L’opera di Dio non conosce battute di arresto. Per il Padre come per il Figlio, è sempre il tempo opportuno per agire in vista della salvezza dell’uomo. «Viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno».
Oggi, più che mai, sento che questa parola così forte e autorevole è pronunciata sulla nostra vita, viene ripetuta proprio per noi che proviamo in ogni modo a sentirci vivi, quando in realtà dentro siamo, troppo spesso, già morti da un pezzo.
Sui nostri volti si leggono i segni del tempo che è passato, carico di promesse infrante e di buone intenzioni mai davvero compiute; siamo stati feriti più volte, soprattutto alle spalle; sentiamo le forze venire meno, abbiamo già collezionato innumerevoli sconfitte e cadute, ma stavolta ci sembra davvero difficile rialzarci. Non basta un po’ di trucco, non serve indossare una maschera, la nostra condizione non può essere nascosta: «posso contare tutte le mie ossa» (Sal 21,18).
C’è solo un modo allora per “passare dalla morte alla vita”: ascoltare e credere! La parola di Gesù è viva ed efficace. È una parola creatrice, capace trasfigurare il cuore dell’uomo. La fede nasce proprio dall’ascolto, dall’accoglienza di questa parola. Credere in Dio significa riconoscere che non siamo noi a generare la vita, ma la riceviamo in dono. Vuol dire non accontentarsi più di surrogati che promettono felicità e intanto non fanno altro che inaridirci, ma ritornare a dissetarsi all’unica fonte viva.
«Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete» (Ez 37,13-14).
Conosci un altro modo per fregar la morte?
L’AMORE CONTA – LUCIANO LIGABUE
AUTORE: don Umberto Guerriero
FONTE: #Vangeloasquarciagola (canale Telegram) – Sito