don Vincenzo Leonardo Manuli – Commento al Vangelo del 3 Aprile 2022

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Un’altra pecora smarrita Gesù si carica sulle spalle e la riporta all’ovile, un amore senza condizioni, perché il perdono di Dio non è un colpo di spugna, è un atto che ricrea, apre sentieri inediti, libera il futuro. Dio non ci perdona perché siamo pentiti, ci pentiamo perché sentiamo il suo abbraccio che ci stringe a sé. 

La Parola di Dio come sasso

La misericordia di Gesù scandalizzava, quasi si trattasse un permesso a peccare, e nei manoscritti antichi non c’è traccia di questo racconto, è stato inserito più tardi, un brano che presenta somiglianze con il vangelo di Luca. Una donna è stata sorpresa in flagrante adulterio, secondo la Legge và lapidata, e si costituisce un tribunale a cielo aperto, tutti contro una, allineati e pronti a uccidere, anche per mettere alla prova Gesù e farlo cadere in contraddizione. Da che parte noi stiamo? Non è forse vero che a volte mettiamo la legge prima della persona? Strumentalizziamo la Parola di Dio? Ovviamente se riguarda gli altri! Voi giudicate secondo la carneio non giudico nessuno sentenzia il Rabbì di Nazareth, parole di sdegno per l’ipocrisia dei pii e dei potenti, e alla fine si troveranno soli: la misera e la misericordia (Sant’Agostino).

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Una donna non il suo peccato

Negli accusatori ci sono passaggi che non tornano: Dov’è l’adultero? Perché è presente solo la donna? Si sentono moralmente perfetti? Tutti gli sguardi sono puntati su di lei, pronti a colpire, – e Gesù farà esperienza durante la sua passione -, sono sguardi di pietra, che spogliano, ma qui c’è “una donna che ci rappresenta tutti” (E. R.). Non solo, Gesù manifesta il loro peccato ed essi si arrendono davanti alla verità, sono peccatori anche loro, e ciò non toglie che il cuore di essi è duro. Qui non c’è solo fondamentalismo religioso, c’è disprezzo, violenza, parole taglienti. Il grado di civiltà di una nazione è l’attenzione che ha verso i fragili, gli scartati, non delle gesta forti, dei devoti e dei potenti.

Gesù scrive

Dopo quelle parole che scrutano il cuore dei violenti, cala il silenzio, e c’è un “gocciolo in più di amore e di misericordia” (M.D. Semeraro). Davanti ad ogni persona devi toglierti i sandali dai piedi, anche se ha sbagliato mantiene la sua dignità, e Gesù si mette al livello della sua vulnerabilità. Se ne vanno tutti cominciando dai più notabili, i più autorevoli. Pausa di silenzio. Gesù scrive e riscrive, la sua parola la legge chi ha un cuore aperto, e si alza in piedi, con una regalità che dà dignità alla donna, le parla, non le chiede di confessare il peccato, “scrive non più per terra ma nel cuore della donna e la parola che scrive è futuro” (E. R.): Va’ e d’ora in poi non peccare più, è redenta e la invita ad esercitare la sua libertà.

L’ultima parola spetta a Dio. Meglio essere giudicato da Dio che dal cuore degli uomini.

Domande:

•  Il mio cuore è fariseo o intercede per tutti? • Scaglio le pietre come questi pii devoti?

Impegno: NON GIUDICARE GLI ALTRI.

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.


Per gentile concessione di don Vincenzo Leonardo Manuli
Link all’articolo del suo blog

Don Vincenzo è nato il 7 giugno 1973 a Taurianova. Dopo la laurea in Economia Bancaria Finanziaria ed Assicurativa nell’Università Statale di Messina conseguita nel 1999, ha frequentato il Collegio Capranica a Roma dal 2001 al 2006. Ha studiato filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dal 2001 al 2006 retta dai padri gesuiti della Compagnia di Gesù. []