“Tutta la folla se ne tornava battendosi il petto”
La domenica della Palme ci introduce negli ultimi momenti della vita di Gesù, delle sua passione e della sua morte. Ma proprio in questi ultimi attimi accanto al mistero della redenzione dell’uomo si consuma il mistero del male che da sempre minaccia e tenta l’umanità inducendola non soltanto a compiere il male o ad evitare di fare il bene, ma addirittura a distruggere il bene stesso, ad uccidere Dio. Ecco che dunque mentre Gesù istituisce la nuova alleanza fondata sull’offerta d’amore del suo corpo e del suo sangue, l’uomo risponde con l’ipocrita promessa di Pietro: sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte.
Mentre Gesù entra in preghiera per trovare il conforto e il sostegno del Padre nell’ultima ora, l’uomo risponde con l’abbandono dei discepoli e il tradimento di Giuda. Mentre Gesù risponde offrendo una testimonianza fino alla fine, l’uomo risponde con il rinnegamento di Pietro. Mentre Gesù viene trovato innocente e incolpevole, l’uomo risponde con le accuse e le menzogne. Mentre Gesù non rinnega il perdono al ladrone pentito, l’uomo risponde con insulti e scherni.
Questi uomini, questa umanità, siamo tutti noi. La passione di Gesù sembra attestare che al mistero del male di cui siamo capaci non c’è fine. E invece essa ci ricorda ancora una volta che se oggi torniamo a casa battendoci il petto, Dio con il suo amore può aiutarci a cambiare la nostra vita, a ricominciare.
In breve
La passione di Gesù è la testimonianza di come non c’è fine all’iniquità di cui l’uomo è capace. Ma allo stesso modo ci rassicura che non c’è peccato che l’amore di Dio non possa cancellare.
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