Un’altra controversia che piuttosto di essere accademica è etica: Quale è il comandamento più grande? Un confronto tra rabbini, una rivoluzione copernicana quella di legare l’amore di Dio all’amore del prossimo per non rendere astratta la fede biblica. Quanti fiumi di parole si sono spesi e si spendono a proposito dell’amore? Lo viviamo l’amore? Guerre, violenze, ingiustizie, prepotenze, mafie, non ci fanno perdere la bellezza della vita e la bellezza di gesti semplici che rinviano all’amore? Anche questa domenica il vangelo ci provoca, un appello all’amore totale non a ore alterne: “Il grande comandamento dunque è l’amore: possiamo fare tante chiacchiere, possiamo raggiungere tanti obiettivi, possiamo fare anche tante cose buone, ma se non c’è l’amore per Dio, abbiamo sprecato il nostro tempo e non arriveremo a essere veramente felici” (G. Piccolo).
Amerai
Il vero futuro è l’amore, oggi, il kairòs dell’esistenza umana, l’amore passa da sé stessi, “Ama il prossimo tuo è te stesso”, scrive Emamnuel Levinàs, chi non si ama non ama nemmeno l’altro, la regola d’oro del vangelo è “fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te stesso” (Mt 7,12), “Sì, perché se non mi amo, se non amo alcuni aspetti di me, se non accolgo anche le mie ferite e i miei lati oscuri, se non accetto la mia storia, difficilmente sarò proteso serenamente verso un’altra persona. Se non amo me stesso, tenderò a odiare negli altri quello che non apprezzo in me. Se non mi amo come sono, tenderò a invidiare quello che negli altri mi ricorda la mia povertà” (G. Piccolo). L‘amore è radicale, totale, altrimenti non è amore, ma solo un pio e buon desiderio, un’aspirazione, un progetto mai realizzato destinato a fallimenti se manca la disponibilità a osare verso l’altro che è me stesso.
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La rivoluzione evangelica
Il compimento e la pienezza della Parola di Dio è l’amore, questo è venuto a realizzare Gesù, una sintesi della sua missione, dalla kenosi all’incarnazione, per passare ai miracoli, il perdono dei peccati, la lavanda dei piedi, l’Eucaristia, la croce e la Risurrezione. Dio è amore, dice Giovanni, e l’amore di cui egli parla l’ha visto, sentito, toccato, ha poggiato il capo sul petto del Maestro, ascoltando ogni battito.
Comandamento o proposta di fede?
Si può imporre l’amore? Assolutamente no, l’arbitrio della libertà, ma se si professa di amare Dio la prova di questo amore è la realtà concreta, «l’amore è da porre più nei fatti che nelle parole», afferma Ignazio di Loyola, e le promesse di amare si scontrano con la durezza della realtà. La proposta evangelica è la novità, Gesù riprende due riferimenti del primo testamento (Dt 6,4-9; Lv 19,18), li unisce in uno solo.
Elogio funebre di Paolo sull’amore
Paolo è molto affezionato alla comunità di Corinto, ma ci sono disordini, incomprensioni, e prova a correggere riportando alla realtà questa comunità che si vanta del dono delle lingue, dei carismi, dell’eloquenza, ma manca l’amore. Mi fa pensare all’Eucaristia celebrata nelle nostre chiese, e quello che manca più di tutti: LA CARITA’. Comunità ripiegate su sé stesse, autoreferenziali, non decentrate, tutto basato sul culto, sulla ritualità, senza attenzione verso l’altro, tutti giudicano e mormorano, il servizio interpretato come potere e manipolazione, e la carità tanto conclamata e gridata è fuori dalla concretezza di gesti e scelte sovversive.
Vangelo
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». (Mt 22,34-40)
Domande
- Amo Dio e con quale prova confermo quanto affermo?
- La mia fede, la mia preghiera, la partecipazione al culto, mi aiutano ad amare il mio prossimo?
L’amore è serio, amare è dire “tu non morirai”, amare è l’arcobaleno della vita, amare è costruire vita, sempre una proposta quella di Gesù.
Per gentile concessione di don Vincenzo Leonardo Manuli
Link all’articolo del suo blog
Don Vincenzo è nato il 7 giugno 1973 a Taurianova. Dopo la laurea in Economia Bancaria Finanziaria ed Assicurativa nell’Università Statale di Messina conseguita nel 1999, ha frequentato il Collegio Capranica a Roma dal 2001 al 2006. Ha studiato filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dal 2001 al 2006 retta dai padri gesuiti della Compagnia di Gesù. […]