don Tonino Bello โ€“ Maria donna dei nostri giorni

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Maria, donna del vino nuovo

Nel vangelo cโ€™รจ un episodio, quello delle nozze di Cana che gli ultimi approfondimenti biblici ci obbligano decisamente a rivedere, soprattutto per ciรฒ che riguarda il ruolo di Maria.

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Chi sa quante volte ci siamo commossi pure noi dinanzi alla sensibilitร  della Madre di Gesรน che con finezza tutta femminile, ha intuito il disappunto degli sposi, a corto di vino, e ha forzato la mano del figlio, troncando sul nascere lโ€™evidente imbarazzo che ormai serpeggiava dietro le quinte.

Pare certo, perรฒ, che lโ€™intenzione dellโ€™evangelista non fosse tanto quella di mettere in evidenza la sollecitudine di Maria a favore degli uomini, o la potenza della sua intercessione presso il figlio. Quanto, quella di presentarla come colei che percepisce a volo il dissolversi del piccolo mondo antico e, anticipando lโ€™ยซoraยป di Gesรน, introduce sul banchetto della storia non solo i boccali della festa, ma anche i primi fermenti della novitร .

Festa e novitร , quindi, irrompono nella sala su espresso richiamo di lei.

A darcene conferma cโ€™รจ nella pagina di Giovanni un particolare tuttโ€™altro che accidentale, che anzi, a ben considerarlo, esplode con la prepotenza di un invadente protagonismo. รˆ costituito dalle sei giare di pietra, per la purificazione dei giudei.

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Oscene nella loro immobilitร . Ingombranti nella loro ampiezza prevaricatrice. Gelide come cadaveri, perchรฉ di pietra. Inutili, perchรฉ vuote, agli effetti di una purificazione che sono ormai incapaci di dare.

Sei, e non sette che รจ il numero perfetto. Simbolo malinconico, quindi, di ciรฒ che non giungerร  mai a completezza, che non toccherร  piรน i confini della maturazione, che resterร  sempre al di sotto di ogni legittima attesa e di ogni bisogno del cuore.

Ebbene, di fronte a questo scenario di paresi irreversibile rappresentato dalle giare (di pietra, come le tavole di Mosรจ), Maria non solo avverte che la vecchia alleanza รจ ormai logora e che lโ€™antica economia di salvezza fondata sulle prescrizioni della Legge ha chiuso da tempo la sua contabilitร , ma sollecita coraggiosamente la transizione.

Vede raggiunti i livelli di guardia da un mondo che boccheggia nella tristezza, e invoca da suo figlio non tanto uno strappo alla legge della natura, quanto uno strappo alla natura della legge. Questa non contiene ormai nulla, non รจ in grado di purificare nessuno, e non rallegra piรน il cuore dellโ€™uomo.

Interviene, perciรฒ, dโ€™anticipo, e chiede a Gesรน un acconto sul vino della nuova alleanza che, lei presente, sgorgherร  inesauribile nellโ€™ora della croce.

ยซNon hanno piรน vinoยป. Non รจ il tratto di una provvidenziale gentilezza che sopraggiunge a evitare la mortificazione di due sposi. E un grido dโ€™allarme che sopraggiunge per evitare la morte del mondo.

Santa Maria, donna del vino nuovo, quante volte sperimentiamo pure noi che il banchetto della vita languisce e la felicitร  si spegne sul volto dei commensali!

รˆ il vino della festa che vien meno.

Sulla tavola non ci manca nulla: ma, senza il succo della vite, abbiamo perso il gusto del pane che sa di grano. Mastichiamo annoiati i prodotti dellโ€™opulenza: ma con lโ€™ingordigia degli epuloni e con la rabbia di chi non ha fame. Le pietanze della cucina nostrana hanno smarrito gli antichi sapori: ma anche i frutti esotici hanno ormai poco da dirci.

Tu lo sai bene da che cosa deriva questa inflazione di tedio. Le scorte di senso si sono esaurite.

Non abbiamo piรน vino. Gli odori asprigni del mosto non ci deliziano lโ€™anima da tempo. Le vecchie cantine non fermentano piรน. E le botti vuote danno solo spurghi dโ€™aceto.

Muoviti, allora, a compassione di noi, e ridonaci il gusto delle cose. Solo cosรฌ, le giare della nostra esistenza si riempiranno fino allโ€™orlo di significati ultimi. E lโ€™ebbrezza di vivere e di far vivere ci farร  finalmente provare le vertigini.

Santa Maria, donna del vino nuovo, fautrice cosรฌ impaziente del cambio, che a Cana di Galilea provocasti anzitempo il piรน grandioso esodo della storia, obbligando Gesรน alle prove generali della Pasqua definitiva, tu resti per noi il simbolo imperituro della giovinezza.

Perchรฉ รจ proprio dei giovani percepire lโ€™usura dei moduli che non reggono piรน, e invocare rinascite che si ottengono solo con radicali rovesciamenti di fronte, e non con impercettibili restauri di laboratorio.

Liberaci, ti preghiamo, dagli appagamenti facili. Dalle piccole conversioni sottocosto. Dai rattoppi di comodo. Preservaci dalle false sicurezze del recinto, dalla noia della ripetitivitร  rituale, dalla fiducia incondizionata negli schemi, dallโ€™uso idolatrico della tradizione.

Quando ci coglie il sospetto che il vino nuovo rompa gli otri vecchi, donaci lโ€™avvedutezza di sostituire i contenitori. Quando prevale in noi il fascino dello ยซstatus quoยป, rendici tanto risoluti da abbandonare gli accampamenti.

Se accusiamo cadute di tensione, accendi nel nostro cuore il coraggio dei passi. E facci comprendere che la chiusura alla novitร  dello Spirito e lโ€™adattamento agli orizzonti dai bassi profili ci offrono solo la malinconia della senescenza precoce.

Santa Maria, donna del vino nuovo, noi ti ringraziamo, infine, perchรฉ con le parole: ยซFate tutto quello che egli vi dirร ยป tu ci sveli il misterioso segreto della giovinezza.

E ci affidi il potere di svegliare lโ€™aurora anche nel cuore della notte.

Tonino BELLO, Maria donna dei nostri giorni, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2000,66-68

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