L’uomo imperfetto d’amore
Nella Prima Lettura, dal Libro della Genesi, assistiamo a Dio che si preoccupa per la sua creatura, Adamo. Come se Dio, a un certo punto, si fosse accorto che l’uomo perfetto, integro, stava patendo la solitudine, da qui il suo dire: Non è bene che l’uomo sia solo – dice Dio – voglio fargli un aiuto che gli corrisponda. Â
Allora, Dio, riprende in mano quella terra, quel fango che aveva baciato per donargli il Soffio, lo Spirito di vita, e la riplasma, generando in quell’opera un’imperfezione dando vita a Eva.Â
L’uomo, perfetto in ogni sua parte, s’addormenta in un torpore divino, e Dio toglie una costola e lo priva di essa.
Ecco, l’uomo non è più integro, gli manca una parte, diventa imperfezione. Che bello per creare qualcuno che corrispondesse all’uomo, Dio ha creato l’imperfezione: ed ecco la donna, integra in ogni sua parte condotta da Dio davanti all’uomo imperfetto e l’uomo ha un sussulto, finalmente, una creatura che potesse corrispondergli perché in lei c’era tutto quello che gli serviva per ritornare perfetto. Quale mistero fra le righe della Parola di Dio!Â
Alla faccia di chi accusa la Bibbia di maschilismo.  Qui è rivelato che l’uomo per trovare pienezza, perfezione, dovrà per sempre rimanere al fianco della donna.Â
Dio per generare una possibilità di amore, che colmasse ogni solitudine, ha creato un’imperfezione. Che meraviglia, il nostro Dio!Â
Rispondere cuore a cuore
Altro aspetto su cui poter sostare è la parala corrisponda, che significa rispondere con, rispondere insieme, e, nel nostro caso, qualcuno che risponda all’uomo, che risponda ai reciproci bisogni, progetti e desideri. Ma, permettete un abuso linguistico, che ci fa scendere un po’ più in profondità – se lo volete –  potremmo dire che la parola corrispondere, porti nel suo grembo due termini: COR e RISPONDERE e, quindi, ecco l’abuso linguistico, rispondere con il cuore. Dio ha creato la donna affinché potesse non semplicemente rispondere a lui, alla sua solitudine, ma rispondere cuore a cuore, carne a carne, in profondità .
Non ti imporrò il nome!
Altro particolare significativo che emerge è che se è vero che l’uomo – grazie a Dio – può imporre il nome a ciò che è creato, è altrettanto vero che alla donna non dona un nome. Dare il nome significa affermare un potere, una proprietà , affermare un mio bene, un’appartenenza. Per la donna non è così, è Dio a condurla all’uomo e imporgli un nome: la si chiamerà donna, nessun rapporto di potere o dominio secondo la Bibbia. Il testo italiano, per di più, non rende questa parità uomo e donna, che in ebraico è evidente: i nomi sono ish (uomo) e ishà (donna) e in entrambi significa: TERRA.Â
Dalla costola
Una domanda che possiamo, ora, porci potrebbe essere: perché Dio l’ha creata dalla costola dell’uomo? Qual era un possibile significato?  […]
Continua a leggere il commento qui.
Commento alla Parola della domenica a cura di don Vanio Garbujo. Visita il suo sito www.igiornidelrischio.com