“Quanto volete darmi perchè ve lo consegni?”
Giuda è deluso dall’agire di Gesù perché non opera secondo le sue aspettative. Ma Giuda, a motivo di ciò, non fa una verifica del suo percorso di discepolato, del suo sì a Gesù, forse perché un discepolato non c’è mai stato. Giuda ha detto sì a se stesso, alle sue attese e Gesù era uno strumento per realizzarle.
Quando ha capito che “lo strumento” non lo avrebbe aiutato a realizzare quanto si aspettava, allora facilmente ha potuto disfarsene. Giuda non si è preoccupato della relazione con Gesù, del tempo trascorso insieme, dell’investimento emotivo e affettivo in cui anche egli stesso si è coinvolto.
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Per trenta denari Giuda ha venduto anche se stesso, il suo passato, la sua identità che si era costruita al seguito di Gesù. Un’identità ferita perché scissa tra aspettative e realtà, dove però ha prevalso più l’utopia del futuro che la prospettiva di correggere e sanare il presente, la relazione con Gesù, seppur vissuta in modo ambiguo e conflittuale. Gesù gli ha aperto la strada per riconciliarsi con se stesso e recuperare la loro relazione: l’ha chiamato amico.
Ma quando Giuda ha capito che era quella la via giusta, il suo “amico” era già stato condannato a morte, quella relazione gli appariva quindi irrecuperabile e con essa insanabile anche quel conflitto interiore che da anni si portava dentro.
In breve
Gesù ti chiama “Amico” e si rimette al tuo fianco per riconciliare la tua identità ferita e divisa tra le aspettative che hai nel cuore, le difficoltà del tuo presente e il peso del tuo passato.
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