don Vincenzo Marinelli – Commento al Vangelo del 31 Marzo 2022

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“Se un altro venisse nel proprio nome”

Gesù afferma di essere stato mandato dal Padre. E l’affermazione per la mentalità ebraica è molto problematica, perchè è una bestemmia pubblica, che va severamente punita. in altre parole, mentre i profeti sono coloro che riportano le parole di Dio, e sono inviati da Dio ad annunciarle, Gesù afferma di essere mandato dal Padre. Cioè usa un’identificazione tra lui e Dio più forte di quella di un profeta.

E per sostenere la sua affermazione, la dimostra con una serie di elementi: quanto affermato da Giovanni; le opere che lui stesso ha compiuto; quanto affermato dal Padre stesso; quanto riportano le Scritture; la figura di Mosè. Dunque gli elementi non mancano e, soprattutto, toccano gli elementi portanti della fede ebraica. Per noi cristiani l’affermazione di Gesù non è uno scandalo, ma è la prospettiva di partenza.

Se Gesù non fosse l’inviato del Padre, la sua Parola non sarebbe così importante per noi. Eppure anche noi dovremmo in un certo senso partire da quell’inizio, da quello scandalo che suscitarono le parole di Gesù, per sentirne tutta la loro potenza. Gesù stesso dice che senza l’amore di Dio in noi è impossibile accogliere le sue parole e riconoscere l’importanza che meritano. E questo vale per tutti. Se hai nel cuore l’amore per Dio, difficilmente dimenticheresti la sua Parola o disubbidiresti.

L’amore infatti ti farebbe accogliere con grande riverenza e profonda umiltà ogni singola parola della più alta Autorità nel cielo e sulla terra, del tuo Signore e Creatore.

In breve

Non si può accogliere con riverenza e umiltà la Parola di Dio se nel proprio cuore manca l’amore di Dio.


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