Il passaggio dal venerdì della passione del Signore alla domenica di Risurrezione è breve, quasi impercettibile. Non resta che il Sabato Santo a dividere due momenti tanto importanti e densi di significato per la fede e la vita dell’uomo. Allora è bene vivere appieno questo giorno, e non percepirlo semplicemente come un giorno di attesa in arrivo della Pasqua.
Alla nostra mente infatti può venire facile pensare alla certezza di Resurrezione di Gesù, ma quel sabato santo non fu così. Fu un giorno di dolore e di tristezza, di desolazione e di sconforto. Non bisogna mettere da parte la propria fede nella resurrezione di Gesù, ma al contrario, entrare ancora di più con il cuore e con la mente in quel mistero.
Ed è solo immedesimandosi in quel giorno dopo la passione e la morte di Gesù che si può comprendere meglio il meraviglioso annuncio della Risurrezione. Senza quel “sabato”, il primo a sancire il distacco dal sabato ebraico, la vittoria sulla morte giungerebbe troppo prematura e la morte stessa verrebbe quasi derisa e oltraggiata nella sua serietà. Questo sabato è un invito a rivedere i punti morti della nostra esistenza e delle nostre relazioni, quelli per cui non soffriamo più, ma anche per i quali non attendiamo nemmeno un cambiamento.
Gesù è sceso fino agli inferi, e allo stesso modo è disposto a scendere nelle profondità più oscure del tuo cuore per rimetterti in cammino, per dirti: Risorgi con me!
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