“Ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini”. Ci vuole davvero una gran bella faccia tosta per pronunciare queste parole nel tempio, per presentarsi così davanti a un Dio che continuamente sceglie di compromettersi con l’uomo, che non esita ad andare in cerca proprio di chi sembra più lontano, se non addirittura perduto. Lui sì che potrebbe vantarsi di avere tutte le carte a posto, eppure non disegna di mescolarsi con i peccatori, di abbassarsi per innalzare.
San Paolo saprà esprimere tutto questo in un modo sublime nel celebre inno cristologico della lettera ai Filippesi: “Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato” (Fil 2,5-9).
Il fariseo della parabola, invece, viaggia in tutt’altra direzione. Non ha alcun pudore a vantarsi di essere differente, sente il bisogno di distinguersi. E mentre si esalta per i suoi presunti meriti, in realtà non fa che sminuire e accusare gli altri. È per questo che tornò a casa senza essere giustificato.
Lui che si riteneva senza colpa si ritrova ad essere imprigionato in un grande paradosso: vantandosi di essere diverso dagli altri uomini, si è ritrovato ad essere diverso anche da Dio.
Sono come me, ma si sentono meglio.
QUELLI CHE BENPENSANO – FRANKIE HI-NRG MC
AUTORE: don Umberto Guerriero
FONTE: #Vangeloasquarciagola (canale Telegram) – Sito