“Credete che fossero più peccatori di tutti, per aver subìto tale sorte?”
Alcuni giudei erano stati uccisi da Pilato mentre offrivano dei sacrifici. I giudei credevano che questa sorte gli era accaduta a causa del loro peccato. Ma Gesù dissente da questa interpretazione. Il modo con cui una persona muore non è una punizione per i peccati che ha compiuto. Ci sono sofferenze che colpiscono alcuni e non altri, ma la ragione non può essere ricondotta ai loro peccati. Allo stesso modo coloro che si affidano al Signore non possono pretendere di non essere soggetti a tutti i mali che possono colpire un essere umano. Non è la propria innocenza o il proprio peccato la causa dei mali da cui si viene colpiti.
L’innocenza o il peccato sono dimensioni personali che riguardano anzitutto la propria coscienza e solo in secondo luogo la propria corporeità. Ci sono dei vizi che sono dei peccati veniali contro la propria vita, che possono essere anche causa di malattie e in qualche circostanza possono portare alla morte. Ma in nessun modo Dio punisce con la malattia o con la morte a causa dei peccati personali. Dio è il Dio della vita e tutto ciò che desidera è che il peccatore si converta e viva.
In breve
Le sofferenze non sono il segno di una punizione divina per i peccati personali. Ma se Dio usa misericordia, questa non può essere un deterrente per continuare a vivere nel peccato. Dio è il Dio della vita, e desidera entrambe le cose: che il peccatore si converta e viva.
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Commento a cura di don Vincenzo Marinelli
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