre da capo una vita buona. ร quello che San Paolo auspica per gli abitanti di Tessalonica: “Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore”.
Prendiamoci, allora, l’impegno in questo Avvento di intensificare un po’ la nostra preghiera e di metterci in ascolto della Parola di Dio. Chiediamo al Signore che la nostra vita non si lasci condizionare dalla superficialitร di tanti comportamenti banali e ipocriti, ma sia testimone di speranza e di fede. Attendiamo il Signore che ci viene incontro.