Ha atteso per lunghi anni, trentotto per la precisione, che una mano amica lo aiutasse a rialzarsi e a trovare un modo per venir fuori da quella malattia che era diventata una vera prigione. Avrà incrociato lo sguardo di mille passanti, sperando che quegli occhi mostrassero compassione verso di lui.
Nei primi tempi, forse, qualcuno ancora si ricordava di lui, della sua storia, della sua famiglia, dell’origine della sua malattia. Ma col passare degli anni nessuno più avrà fatto caso alla sua presenza, era diventata triste consuetudine; per tutti non era altro che un poveraccio senza speranza, avranno dimenticato perfino il suo nome.
E chissà se egli stesso se ne ricordava, se era ancora consapevole di essere altro rispetto al male che lo affliggeva da troppo tempo. Di certo c’è che se per lui prevale la rassegnazione e si trova a sperimentare il dramma dell’isolamento causato dalla malattia («non ho nessuno»), per uno sconosciuto non è possibile che quella storia si concluda così.
Gesù gli pone una sola domanda: «Vuoi guarire?». La risposta di quell’uomo altro non è che il racconto di una speranza che ormai è morta e sepolta. Nemmeno lui credeva più di poter guarire.
Che strano scoprire invece che qualcuno, che forse ancora non conosci, continua a crederci e ad operare per la tua salvezza, anche quando tu pensi non ci sia più nulla da fare.
Gesù prega con te, cammina con te, soffre con te, lotta con te, crede con te, spera con te… e quando tu smetti di farlo, Lui lo fa al posto tuo!
Io non ti conosco, io non so chi sei.
INSIEME – MINA
AUTORE: don Umberto Guerriero
FONTE: #Vangeloasquarciagola (canale Telegram) – Sito