don Vincenzo Leonardo Manuli – Commento al Vangelo del 30 Aprile 2023

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«Il Signore è il mio pastore». Salmo 23

L’autore biblico usa un linguaggio a noi oggi poco conosciuto, il pastore e le pecore, l’ovile e la porta. Sono metafore prese dalla vita di tutti i giorni per la quale l’uomo biblico aveva familiarità, almeno per l’ambiente in cui è situata la bibbia, un mondo agro-pastorale. L’immagine affascina, ancora possiamo – di rado – osservare prati dove ci sono pastori con le pecore. Io ogni giorno quando vado in parrocchia nel percorso incontro gruppi di pecore e i pastori che guidano ai pascoli. Ma quale è il significato esistenziale per il credente? Chi è nella mia vita il pastore? Ho incontrato pastori o briganti?

La porta e il pastore

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Ci vedo una bellezza in questo racconto evangelico, anche perché si mette in evidenza che Gesù era un uomo che sapeva vedere, osservare cose, azioni ed eventi quotidiani, e su di essi pensava, per trarre dalla realtà consolazione e lezione. Nel pastore che raduna il suo gregge, lo conduce al pascolo e al pozzo, lo riconduce al tramonto nel recinto e con le sue pecore trascorre la notte, l’uomo biblico ha colto l’immagine più suggestiva e umana del suo Dio,  e a noi anche il volto di Gesù, la sua missione di buon pastore verso il gregge che è l’umanità sbandata e bisognosa della sua guida e della sua salvezza. 

L’ovile e le pecore e il pastore buono

Noi siamo le pecore di Gesù e riconosciamo la sua voce nei pastori che si fanno prolungamento della sua azione pastorale. Egli ci raggiunge attraverso i suoi inviati. C’è un legame importante e profondo, la conoscenzachiamare per nome, la protezione, ed essere accompagnati: “Ecco allora nelle parole di Gesù il ritratto del pastore vero e buono: entra ed esce attraverso la porta, è riconosciuto dal guardiano che gli apre la porta; le pecore riconoscono la sua voce, perché il pastore le conosce, le chiama ciascuna per nome e sa condurle su pascoli erbosi, precedendole per custodirle dai pericoli e dagli attacchi dei lupi” (E. B.). La relazione tra il pastore e le pecore è vitale, in un duplice rapporto di appartenenza e di riconoscimento, di fiducia e di ascolto. 

Pastori ladri briganti

Un estraneo che entra nel recinto, spaventerà le pecore che non lo conoscono, le quali fuggiranno fino a disperdersi, come sempre avviene quando manca il pastore. Ci sono pero anche pastori che sono estranei, che “non vivono “in mezzo al popolo di Dio”, non sono conosciuti nella loro vita privata, e lontani dal gregge che non li riconosce se non come funzionari: amministratori, manager, ispettori, ma non pastori… Questa purtroppo è una patologia più diffusa di quanto i fedeli possano accorgersi e avere consapevolezza” (E. B.), non entrano dalla porta ma saltano il recinto. I briganti non hanno cura e non vogliono la vita in abbondanza delle pecore, vogliono semplicemente possederle e servirsene. Gesù è il pastore vero, e ha scelto e continua a scegliere la via dell’onestà, entra dalla porta, e quelli che lo seguono possono non sostituirsi ma esserne il prolungamento per guidare ai pascoli abbondanti della vita eterna.

  • Quale pastore noi abbiamo? 
  • Sappiano distinguere i veri pastori dai briganti?

Pastore guida i miei passi. Pastore, nutri la mia anima. Pastore, accoglimi nel seno del tuo amore.Pastore bello, difendimi dai lupi. Pastore, insegnami ad amare. Pastore, cercami quando mi perdo. Pastore, inseguimi e riportami all’ovile.

Per gentile concessione di don Vincenzo Leonardo Manuli
Link all’articolo del suo blog

Don Vincenzo è nato il 7 giugno 1973 a Taurianova. Dopo la laurea in Economia Bancaria Finanziaria ed Assicurativa nell’Università Statale di Messina conseguita nel 1999, ha frequentato il Collegio Capranica a Roma dal 2001 al 2006. Ha studiato filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dal 2001 al 2006 retta dai padri gesuiti della Compagnia di Gesù. []