Sono stanco di rigirarmi: sii, preghiera
La prima grande chiamata che sento, ascoltando la parola di Dio, è: sii preghiera! Sii preghiera sempre e comunque e dovunque. Davanti agli orrori del mondo: sii preghiera. Dentro agli interrogativi che questo tempo ha aperto in ciascuno di noi: sii preghiera. In ogni luogo dove abitiamo: sii preghiera. Quando le lacrime raccolte fra le tue mani traboccano: sii preghiera. Nel silenzio quando solo il corpo può pregare mentre cuore e mente sono altrove: sii preghiera. Sii preghiera! Non smettere di coltivare quella relazione con il Signore che ti aiuta a non sprofondare nel fango della vita che a volte si impone su di noi e fra di noi.
Giobbe, entrato nella notte oscura della fede e nella tenebra della vita stessa, non ha mai smesso in tutto e per tutto di stare in relazione con Dio, pur avendo tutte le ragioni per abbandonarlo. Giobbe aveva perso tutto in ricchezza, terra, figli, salute. Tutto. Aveva perso anche le amicizie. Di più, gli unici amici rimasti sono diventati voce di tentazione per tradire Dio che aveva permesso – a loro dire – che Giobbe fosse lasciato in balia del male. Giobbe non ha mai perso dal proprio orizzonte, quel Tu a cui si affidava da sempre. Non ha mai tagliato quel filo, quella relazione, oramai sottilissima con Dio. Non ha mai smesso di fidarsi di Dio anche quando tutto attorno a lui e in lui era nel buio più pesto, tanto da dire queste dure parole: Ricordati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene»!.
Come Giobbe, abbiamo il compito di aggrapparci a Dio e non spezzare la relazione con Lui, perché lui certamente non la romperà mai! Allora con tutte le nostre forze continuiamo a invocarlo per noi, per la nostra comunità , per il mondo, per non abbandonare la speranza, per non lasciare che questo tempo indebolisca la nostra preghiera, la nostra fede… l’amore stesso.Â
Guai a me se non annuncio il Vangelo: sii annuncio
La seconda grande chiamata è quasi un dovere del discepolo, più che un invito: Guai a me se non annuncio il Vangelo – dice san Paolo alla Chiesa di Corinto. Già guai a noi se non annunciamo il Vangelo, la buona notizia, il bell’annuncio di Gesù. E poi, San Paolo continua la sua lettera con questa  dichiarazione di innamorato di Dio e dell’uomo: Mi sono fatto tutto per tutti per salvare a ogni costo qualcuno.Â
Annunciare il vangelo significa reagire. Annunciare il Vangelo non è immediatamente dire qualcosa, ma chiede di MOSTRARE! Farsi tutto per tutti, sono parole che domandano un creare, un essere presenti, un farci prossimi, fianco a fianco. Ancora una volta la parola ci ricorda – soprattutto in questo tempo di distanziamento – che la sua potenza è resa efficace dall’amore vissuto corpo a corpo, viso a viso, mano a mano. Guai a noi se non annunciamo il Vangelo uscendo da noi stessi, creandoci sempre e di nuovo tutto a tutti, tutto per tutti. Avere un’esistenza esposta, ex-tra ossia che va fuori da sé per entrare nelle storie delle persone e seminare in esse il seme forte della speranza evangelica. Speranza che si fa – secondo l’esempio di Gesù – tocco, carne, sguardo, abbraccio, guarigione, risurrezione e, nuovamente, servizio.
Tutti ti cercano. Andiamocene altrove: sii, liberoÂ
E poi la terza chiamata: sii libero. Abbi tanta, tantissima libertà . Quindi annunciatori del vangelo oranti e prossimi, vicinissimi agli altri, corpo a corpo, e realizzato il nostro compito, andarcene altrove. Soprattutto se ci raggiunge il profumo della gloria, del merito, delle lodi e la tentazione di sentirci necessari comincia a farsi strada nel nostro cuore: andiamo altrove!
Gesù è chiarissimo: andiamocene altrove!. Forse, anche, Gesù, sfiorato da tanto stupore e ardore della folla, ha assaggiato il sapore del successo e sceglie di andarsene, per farsi prossimo in altri luoghi, con altre persone. Quindi? Tanta libertà da noi stessi e dagli altri. Allontanare da noi la ricerca degli applausi e, senza paura, andare altrove. Voltare le spalle a chi ci vuole legare a sé per un tornaconto, per andare ad amare altrove, dovunque, in qualsivoglia luogo.Â
Commento alla Parola della domenica a cura di don Vanio Garbujo. Visita il suo sito www.igiornidelrischio.com