don Tonino Lasconi – Commento al Vangelo del 19 Settembre 2021

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La gelosia, l’invidia, l’arrivismo danneggiano gli altri, ma soprattutto noi stessi.

Nella sua lettera a tinte forti, che la liturgia ci sta proponendo in queste domeniche a piccole dosi come seconda lettura, san Giacomo ci mette in guardia da ciò che rende difficile o addirittura impossibile una vita buona, vissuta in pace con se stessi e con gli altri: «Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni…

Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra!». La “gelosia e spirito di contesa”, sono sentimenti pericolosi e insidiosi, tanto più se subdoli o nascosti sotto falsi buoni sentimenti, che come un tarlo corrodono la tranquillità interiore, la vita di relazione e di comunione con gli altri. Questo tarlo è dentro di noi. Da sempre. Da quando Adamo ed Eva decisero di volere essere come Dio, e iniziarono a guardarsi intorno sospettosi, gelosi e invidiosi.

Una conferma straordinaria della presenza e persistenza di questo istinto dentro di noi ci viene dal Vangelo. Gesù vuole far comprendere ai Dodici il senso, l’evolversi e la conclusione della sua missione: «”Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”. Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo». Non capivano?

Sarebbe stato logico pensare che, avendo ascoltato dichiarazioni così importanti, ne stessero discutendo nel loro confabulare dietro le spalle del Maestro. Macché! I loro interessi erano altri. Infatti, arrivati in casa, Gesù chiede loro: «”Di che cosa stavate discutendo per la strada?”. Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande». Avevano paura di chiedere spiegazioni, perché temevano che le cose potessero andare davvero così, e allora addio a tutte le speranze di successo e carriera. […]

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