“Io lo risusciterò nell’ultimo giorno”
Spesso associamo l’idea della morte come al distacco da qualcuno a noi caro, ma più raramente la associamo a noi stessi, come ad un momento ineluttabile della nostra vita. Come la sera giunge alla fine del giorno e permette all’uomo di fare il bilancio della giornata, e gli permette di poter rendersi conto di quanto è stato fatto e di quanto resta da fare; allo stesso modo è la morte per la vita dell’uomo.
La conclusione della giornata non è che un anticipo di quel grande congedo da ogni cosa: attività compiute, progetti futuri, beni e affetti. Se ogni sera impari a congedarti da tutto ciò che ti ha circondato nella giornata, riconoscerai più facilmente che il Signore è il tuo ultimo rifugio, il tuo riparo sicuro. Lo avvertirai come l’Eterno, Colui che era, che è e che viene, dinanzi al quale ogni cosa passa.
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Ti sentirai così onorata di appartenere a Colui che rimane per sempre, che nascerà in te una fiducia sempre più crescente in Lui, e avrai la capacità di non lasciarti più sconvolgere da tutto ciò che passa, che è legato alla storia, al tempo. Sapendoti figlia dell’Eterno e di essere destinata all’eternità, cambierà anche la prospettiva con cui tu guardi ogni cosa: sia ciò che ti dà gioia, sia ciò che ti procura sofferenza.
E non sarai veramente in pace finchè non sarai lì dove da sempre il Signore ha preparato un posto per te.
In breve
La morte non è che la tua porta d’accesso all’eternità. Se alla sera di ogni giorno impari a congedarti da tutto ciò che ti circonda, quando il Signore aprirà la porta, ti troverai pronto per seguirlo nella sua dimora senza fine.
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