Il giusto è colui che nonostante la prova rimane fedele alla Parola di Dio, egli è paragonato all’albero, cammina nella via della giustizia, in contrasto all’empio che rifiuta a Dio, e al peccatore che riconoscendolo cambia strada per incontrare la via della misericordia.
La felicità epigrafe del giusto
Rileggo un libro acquistato tanto tempo fa, Beato l’uomo (J. M. Poffet, 2005), un corso di esercizi spirituali sul Salmo 1 che la liturgia di questa domenica offre come responsorio della prima lettura. Il salmo esprime tutta la sua potente attualità, trasversale a diversi temi, benedizione, felicità, giustizia, empietà, giudizio, malvagità, fecondità. I salmi sono costruzioni di un genere letterario che esplica le diverse forme di preghiera, lode, supplica, ringraziamento, sapienziali. Il salterio si apre con la prima parola, beato, e si conclude con la stessa parola. La Parola di Dio non è ingenua, esprime un realismo antropologico, dove non offre soluzioni ma itinerari di fede, un’avventura in cui il credente cammina con gli occhi chiusi ma con la lampada della fede.
È sbrigativo affermare che la felicità è meditare giorno e notte la parola di Dio, c’è il contrasto di una verità, le prove, le sofferenze, tuttavia, il giusto deve confrontarsi con la realtà della vita, la pandemia da Covid 19, le guerre, ingiustizie sociali, le persecuzioni per la sua fede, la povertà, e deve fare i conti con la sua stessa fragilità e debolezza. L’insegnamento vitale è la fedeltà alla legge del Signore, la sua prosperità è di chi si affida alla legge di Dio però richiede tempo, pazienza, il giusto sarà come un albero piantato lungo corsi d’acqua che a suo tempo produrrà frutto.
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Il cammino del giusto
Il cammino del giusto riconosce le asperità del terreno. Troppo semplicistica l’espressione: Siate felici! Lo stesso discorso della felicità è la proclamazione delle beatitudini, quelle di Luca sono quattro a cui si oppongono quattro guai. “Nell’ascoltare queste beatitudini e ancor più nell’annunciarle mi bruciano le labbra: Gesù, infatti, si rivolge a poveri, affamati di pane, piangenti e perseguitati, mentre io non posso collocarmi tra questi destinatari del Regno” (E. B.). Ci interrogano? Ci feriscono al cuore? Ci scandalizzano? Esse rappresentano la logica e la dinamica del regno di Dio, quel regno nella consapevolezza che Gesù è la buona notizia, il Vangelo di Dio per noi.
Le due vie il bene e il male
Il percorso del giusto non lo esime dalla prova e dalla sofferenza, di una società ingiusta, di strutture inique, soprattutto chi vive una vita fedele e conforme al vangelo di Gesù Cristo, non si aspetti che gli vengano tolti i sassi dal cammino, anzi gli verranno scagliati addosso, come è accaduto al profeta Geremia. Sarà insopportabile la vita del giusto, perchè la sua condotta disturba, egli è un segno di contraddizione, diviene il simbolo del guai, di avvertimento per quanti si sentono al sicuro e autosufficienti.
Il guai di Gesù è diretto anche nei confronti di chi è ricco, sazio e gaudente e non capisce, non comprende, non sa di andare verso la rovina e la morte, una morte che vive già nel rapporto con i propri fratelli e le proprie sorelle: il giusto diviene incarnazione del richiamo a mutare strada, a cambiare mentalità e comportamenti, un vero invito alla vita autentica e piena. Il viaggio del giusto ripone tutta la sua felicità nella vigilanza e nella perseveranza di una vita dedita allo sguardo di fede, nella preghiera e nella speranza che verrà il tempo della fioritura, come il germoglio che al declinare dell’inverno annuncia la primavera, il mandorlo in fiore: prima di questo miracolo della creazione, egli dovrà fare i conti con la pazienza di un tempo lungo, un elogio della lentezza che diverrà certezza nel giorno di Pasqua di una vita riuscita.
Domande:
- Dove è la felicità?
- In chi confido?
Impegno:
GESÙ, RIPONGO IN TE LA MIA FELICITÀ
Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.
Per gentile concessione di don Vincenzo Leonardo Manuli
Link all’articolo del suo blog
Don Vincenzo è nato il 7 giugno 1973 a Taurianova. Dopo la laurea in Economia Bancaria Finanziaria ed Assicurativa nell’Università Statale di Messina conseguita nel 1999, ha frequentato il Collegio Capranica a Roma dal 2001 al 2006. Ha studiato filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dal 2001 al 2006 retta dai padri gesuiti della Compagnia di Gesù. […]