“Di quello che vedete, non resterà pietra su pietra”
Lo sguardo che Gesù ha sul Tempio non è disfattista e non vuole indurre pessimismo e terrore. Tutt’altro. Il suo sguardo è il giusto contrappeso a quella vana compiacenza con cui si guarda al proprio lavoro, alle opere del proprio intelletto, o dei propri frutti.
A volte siamo presi da una mania di assoluto e di eterno, che dimentichiamo che ogni nostra opera è soggetta al flusso della storia e del tempo, il cui ricordo è destinato a scomparire. Anche le imprese più storiche di cui gli uomini fanno memoria, resteranno fino al tempo che Dio ha stabilito per la vita umana, ma non in eterno.
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Se dunque compissimo tutte le nostre azioni con questa consapevolezza, noi stessi saremmo i primi a ridere di chi elogia ed esalta qualcosa che non ha futuro, non ha alcun accesso all’eternità . Le opere umane sono lo strumento con cui l’uomo giorno per giorno guadagna la sua eternità .
E l’opera che può apparire più umile e silenziosa allo sguardo degli uomini e della storia, può essere quella che rimane per sempre dinanzi a Dio.
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