don Vincenzo Leonardo Manuli – Commento al Vangelo del 2 Luglio 2023

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Un decalogo della gentilezza percorre i vangeli, è una delle parole chiave che questa domenica viene proposta al cammino di fede del credente, l’accoglienza, l’ospitalità. Gesù nel proclamare una serie di detti importanti per l’adesione a lui, esplicita che nella sequela, egli viene prima di ogni amore. Paradossale! Non solo, si concentra anche sull’accoglienza dei discepoli, sulla ricompensa alla cortesia e gentilezza che si manifesta nei loro confronti, e chi si comporta in questo modo merita di essere premiato. 

Accoglienza

Tempo fa’ avevo letto alcuni piccoli libri sul galateo da usare in chiesa (Reverendo che maniere, di M. Delpini), in verità esso è importante anche nella vita quotidiana, e non è mai scontato, perché sono proprio i gesti semplici che oggi sono ignorati, in un tempo in cui si soffre per mancanza di relazioni, in un individualismo imperante e di auto-celebrazioni narcisistiche. Si sbaglia chi pensa che nei vangeli si sorvola sulla qualità della relazione umana, oggi in sofferenza, senza scadere nel moralismo. Cortesia, gentilezza, prossimità, solidarietà, vicinanza, accoglienza, sono importanti per il discepolo di Cristo. Sia la prima lettura, la storia di Eliseo che ricorda l’accoglienza che fece Abramo ai tre viandanti, sia il vangelo, parlano di un segno importante per la vita cristiana. Matteo riprenderà nel racconto del giudizio universale e parlerà ancora dell’accoglienza del forestiero, un tema scottante ancora oggi, nella quale si misura la fede cristiana e l’umanizzazione.

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Consigli

Gesù non impone, ma propone, offre dei consigli e degli atteggiamenti, invita alla sequela e ai necessari accorgimenti per la testimonianza e la missione. Qui non si tratta di regole di bon ton, quanto di equipaggiarsi, in umanità, una povertà oggi evidente nelle relazioni personali, nei gruppi, in famiglia, e purtroppo anche nella chiesa, dove si svolgono convegni, sinodi, congressi, ma sono assenti le relazioni! (sic!).

Affetti

Quel di più a cui chiama Gesù è il radicalismo cristiano comprensibile solo nell’amore. A volte abbiamo bisogno di “legami” che ci salvino e quando non si trovano si cade in certe dipendenze che tengono in schiavitù e ne impediscono la vita nel cammino di sequela. Si sa, il peso degli affetti, dell’attaccamento alle cose, del passato e del presente, sono impedimenti per la sequela. Gesù è categorico, c’è bisogno di quel magis (di più) per camminare verso il Regno.

Missione

Ogni istruzione ha in sé la spinta missionaria che non va confusa con il proselitismo, rinfoltire il gruppo, pensare ai numeri, quanto quell’annuncio vivo e reale, incarnato che deve poggiare sulle parole del vangelo, parole non ripetute come fosse una lezione di catechismo, ma parole di cui si è feriti, e della quale si porta il segno, allora la fede diviene un’esperienza vissuta e viva.

La croce

Gli affetti, il primato dell’amore, la croce, scrive Enzo Bianchi: “questa rinuncia dovuta a un’azione di discernimento ha un solo nome – continua Gesù –: prendere, abbracciare la propria croce, cioè lo strumento dell’esecuzione del proprio uomo vecchio, della propria condizione di creatura soggetta al peccato e sotto l’influsso del demonio”. Gesù non è un semplice profeta, un personal trainer dello spirito, un bravo educatore, mette davanti al discepolo il realismo della croce, e sempre lo stesso Bianchi afferma: “Ma cosa mai potrà dare al discepolo la forza di resistere di fronte a ostilità, calunnie, contraddizioni che minacciano anche le relazioni più comuni e quotidiane, quelle familiari? L’amore, solo l’amore per il Signore!”.

LA PAROLE CHIAVE DI QUESTA DOMENICA: ACCOGLIENZA

  • Quali gesti di gentilezza e cortesia si è disposti di donare ai poveri?
  • Come vivo le mie relazioni dentro la comunità?
  • A che punto è l’ospitalità nella mia comunità?

Diamo tutto per scontato, e passiamo oltre davanti al malato e all’emarginato.Siamo sempre di corsa, nulla ci ferma, e ci perdiamo in un bicchiere d’acqua, quel piccolo gesto che l’assetato chiede a noi. Questa non è una società distratta, è una umanità che ha perso l’orientamento, si deve raggiunge il profitto o il successo ad ogni costo, si bada all’apparenza, l’abbondanza delle foglie di un albero, invece dei frutti e della sostanza. Coscienze annichilite e narcotizzate, cosa può svegliarci da questo torpore? Più si evita l’incontro con l’altro, più ci si allontana dall’umanità.

Per gentile concessione di don Vincenzo Leonardo Manuli
Link all’articolo del suo blog

Don Vincenzo è nato il 7 giugno 1973 a Taurianova. Dopo la laurea in Economia Bancaria Finanziaria ed Assicurativa nell’Università Statale di Messina conseguita nel 1999, ha frequentato il Collegio Capranica a Roma dal 2001 al 2006. Ha studiato filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dal 2001 al 2006 retta dai padri gesuiti della Compagnia di Gesù. []