don Vincenzo Leonardo Manuli – Commento al Vangelo del 17 Settembre 2023

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Il perdono rimane sempre uno scandalo, una rivoluzione, uno stupore, perché è fuori da ogni calcolo e bilancino. Non la legge dal taglione risolve e ferma i conflitti, è il perdono a strapparci dall’ira e dalla rabbia di vedere il nostro nemico sconfitto. Se meditassimo in profondità la parabola di questa domenica, vedremmo la sproporzione tra il debito nei confronti di Dio e quello verso il prossimo. Guardando la realtà, le nostre debolezze e le miserie, non è facile perdonare: quando si riceve una ingiustizia, quando si è feriti, quando di fronte alla prepotenza e all’arroganza dell’altro si soccombe. Occorre un coraggio di fede per perdonare l’altro; è un regalo a chi ci ha fatto soffrire e a chi ci ha fatto del male; è far sorgere l’alba e ricominciare una nuova storia.

«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». (Cfr. Mt 18,21-35)

Commento

Non è facile perdonare sette volte, figuriamoci fino a settanta volte sette. Il discepolo di Gesù non è chiamato a contare ma a vivere la gratuità del perdono, perché egli stesso è stato perdonato. La parabola, inserita nell’ultimo dei cinque grandi discorsi, mostra la sproporzione, la differenza di comportamento, quel servo perdonato di milioni, a sua volta non perdona i centesimi che gli devono! Il fondamento di ogni azione di perdono è l’essere stati perdonati. Chi è perdonato diventa ministro di misericordia, ministro del perdono. Il perdono ha una rilevanza ecclesiale e sociale, i cristiani sono “perdonati”: “La chiesa è una comunità di perdonati che perdonano, per questo al suo cuore c’è l’eucaristia, in cui si vive la remissione dei peccati a parte di Dio affinché siamo a nostra volta ministri di perdono e di misericordia nella chiesa stessa e nella compagnia degli uomini, nel mondo” (E. B.).

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Esempi di vita

Il martire Padre Pino Puglisi (1937-1993), quando fu inviato dal suo arcivescovo a parroco di Godrano, un piccolo paese dell’entroterra del palermitano, si trovò davanti una comunità chiusa, accecata dall’odio, sofferente per le faide e gli omicidi di mafia. Insegnò attraverso i cenacoli di preghiera l’importanza del perdono, e capì che dal perdono si può ricominciare. Il suo apostolato non fu solo di parole, lo visse nella pratica, quando fu inviato a Brancaccio (1990-1993), prima di essere ucciso il giorno del suo compleanno, continuò il suo ministero tra minacce e violenza, e regalò ai suoi assassini un sorriso, anticipando il perdono, fino al punto che oggi non dimenticano più quel volto e quelle parole.

Domande

  • Perché debbo perdonare chi mi ha fatto del male?
  • Vedo nemici ovunque? 
  • Come vivo le relazioni dove ci sono ferite e rancori?

Per gentile concessione di don Vincenzo Leonardo Manuli
Link all’articolo del suo blog

Don Vincenzo è nato il 7 giugno 1973 a Taurianova. Dopo la laurea in Economia Bancaria Finanziaria ed Assicurativa nell’Università Statale di Messina conseguita nel 1999, ha frequentato il Collegio Capranica a Roma dal 2001 al 2006. Ha studiato filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dal 2001 al 2006 retta dai padri gesuiti della Compagnia di Gesù. []